Omelia (09-03-2025) |
CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie) |
Commento su Dt 26,4-10; Sal 90; Rm 10,8-13; Lc 4,1-13 Da mercoledì scorso, con il rito delle Ceneri, ha avuto inizio il tempo di Quaresima, un tempo di riflessione, di riconciliazione, in preparazione alla Pasqua. Un tempo che mette in risalto la pazienza di Dio, che resta fedele al suo atteggiamento di misericordia, contrapposta all'"impazienza" dell'uomo che continua a dimenticarsi di Dio, in una continua ricerca di autosufficienza. Le letture che la liturgia di oggi ci propone sono un richiamo a riconoscere Dio come Signore che ci guida e ci salva nell'ora della prova. La prima lettura è tratta dal capitolo 26 del Deuteronomio ed è un testo liturgico ambientato nella festa delle Settimane o delle primizie, dove Mosè invita i suoi a fare memoria dei doni ricevuti e ringraziare il Signore con il dono dei frutti. Il Salmo 90 è lo stesso citato da Satana quando, nelle tentazioni di Gesù nel deserto, lo invita a buttarsi giù dal Tempio: è un invito a supplicare l'aiuto del Signore, nell'ora della prova. Anche san Paolo, nella seconda lettura, invita i cristiani di Roma ad essere forti nella fede nei momenti difficili e ricorda che «Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato». Nel brano del vangelo di Luca Gesù nel deserto è alle prese con le tentazioni del diavolo (il divisore). Egli viene presentato come modello del credente che affronta la realtà senza spaventarsi, affidandosi alla Parola. Questo racconto ci aiuta a capire l'esperienza umana di Gesù: la proposta di utilizzare, per la propria missione, la strada del potere, del prestigio politico, del gesto miracolistico, demagogico volto a soddisfare le attese umane della gente, si scontra con la fedeltà a un difficile progetto di servizio all'uomo, pagato con la sofferenza e apparentemente votato al fallimento. Ma le tentazioni di Gesù sono anche le nostre: - la tentazione di riporre nei beni materiali il senso dell'esistenza, l'attesa di interventi immediati, di soluzioni prodigiose ai nostri problemi personali e sociali, invece di cercarle nella fedeltà alla parola di Dio, che ci indica le vie della giustizia e della solidarietà; - la tentazione del potere a cui sacrificare la coscienza, la soggezione ai poteri di questo mondo, il compromesso morale che sembra spianare la via al successo. È il dominio imposto con la forza per far passare i propri interessi e imporre una giustizia a senso unico; - la tentazione dell'utilizzo indebito del nome di Dio, cioè di mettere la religione al servizio del nostro istinto di potenza. È la cultura diffusa del "diritto alla felicità" nella quale noi viviamo e che spinge a volere sempre di più, non nella linea di un progetto impegnativo di giustizia, ma nella linea del benessere, sentito come un diritto, specie oggi dove sembra prevalere la mentalità di una società senza Dio. Il tentatore conosce bene la scrittura, ma ne capovolge il significato: per rendersi credibile, il male è sempre pieno di buon senso, sa esattamente dove vuole andare a colpire. Oggi, per il nostro mondo occidentale, in una economia dell'opulenza e del lusso, la parola di Gesù suona molto più dura, perché la soddisfazione di bisogni e di desideri superflui è diventata un indispensabile fattore economico. Oggi più che mai, la nostra è la civiltà del potere: potere dell'uomo sulle cose, sulla natura, dell'uomo sulla donna, dell'uomo sull'uomo, di un popolo su un altro popolo, cioè la capacità e la volontà di decidere del destino degli altri con la sopraffazione. È per eccellenza il mondo demoniaco, straordinariamente raffigurato là dove il diavolo dice: "Tutta questa potenza è stata messa nelle mie mani e io la do a chi voglio". In realtà nella nostra vita di tutti i giorni esercitiamo continuamente un potere: in famiglia, nella scuola, nella professione, anche nella politica, perché ad essa deleghiamo un potere enorme e con le nostre scelte ideologiche ne siamo responsabili. Il vangelo così si rivela un messaggio di estrema attualità e di grande serietà morale: Gesù sceglie di essere servo dell'uomo, di essere con i miti, i perseguitati, i perdenti, cioè con i senza potere. Questo è il suo insegnamento per noi oggi. La fede non può essere vissuta in astratto, in uno spazio riservato e protetto (una chiesa, un'aula di catechismo), lontano dalla vita quotidiana, dal confronto con gli avvenimenti, ma deve essere collocata all'interno della nostra esperienza, per offrirci le sue illuminazioni straordinarie sul senso della vita e degli avvenimenti in cui siamo coinvolti. La Quaresima sia per ogni cristiano una rinnovata esperienza dell'amore di Dio donatoci in Cristo, amore che ogni giorno dobbiamo a nostra volta ridonare al prossimo, soprattutto a chi più soffre ed è nel bisogno e ci invita a rivedere molti nostri atteggiamenti.
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