Omelia (05-03-2006)
mons. Vincenzo Paglia
Convertitevi e credete al Vangelo

La celebrazione del mercoledì delle ceneri ci ha ricordato la realtà della nostra vita, sia quella personale che quella collettiva. Tutti siamo deboli, singoli e nazioni, anche se il mondo ci spinge a considerarci (e a mostrarci) forti e autosufficienti. La vita di ciascuno di noi è davvero come polvere; polvere come quella cenere che ci è stata posta sulla testa. È, infatti, polvere il nostro orgoglio, è polvere la nostra tracotanza, è polvere il nostro desiderio di prevalere, è polvere il nostro sentirci tranquilli, è polvere la nostra sicurezza, è polvere il nostro protagonismo, è polvere il nostro affannarci. È polvere anche il potere degli uomini e delle nazioni, soprattutto quando si prevaricano i diritti umani e quando si disprezzano la giustizia e la pace. L'ostentazione della forza, la manifestazione dell'arroganza, l'uso della violenza, conducono inesorabilmente gli uomini dentro una spirale drammatica di distruzione reciproca.

È quanto accadde al tempo di Noè. L'autore del libro della Genesi mostra la larghezza e la profondità del male che aveva avvelenato il cuore sin nel profondo: "Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni disegno concepito dal loro cuore non era altro che male"(Gn 6, 5). Il diluvio, inevitabile conseguenza di un mondo intriso di peccato, fece scomparire la vita dalla terra sommergendola nelle acque torbide dell'odio e della violenza. Pensiamo ancora alle drammatiche immagini del maremoto del Sud Est asiatico e continuiamo a interrogarci sul mistero del male nella storia che ci deve rendere tutti più vigili. Ma il Signore non abbandona i suoi figli. E, dopo il diluvio, intervene con una sorta di nuova creazione stabilendo un nuovo patto con Noè, con i suoi figli, con i discendenti e con tutti gli esseri viventi.

Fu un patto tra Dio e tutti gli uomini, ancor prima di quello con Abramo. L'alleanza di Noè è un'alleanza universale che abbraccia ogni essere vivente, ogni uomo e ogni donna, ogni popolo della terra, nessuno escluso. Dio strinse un patto con tutti i popoli, perché tutti appartengono a lui. E il Signore promise solennemente a se stesso e a Noè la saldezza di questo patto: "non sarà più distrutto nessun vivente dalle acque, né più diluvio devasterà la terra". Quella "polvere" che noi siamo è definitivamente difesa, protetta e custodita da Dio stesso. E perché Egli stesso non dimenticasse in futuro questo patto, pose tra il cielo e la terra un arcobaleno. Dio non voleva dimenticare mai più la sua alleanza con l'umanità: "Quando apparirà l'arco sulle nubi... ricorderò la mia alleanza che è tra me e voi". Questa alleanza perpetua tra Dio e noi è la forza e la vita della "polvere" che noi siamo.

La quaresima è il tempo favorevole per tornare al Signore e per fare memoria della Sua alleanza. La preghiera e il digiuno, con cui abbiamo aperto questo tempo di quaresima, ci dirigono verso quella profondità spirituale che ci permette di ricomprendere il senso dell'alleanza con Dio, tra noi, e tra i popoli. La pagina evangelica invita a restare in compagnia di Gesù nei quaranta giorni di deserto. Egli stesso ci conduce con lui perché possiamo ritrovare il cuore di Dio e riscoprire il senso della vita. Sappiamo quanto sia difficile vivere nel deserto (anche qui è la "polvere" che domina). Marco dice che Gesù, appunto, per quaranta giorni, dovette stare nel deserto in compagnia delle belve e di satana che lo tentava. L'evangelista, a differenza degli altri due Sinottici, non descrive le tentazioni e nota solo che Gesù è stato tentato dal diavolo. Tuttavia, fu anche un tempo nel quale Gesù rafforzò il suo legame con il Padre. Avrà senza dubbio ricordato le parole del profeta Osea: "Ecco, l'attirerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore (2, 16). Al termine di quei giorni di lotta con il demonio e di intimità con il Padre arrivarono gli angeli e si misero a servirlo.

Anche a noi mancano quaranta giorni per giungere sino a Pasqua, e al termine verranno gli angeli i quali, dopo aver rovesciato la pietra pesante del sepolcro, annunceranno la vittoria della vita sulla morte. Nei giorno che verranno accostiamoci a Gesù, e con lui viviamo e lottiamo nel deserto di questo mondo. I quaranta giorni della quaresima descrivono, in verità, il paradigma di tutta la vita di Gesù e quindi della vita di ogni credente. Non c'è bisogno di luoghi più o meno solitari per trovare il "deserto" ove ritirarsi. Le nostre città, ove è rara la vita solidale e frequente la solitudine, sono il vero deserto di oggi. Un deserto che è penetrato anche nei cuori sino a renderli freddi e duri. Si potrebbe parlare di un vero e proprio processo di desertificazione dei cuori che porta all'inaridimento e alla violenza. Come non accorgersi nella nostra vita quotidiana di essere sempre più spesso in compagnia di belve e dei demoni della divisione e dell'odio?

Lo Spirito del Signore, più che ad uscire dalle nostre città magari alla ricerca di una avara tranquillità, ci spinge ad entrarvi più profondamente con una nuova energia evangelica e una nuova responsabilità. Il "deserto" delle nostre città può divenire pertanto un'occasione per rinnovare il cuore, per allargarlo e riempirlo di sentimenti di bontà, di misericordia, di perdono, di benevolenza, di amore per i più deboli. E assieme a Gesù potremo dire al mondo: "Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al Vangelo". È terminato il tempo del potere assoluto del male perché l'amore di Dio, venuto ad abitare la terra, lo ha sconfitto. Il deserto, finora dominato dal diavolo e dalle fiere, è stato pacificato e popolato di angeli.