Omelia (25-03-2025)
Missionari della Via


Oggi, solennità dove si celebra l'Annunciazione del Signore, vogliamo chiedere a Maria che ci aiuti a crescere nella fede. Vogliamo imitarla, per quanto ci è possibile, perché Cristo nasca anche in noi; perché, prima ancora di generare Cristo nella carne, Maria lo ha generato nella fede. Desideriamo che Gesù nasca in noi? Che il nostro corpo, la nostra mente, la nostra anima, tutto il nostro essere, sia la nostra offerta al Signore? Che Dio ci converta all'amore! Perché: «Quando l'anima comincia a convertirsi, viene chiamata 'Maria', riceve cioè il nome della donna che ha portato Cristo nel grembo: è diventata un'anima che spiritualmente genera Cristo». Certo, Maria è la tutta pura, la tutta bella, la totalmente altra da ciò che la nostra mente riesce ad immaginare. Eppure, nonostante ciò, lei non è lontana da noi perché è sempre nostra Madre, sempre vicina a me, sempre vicina a noi: anche noi portiamo il suo nome quando comincia a crescere in noi la presenza di Cristo. Maria dunque ci è maestra nella fede. Ella è colei che ha creduto alla Parola del Signore, Colei che, prima nella fede e poi nella carne, ha generato Gesù. La stessa cugina Elisabetta non le dice "sei beata perché porti in grembo Gesù", ma: "sei beata perché hai creduto alla Parola!". All'angelo che le porta l'annuncio che lei sarà la madre di Dio, Maria chiede «come avverrà questo?». Non cerca, cioè, di conoscere sul piano razionale qualcosa che la trascende, ma si pone sul piano dell'avvenimento: cioè questo avverrà perché è Dio che lo dice. Lei si fida di Dio. Ella ci insegna che la fede non entra tutta nel cervello; ciò non significa che non si debba usare la ragione, ma che la fede è oltre, è fidarsi di Dio che opera l'impossibile in chi crede e si affida a Lui. Noi, invece, abituati a voler tenere tutto sotto controllo, vorremmo capire tutto e subito; ma se facciamo così, senza aprirci all'impossibile di Dio, Lui non potrà mai agire. Nella nostra vita ci accadono tante cose che rimangono oscure, non accessibili, e noi dobbiamo accettare ciò. Occorre che accettiamo i nostri limiti nel capire. Spesso, quando ci accade qualcosa, ci poniamo delle domande, ci chiediamo il perché, e questo non è sbagliato ma prima viene la fiducia in Dio. A volte non vi è risposta ai nostri perché, e lì c'è solo il nostro sì a Dio. In quei nostri perché senza risposta, è come se Lui ci dicesse: "tu ti fidi di me?". La fede per crescere richiede sempre atti di fede, di abbandono fiducioso come quello che fa Maria dicendo "sì" al Signore. Per questo è importante che anche noi ci chiediamo: quali sono stati i nostri atti di fede nel cammino che stiamo facendo? Quando è stata l'ultima volta che ci siamo fidati di Dio in una situazione incerta e oscura, abbandonandoci fiduciosi a Lui, dicendogli: "Signore mi fido di te?". Maria, nostra Madre, è per noi dunque icona di fede obbediente, di abbandono fiducioso in Colui che è sempre fedele, stabile nel suo amore; fede non ci mette al riparo dalla notte ma ci dà la certezza della sua Presenza nella notte; fede che non ci preserva dalla sofferenza, ma certezza della Sua Presenza nella sofferenza; fede che non ci ripara dalla croce ma ci dà la certezza della Sua Presenza su quella croce; fede che non ci salva dalla morte ma nella morte si apre alla luce della Risurrezione, perché il Signore porta la vita dove vita non c'è.

«Possa la Madre nostra essere madre per ognuno di noi, essere cioè la causa della nostra letizia. E ognuno di noi sia un altro Gesù per lei, diventando così la causa della sua gioia. Nessuno come Maria ha appreso perfettamente la lezione dell'umiltà. Essa si definì "serva". Essere servi implica mettersi a completa disposizione di qualcuno, per essere utilizzati secondo i suoi desideri..., con assoluta fiducia e gioia. Entusiasmo e gioia costituirono la forza della Madonna. Solo la gioia può averle dato la forza recarsi "con sollecitudine" sulle colline della Giudea per farsi serva nei riguardi di sua cugina. Così noi: saliamo con sollecitudine le colline delle nostre difficoltà» (Madre Teresa di Calcutta).