Omelia (05-03-2025)
don Andrea Varliero
Intraprendere un viaggio

Amo viaggiare. Mi piace lasciare le piccole o grandi coordinate quotidiane per uscire, andare fuori. Per mettermi alla prova, per incontrare, per contemplare. Per ascoltare lingue e guardare volti, per cambiare prospettive e abbattere muri. Ogni viaggio è sempre un'esperienza di vita, è sempre un valore che non ha prezzo, ogni viaggio è una ricchezza interiore umana impagabile. Quando intraprendo un viaggio mi occorre sempre di più l'essenziale, le valige pesanti diventano fatica, ogni oggetto messo nello zaino diventa un peso insopportabile. Non è possibile portarsi tutto da casa, è necessario fare delle scelte. È il nostro dramma, fare delle scelte, lasciare qualcosa: impallidiamo al pensiero, scegliere ci crea ansia e lacrime. Lasciamo che siano altri a decidere per noi, ma poi ne contestiamo la scelta, dimentichi che noi siamo stati i primi ad aver delegato. Primo frutto di un viaggio è dunque la scelta dell'essenziale. «Quando digiuni»: quando fai la scelta dell'essenziale, non lasciarti abitare dalla malinconia, non metterti una maschera. Nell'essenziale non c'è spazio né per il rimorso né per il senso di colpa, per il viaggio non c'è posto né per la nostalgia né per il rimpianto. Digiunare, ritrovare l'essenziale di noi stessi. Digiunare è togliere la nostra valigia pesante per camminare più veloci, più alacri, più allegri.
Un viaggio è sempre un errare: a casa e al lavoro gli spazi e i tempi sono quelli che conosciamo bene, nel viaggio no. Non tutto è sotto controllo, non tutto è in nostro potere: ci vengono incontro inconvenienti, si sbagliano strade, ci giungono degli imprevisti che rendono il viaggio anche un errore. Mi piace il verbo «errare», per il doppio significato che porta con sé: errare è sì sbagliare, ma errare è anche un mettersi in cammino. Secondo frutto di un viaggio è l'errare, il mettersi alla prova. «Quando fai l'elemosina», quando faccio esperienza del fratello e della sorella che mi mette alla prova, non sappia la mia destra quello che fa la mia sinistra. Rimanga un segreto. Il fratello e la sorella, il dono che sono per loro, rimanga un segreto. Non tutto è calcolabile, non tutto è prevedibile, specialmente l'essere umano: sono chiamato a custodirlo come un segreto, come un qualcosa di non riconducibile alla parola, un dono non previsto. Elemosina è custodire l'altro come un segreto.
Un viaggio è sempre in compagnia di qualcuno. Anche se vivo il viaggio da solo, entro in compagnia di me stesso. È durante un viaggio che ho modo di rielaborare il vissuto, di comprendere quello che mi rende felice e quello che invece mi crea disagio. Durante il viaggio tocco il mio limite, la mia stanchezza, le mie fragilità, i miei bisogni. E se sono in compagnia, sono chiamato a cambiare di passo: renderlo più veloce se qualcuno corre, rallentarlo se qualcuno è affaticato e stanco. Quando preghi, entra nella tua stanza interiore. Pregare è esperienza di precarietà delle relazioni, con me stesso, con i fratelli, persino con Dio. Prego perché sono un precario, è il viaggio a insegnarmelo. Terzo frutto del viaggio è una stanza interiore da abitare, la stanza della preghiera, dell'incontro con me stesso, con l'altro, con Dio.
Un viaggio ha sempre un primo passo ed è sempre finalizzato ad una mèta. Quei viaggi senza destinazione sono degli inferni in terra, dei vagabondaggi disumanizzanti. Quando raggiungo una mèta sento la pienezza, sento di essere entrato verso l'unità, nell'universo. Il nostro viaggio ha un primo passo, le ceneri sul capo, ed una destinazione, il catino del Giovedì Santo. Ceneri sul capo e piedi su cui chinarci. «Una strada, apparentemente, poco meno di due metri. Ma, in verità, molto più lunga e faticosa. Perché si tratta di partire dalla propria testa per arrivare ai piedi degli altri. A percorrerla non bastano i quaranta giorni che vanno dal Mercoledì delle Ceneri al Giovedì Santo. Occorre tutta una vita, di cui il tempo quaresimale vuole essere la riduzione in scala. Intraprendiamo, allora, il viaggio quaresimale, sospeso tra cenere e acqua. Pentimento e servizio. Binari obbligati su cui deve scivolare il cammino del nostro ritorno a casa. Cenere e acqua. Ingredienti primordiali del bucato di un tempo. Ma, soprattutto, simboli di una conversione completa, che vuole afferrarci finalmente dalla testa ai piedi» (don Tonino Bello)
Buon inizio di Quaresima, buon viaggio! È il pellegrinaggio più difficile, quello che riguarda noi stessi. È il viaggio più duro, perché toglie tantissimo e ci riporta all'essenziale. È il pellegrinaggio più bello, in una stanza interiore, nel volto delle persone, nei gesti di ogni giorno. Ogni anno è bello riviverlo, di primavera in primavera