Omelia (02-03-2025) |
Omelie.org (bambini) |
Il Vangelo di oggi, pur nella sua brevità, ci dà tanti spunti su cui riflettere. La Parola di Dio ci aiuta sempre ad essere dei bravi cristiani... penso che vi siate resi conto anche voi di quanto importante sia per la nostra vita partecipare alla S. Messa domenicale, ascoltare le letture con attenzione perché proprio attraverso di esse il Signore ci parla. Colui che legge, infatti, presta solo la voce al Signore, ma dobbiamo pensare che è proprio il Signore che in quel momento ci dice ciò che è importante per essere dei veri amici suoi. Per questo, nel momento della Liturgia della Parola, è necessario mettersi in un atteggiamento di attenzione, è necessario non chiacchierare, non pensare a quello che faremo nel corso della domenica...Le Letture sono il grande dono che ci viene offerto, assieme alla Liturgia Eucaristica, in ogni Messa, dono che non dobbiamo mai sprecare. Ogni regalo che il Signore ci fa è importante e non lo dobbiamo mai "mettere in un cassetto" altrimenti resta inefficace e non porta frutti. Voi, quando qualcuno vi regala un gioco, lo mettete in un cassetto senza usarlo? Penso proprio di no! Così è anche con i doni che ci fa il Signore: bisogna accoglierli e farli fruttificare. Tornando al Vangelo di oggi, dunque, Gesù ci presenta delle brevi parabole per indicarci come si deve vivere con saggezza. Voi sapete cos'è la saggezza? Per capirne il significato vi dirò qualche qualità della saggezza, ma siccome la saggezza di qualità ne ha tante, invito ciascuno di voi a continuare l'elenco che farò io. Allora cominciamo: la saggezza ama generosamente, apprezza il meglio di ogni cosa che ha, si preoccupa profondamente per gli altri, vive semplicemente, parla gentilmente, non si arrabbia mai, fa con coscienza il suo dovere, è prudente, non giudica mai gli altri, è paziente, non è invidiosa, fa sempre il bene, non manca di rispetto, prova piacere nel dire la verità, perdona sempre, non cerca il suo interesse... ora lascio a voi continuare! Il Vangelo di oggi, dunque, ci indica la strada da percorrere per vivere con saggezza. Con la domanda "Può forse un cieco guidare un altro cieco?" Gesù vuole sottolineare che una guida non può essere cieca ma deve vedere bene, cioè deve possedere la saggezza per guidare, altrimenti rischia di causare dei danni alle persone che a lei si affidano. Avete mai fatto il gioco in cui due partecipanti si bendano gli occhi e uno dei due cerca di guidare l'altro? Io l'ho fatto ad un camposcuola... che macello se l'animatore non mi avesse tolto la benda! Io, che dovevo essere colei che guidava, stavo facendo cadere il mio compagno che si fidava "ciecamente" di me! Ecco dunque la domanda di Gesù: "Può forse un cieco guidare un altro cieco? Con questa affermazione Gesù richiama l'attenzione di quanti hanno responsabilità di governo o educative (le autorità pubbliche, i legislatori, i maestri, i genitori) esortandoli ad essere consapevoli del loro importante ruolo e a trovare sempre la strada giusta sulla quale condurre le persone. Certamente questa è un'esortazione rivolta a persone più grandi di voi, ma potrebbe capitare anche a voi l'occasione di condurre sulla strada giusta qualche vostro amico che non conosce ancora Gesù! Quante volte infatti ci sono bambini che si comportano malamente, che non ascoltano i genitori, che non si impegnano a scuola semplicemente perché non hanno voglia, che non fanno il loro dovere! Sarà allora compito vostro far capire loro che noi dobbiamo seguire gli insegnamenti di Gesù, che il Vangelo è il libro su cui fondare la nostra vita! Penso che tutti voi abbiate un Vangelo... qui nella nostra parrocchia viene consegnato ai bambini di seconda elementare durante una celebrazione particolare durante la S. Messa domenicale. Questo piccolo Vangelo lo dovete far conoscere ai vostri amici, magari leggerne un pezzettino assieme e così sarete proprio come vuole Gesù: una guida che vede bene perché ha la saggezza per saper condurre chi ha una benda sugli occhi! Nel brano di oggi troviamo un'altra frase significativa, quella che esorta a non essere superbi e ipocriti. Dice così: "Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?". Tante volte, lo sappiamo tutti, è più facile o comodo accorgersi e condannare i difetti e i peccati altrui, senza riuscire a vedere i propri con altrettanta lucidità. Succede spesso, infatti, che noi nascondiamo i nostri difetti, li nascondiamo anche a noi stessi... ma invece come è facile vedere i difetti degli altri! E sapete qual è la tentazione? Quella di essere comprensivi con se stessi - una volta si diceva, "Che manica larga hai con te stesso!" - e di essere duri con gli altri. Credo infatti che vi succeda spesso di dire: "È colpa di quel mio amico, non mia...". Quando facevo catechismo e richiamavo un bambino, la prima risposta che mi sentivo sempre dire era: "È stato lui a cominciare!". A volte può essere vero che siano gli altri a sbagliare per cui è sempre utile aiutare il prossimo con saggi consigli, ma mentre osserviamo e correggiamo i difetti degli altri, dobbiamo essere consapevoli che anche noi ne abbiamo. Tutti abbiamo difetti, tutti e, prima di condannare gli altri, dobbiamo guardare noi stessi dentro. Solo così saremo credibili: se ci comportiamo con umiltà testimoniando la carità. Come posso infatti vedere la pagliuzza nell'occhio del mio fratello se il mio occhio è reso cieco da una trave? Gesù ci dice ancora: "Non vi è albero buono che produca frutto cattivo, né vi è d'altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto". Il primo frutto sono le azioni, i comportamenti: se una persona fa del male ad un'altra, è logico che nel suo cuore non ci può essere niente di buono... Questo vale anche per i vostri piccoli litigi con i compagni che magari finiscono a pugni. Non è necessario che sia un fare del male così grande al punto di uccidere! Anche da come vi comportate fra di voi nella quotidianità si vede se il vostro albero è buono o cattivo! Il secondo frutto estremamente importante sono le parole. Anche dalle parole, infatti, si conosce la qualità dell'albero! Mammamia quante parolacce sento uscire, a volte, dalle bocche dei bambini! E tante volte queste espressioni sono rivolte a Dio che invece ci ha amato e ci ama così tanto da dare la vita per noi! Ancora, un male grandissimo che esce dalla bocca e che si diffonde da sempre è la maldicenza, le chiacchiere cattive, il parlare male degli altri. Questo modo di fare distrugge le amicizie, la scuola, il posto di lavoro, il quartiere, l'oratorio. Dalla lingua incominciano le guerre. Commento a cura di Maria Teresa Visonà |