Omelia (16-02-2025) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Commento su Lc 6,17.20-26 Come vivere questa Parola? Una gran folla attende Gesù in un luogo pianeggiante, gente locale e dalle regioni distanti, persone mosse dal desiderio di ascoltarlo, di toccarlo, di essere guariti magari. Dal monte, dove ha passato una notte intera in preghiera solitaria, Gesù discese, insieme ai Dodici, da lui appena chiamati, scelti e soprannominati apostoli (cf 6,13). In pianura i Dodici si fondono con la folla in attesa: tutti discepoli, abbracciati dallo sguardo del maestro prima che dalla sua parola, uno sguardo che va oltre lo spazio e il tempo, raggiungendo ogni discepolo, anche me, oggi. La parola di beatitudine di Gesù è rivolta a chi "ora" è povero, affamato, afflitto, odiato. Per opposizione, proprio la ricchezza, la sazietà, la felicità effimera e le parole lusinghiere possono scatenare i "guai", soprattutto in un discepolo distratto che troppo si fida delle proprie capacità, allontanando il cuore dal Signore, come avverte nella prima lettura il profeta Geremia (cf Ger 17, 5-8). È l'antagonismo continuo tra la via dei giusti o dei malvagi. Il discepolo vero si fida del Signore, "giorno e notte", e non esita a perseverare nel bene, nel dono generoso e disinteressato di sé e di quello che possiede. Non è sempre una scelta appagante...ma è in questo il segreto della beatitudine: «...la vostra ricompensa è grande nel cielo».
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