Omelia (02-03-2025) |
don Lucio D'Abbraccio |
La coerenza della vita cristiana: guardare dentro di noi prima di giudicare! La Liturgia della Parola di oggi (I lettura e Vangelo) ci invita a riflettere sulla coerenza della nostra vita cristiana. Nel Vangelo Gesù usa immagini forti e incisive per mostrarci il pericolo dell'ipocrisia e l'importanza di avere un cuore puro e sincero. Gesù, scrive l'evangelista Luca, inizia con una domanda provocatoria: «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso?». Questa immagine ci fa pensare alla nostra responsabilità di guida gli uni per gli altri. Prima di correggere gli altri, dobbiamo assicurarci di vedere chiaramente, di avere una fede solida e coerente. Troppo spesso siamo pronti a giudicare gli altri senza esaminare noi stessi, dimenticando che solo chi è illuminato da Cristo può essere vera guida. Gesù, annota l'autore sacro, continua con un altro esempio forte: «Perché guardi la pagliuzza nell'occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?». Quante volte siamo severi nel giudicare i difetti altrui, mentre siamo indulgenti con noi stessi? Quante volte, come la folla che lapidava l'adultera, siamo pronti a condannare gli altri, dimenticando le nostre fragilità? Il Signore ci invita a un cambiamento interiore: prima di correggere gli altri, dobbiamo fare un serio esame di coscienza e rimuovere ciò che oscura la nostra vista spirituale. È un monito contro il giudizio frettoloso. Ciò non significa ignorare i peccati altrui, ma di correggerli con misericordia, come fece Gesù con la Samaritana. Prima di parlare, chiediamoci: "Ho pregato per questa persona? Ho esaminato il mio cuore?". Sant'Agostino diceva: «Ciò che porto nel cuore, lo riverso fuori». Solo un cuore purificato può aiutare a guarire. Gesù, infine, conclude con l'immagine dell'albero e dei frutti: «Ogni albero si riconosce dal suo frutto». Anche nella prima lettura abbiamo ascoltato: «quando un uomo discute ne appaiono i difetti [...] Il frutto dimostra come è coltivato l'albero, così la parola rivela i pensieri del cuore». Questo ci ricorda che il nostro cuore è la radice di ciò che siamo. Se il cuore è pieno di bontà, produrremo frutti di amore, pazienza e misericordia. Ma se il nostro cuore è pieno di egoismo e giudizio, i nostri gesti e le nostre parole lo riveleranno. Non basta, dunque, apparire buoni; occorre esserlo nell'intimo. Come un fico non può dare olive, un cristiano che non prega, non serve, non ama, tradisce la sua identità. San Francesco esortava: «Predicate il Vangelo sempre, e se necessario usate le parole». Le parole, dunque, hanno un peso: ci permettono di esprimere pensieri e sentimenti, di dare voce alle paure che abbiamo e ai progetti che intendiamo realizzare, di benedire Dio e il prossimo. Purtroppo, però, con la lingua possiamo anche alimentare pregiudizi, alzare barriere, aggredire e perfino distruggere i fratelli. Pensiamo a quanta violenza c'è nella realtà virtuale o a come è facile rompere l'equilibrio e l'armonia in un condominio, in una famiglia, in una comunità religiosa, o anche in parrocchia, per una parola di troppo, per un giudizio affrettato! Ebbene, il Signore ci invita a ripulire il nostro sguardo e a riflettere sul nostro modo di parlare. Per prima cosa Gesù ci chiede di guardare dentro di noi per riconoscere le nostre fragilità, le nostre miserie, le nostre debolezze e mancanze. Perché se non siamo capaci di vedere i nostri difetti, saremo sempre portati a ingigantire quelli degli altri. Se invece riconosciamo i nostri sbagli e le nostre miserie, si apre per ciascuno di noi la porta della misericordia perché Dio è sempre pronto a perdonare i nostri sbagli. E se Dio perdona, anche noi dobbiamo imparare a perdonare e a non ricercare negli altri il male, ma il bene. Oggi il Signore ci chiama a un cammino di autenticità e conversione. Ebbene, chiediamoci: cosa c'è nel nostro cuore? Siamo capaci di guardare prima a noi stessi prima di giudicare gli altri? Il Signore ci invita a lasciarci trasformare dalla sua grazia, perché solo un cuore colmo di amore può portare frutti buoni. Affidiamoci a Maria, Madre di Misericordia, perché ci aiuti a essere veri testimoni del Vangelo, con parole e opere che rispecchino la luce di Cristo. Amen! |