Omelia (02-03-2025)
padre Ezio Lorenzo Bono
L'AUTOTERAPIA (James W. Pennebaker)

I.
In questi giorni ho iniziato, come ogni secondo semestre, l'insegnamento all'Università LUMSA della disciplina "Educazione degli adulti" o formazione permanente (Lifelong Learning). Agli studenti insegno che la nostra vita dev'essere un continuo apprendimento e che ciascuno di noi ha la responsabilità della propria auto-formazione. Strumenti innovativi, come l'Intelligenza Artificiale, ci offrono un supporto personalizzato nel cammino della cura di noi stessi. Altre risorse fondamentali sono l'autobiografia e il "journaling". Il "journaling", noto anche come "writing therapy", è una pratica quotidiana che, secondo il principale studioso di questa tecnica, lo psicologo James W. Pennebaker, ci permette di esprimere pensieri e sentimenti profondi - una sorta di diario personale in cui, scrivendo, miglioriamo il nostro benessere psicologico e cognitivo, alleviamo lo stress e miglioriamo l'umore, con benefici che possono estendersi anche alla salute fisica. Negli ultimi anni, il "journaling" ha superato i confini della psicoterapia per entrare nel campo della crescita personale e del "life coaching". Questo metodo ci aiuta a chiarire i nostri pensieri e a "metabolizzare" i problemi e le situazioni oppressive: mettere nero su bianco le difficoltà è già un primo passo per affrontarle, ridimensionarle e superarle. Tra le tecniche utili, il "brain dump" (svuotamento della mente) - una scrittura libera al mattino, che libera la mente per affrontare le attività della giornata - ha dimostrato, secondo una ricerca della Harvard Business School, di aumentare le prestazioni quotidiane fino al 25% rispetto a chi non tiene un diario. Questi sono tutti strumenti utili alla propria autoformazione.
C'è un altro strumento che secondo me è il migliore di tutti, il Vangelo, il quale ci presenta il modello perfetto di uomo da seguire che è Gesù. Il Vangelo ci indica la Via da percorrere che è Gesù, la Verità in cui credere che è Gesù e la Vita che dobbiamo vivere che è Gesù.

II.
Nel Vangelo di questa domenica Gesù ci parla della "cura di sé" e della necessità di formare e correggere sé stessi prima di formare e correggere gli altri: "Può forse un cieco guidare un altro cieco?" e "Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello". In un altro momento Gesù indica un ulteriore aspetto dell'autoformazione quando dice: "Ama il prossimo tuo come te stesso". E' sottesa l'idea che per amare gli altri bisogna prima amare sé stessi, e quindi prendersi cura di sé. Chi infatti ha un rapporto conflittuale con se stesso, riverserà la stessa conflittualità nel rapporto con gli altri. Per avere percezione di che tipo di persone siamo, Gesù dice di osservare i frutti: "Ogni albero si riconosce dal suo frutto". I frutti più evidenti sono le nostre parole: "la bocca esprime ciò che dal cuore sovrabbonda".

III.
Per concludere vi racconto una breve storia:
Un giorno un re chiamò un cortigiano malvagio, cattivo e invidioso e gli disse: "Portami tutti gli uomini migliori della mia corte, i più onesti e sinceri perché ho una missione importante da affidare loro". Poi, chiamò un altro cortigiano, una persona buona, umile, generosa e gli disse: "portami qui tutti gli uomini peggiori della mia corte, i più cattivi e bugiardi perché li voglio cacciare dal mio palazzo". Qualche giorno dopo, i due cortigiani si presentarono al re - ma ognuno, da solo. Il cortigiano malvagio spiegò di non aver trovato nessun uomo buono nella corte; il cortigiano buono, invece, non era riuscito a trovare nessuno veramente cattivo. Morale della favola? "L'uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male".
E tu, cosa trai fuori dal tuo cuore? Lo scopri dai modi in cui gli altri si avvicinano a te. Se le persone con te si sentono libere di parlare male degli altri, di spettegolare o di cospirare, è perché ti vedono come un pettegolo, un chiacchierone; se ti propongono di fare cose malvagie o illegali, è perché ti considerano un complice e sanno che ti presterai ai loro intrighi.
Gli altri, in fondo, sono solo il riflesso dell'immagine che tu proietti di te stesso.

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