Omelia (02-03-2025) |
diac. Vito Calella |
Le nostre fatiche nel Signore e i nostri cuori nello Spirito Santo Quanto più pecchiamo, tanto più appare la potenza della Legge La parola di Dio ispirata nella coscienza dell'apostolo Paolo ci avverte dicendo: «Il pungiglione della morte è il peccato, e la potenza del peccato è la Legge» (1Cor 15,56). «Il pungiglione della morte è il peccato»: chi pecca sceglie per sé la morte spirituale. Nella morte spirituale la persona vive fisicamente, soffrendo però situazioni di divisione, isolamento, turbamento interiore, depressione, indifferenza o durezza di cuore, sentimenti di rabbia e vendetta, pensieri di orgoglio, invidia e competizione che non spengono la fiamma distruttiva della discordia e dell'odio. La vita diventa un inferno. Nella Chiesa Cattolica, la preghiera di confessione dei nostri peccati elenca quattro tipi di colpe che possiamo commettere nella nostra vita quotidiana: cattivi pensieri o desideri; parole che trasformano la nostra lingua in un'arma distruttiva e mortale; atti o azioni irrispettosi verso Dio e gli altri; omissioni, frutto dell'indifferenza e della freddezza del cuore, di fronte alla sofferenza delle creature più povere e vulnerabili. La Parola di Dio di questa domenica ci sprona a vigilare sul pericolo della nostra morte spirituale che può essere causata dalla potente arma della nostra lingua. Dalla nostra bocca possono uscire peccati come il pettegolezzo, il parlare male degli altri, la menzogna e la diffusione di "fake news", l'essere sprezzanti con parole offensive, violente e razziste. La saggezza di Bem Sira, utilizzando le immagini simboliche del setaccio, del forno del vasaio e del frutto buono o cattivo di un albero, è un'esortazione a vigilare sull'uso egoistico e malvagio delle nostre parole. Chi usa la propria lingua come arma per nuocere agli altri, si abitua a vedere in loro «la pagliuzza nell' occhio», senza rendersi conto, come un ipocrita, che lui stesso ha «una trave nel suo occhio» (cfr Lc 6,41). La Bibbia è piena di avvertimenti sull'uso peccaminoso della nostra lingua! Cristo Gesù, risuscitato, ci avverte: «La bocca esprime ciò che dal cuore sovrabbonda» (Lc 6,45b). «La potenza del peccato è la Legge»: la quantità di leggi scritte nei libri dell'Antico Testamento e nella legislazione dei popoli indica l'incapacità umana di fare il bene, rispettando gli altri con amore gratuito, obbedendo alla volontà di Dio. La maggior parte delle leggi sono scritte per avvertirci di non ripetere azioni malvagie che hanno già danneggiato gli altri e per punire coloro che persistono nel commetterle. La "Legge" è segno dell'incapacità dell'essere umano di poter santificare la propria vita contando esclusivamente sulla propria buona volontà e sull'esercizio della propria libertà individuale. Come riuscire a essere «rimanere saldi e irremovibili, progredendo sempre più nell'opera del Signore» (1Cor 15,58a)? Come possiamo creare quella rete di relazioni rispettose con gli altri, nella giustizia e nella pace? Riponiamo tutta la nostra fatica nel Signore L'apostolo Paolo ci dà la risposta: siamo sicuri «che le nostre fatiche non sono vane nel Signore» (1Cor 15,58b)! L'incontro con Cristo risuscitato, che ci parla attraverso la liturgia della Parola e ci rende membra vive del suo corpo ecclesiale attraverso la liturgia eucaristica, ci aiuta a vivere "per Cristo, con Cristo e in Cristo" in tutti gli ambienti e in tutte le situazioni della nostra vita quotidiana, essendo spinti a promuovere relazioni rispettose con la forza dello Spirito Santo. Il nostro cuore nello Spirito Santo La parola di Dio, attraverso l'apostolo Paolo, ci invita a ricordare continuamente che «noi portiamo questo tesoro [della presenza dello Spirito Santo] in vasi di creta, affinché tutti riconoscano che questa potenza straordinaria viene da Dio e non da noi» (2Cor 4,7). Permettiamo al "tesoro" dello Spirito Santo di agire nella fragilità della nostra esistenza umana, paragonata ad un vaso di creta provato nel forno del vasaio! Saremo allora un contenitore semplice, integro, che offre a tutti parole di gratitudine e di lode per l'esperienza di sentirci sempre amati dal nostro Creatore, Redentore e Santificatore. Consolati e rafforzati dall'esperienza della misericordia divina e della fedeltà verso di noi, dalla nostra bocca usciranno parole di consolazione, rispetto e incoraggiamento per i nostri familiari, i nostri amici, i nostri colleghi di lavoro, i poveri e coloro che incontriamo sulle strade della vita. Quanto è bello poter dire a tutti coloro che sono in contatto con noi le confortanti parole del salmo responsoriale di questa domenica: «Quanto è bello rendere grazie al Signore e cantare inni di lode al Dio Altissimo! Annunciate al mattino la sua bontà e la sua fedeltà lungo la notte» (Sal 91,2-3). Permettiamo al "tesoro" dello Spirito Santo di agire nella nostra coscienza. Che essa diventi come un setaccio capace di separare i pensieri, le parole e le azioni buone, che servono a costruire il Regno di Dio nell'attuale storia dell'umanità, separando e gettando via la spazzatura dei cattivi pensieri, delle cattive parole e delle azioni egoistiche che feriscono e uccidono gli altri! Cerchiamo di essere «uomini e donne buoni, che tirano fuori cose buone dal buon tesoro del loro cuore» (Lc 6,45a), perché ciascuno di noi ha scelto di investire la propria vita confidando unicamente nel «buon tesoro» dello Spirito Santo, che ci centralizza in Cristo morto e risuscitato! Viviamo guardando al destino certo della morte fisica, senza averne paura, perché è già stata «inghiottita nella vittoria» della risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo. Al momento della nostra morte fisica vogliamo essere come alberi dai buoni frutti Nel momento della nostra morte fisica, di fronte all'immensità della misericordia, della fedeltà e della gratuità dell'amore divino, possiamo percepire la nostra esistenza umana, vissuta su questa terra, come se fosse stato un albero che è riuscito a portare frutti buoni e non un albero cattivo che purtroppo ha prodotto solo frutti cattivi. Facciamo nostra questa preghiera: «O Dio Padre, unito al Figlio nello Spirito Santo, con la forza e l'azione della gratuità del tuo amore, che è tesoro di grazia in noi, rendici come una palma, facci crescere come i cedri del Libano; aiutaci a rimanere piantati nel terreno fertile della tua Parola e dell'Eucaristia; fa' che giungiamo alla fine dei nostri giorni pieni di linfa e di foglie verdeggianti, come alberi che ti offrono frutti deliziosi di fede, di speranza e di carità, per rivestirci di immortalità e incorruttibilità con te e con tutti i santi. Amen». |