Omelia (09-03-2025) |
diac. Vito Calella |
Tentazioni? “Prove” o “brama di accumulare”, dipendendo di chi ci guida Tutto è interconnesso attraverso il nostro corpo situato in questa casa comune I nostri piedi permettono alla nostra corporeità vivente di situarsi in questa "casa comune" che è il nostro pianeta "Terra". Ognuno di noi è interconnesso in un'immensa rete di relazioni con la diversità creativa dell'ambiente in cui viviamo e con le persone della nostra famiglia, della nostra comunità, dei nostri gruppi di amici, del nostro ambiente di lavoro, del nostro popolo di apparteneza. Sono possibili due tipi di relazioni: o guidate dallo Spirito Santo o dal Diavolo La nostra coscienza umana può desiderare, pensare, scegliere e realizzare liberamente tutte le sue relazioni con le cose, con le piante, con gli animali, con gli altri esseri umani in due modi distinti: o lasciandosi guidare dallo Spirito Santo, sperimentando il "deserto", cioè lo svuotamento del cuore da tutto ciò che appartiene a questo mondo; oppure tentato dal Diavolo, sperimentando l'"accumulo", cioè riempiendo il cuore di tutto ciò che appartiene a questo mondo. I due personaggi compaiono nel vangelo: «Gesù, pieno di Spirito Santo, tornò dal Giordano e nel deserto fu condotto dallo Spirito. Lì fu tentato dal diavolo per quaranta giorni» (Lc 14,1-2a). Chi è lo Spirito Santo? È la gratuità dell'amore divino che rende Gesù costantemente unito a Dio Padre nell'obbedienza filiale e gli permette di compiere la sua missione di liberatore dell'umanità e dell'intera opera della creazione in mezzo a tante prove, fino a quella grande della croce. Lo Spirito Santo è la stessa gratuità dell'amore divino, che ci permette di vivere costantemente uniti in Gesù Cristo, morto e risuscitato, avendo il cuore "desertificato", cioè svuotato di tutto ciò che appartiene a questo mondo. La nostra unione in Cristo dipende dalla qualità della nostra preghiera con la Parola di Dio. Essa diventi un bisogno più grande della nostra fame di cibo, poiché «non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio» (Dt 8,3). Facciamo nostra l'esortazione della Parola di Dio attraverso l'apostolo Paolo: «La Parola è vicino a te, nella tua bocca e nel tuo cuore» (Rm 10,8 citando Dt 30,14), perché vogliamo professare la nostra fede in Cristo Gesù e riconoscere che solo in Lui troviamo la vera salvezza. Uniti in Cristo nostro Signore, mediante l'azione dello Spirito Santo, nella nostra coscienza, potremo «adorare il nostro Dio Padre e servire lui solo» (Lc 14,8 citando Dt 6,13). Potremo metterci completamente a sua disposizione per stringere relazioni di rispetto, che promuovano l'armonia, la comunione, la vita piena nell'interconnessione del nostro corpo con tutto ciò che ci connette efficacemente ed affettivamente. Come Gesù, crediamo nella vittoria della gratuità dell'amore divino, essendo pronti ad affrontare molte prove, portando anche noi la nostra croce, lottando per la realizzazione del regno di Dio Padre in questo mondo. Chi è il diavolo? E' il nostro egoismo! Quando uno si esalta confidando assolutamente nelle proprie capacità umane e utilizzando la Parola di Dio per favorire i propri interessi, diventa "diavolo". Rischia di vivere senza donarsi a Dio, suo creatore, redentore e santificatore. Lui stesso sceglie di essere "come Dio". Lui, da solo, deve difendersi e imporsi davanti a tutti. Pertanto, i suoi rapporti con le cose, con le piante, con gli animali e con gli altri esseri umani diventano relazioni di uso e consumo per soddisfare i propri bisogni in nome del "piacere"; di appropriazione per garantire la propria sicurezza in questo mondo in nome della "paura" della propria fragilità e della caducità di questa vita terrena; di manipolare il proprio potere per dominare e controllare gli altri. Come Gesù, viviamo continuamente con la forza divina della gratuità dell'amore divino dentro di noi, poiché «è già stato riversato nei nostri cuori dallo Spirito Santo che ci è stato dato» (Rm 5,5). Come Gesù, viviamo continuamente con la voce dell'egoismo umano che diventa il "Diavolo" della nostra coscienza, che ci distoglie dalla nostra consegna fiduciosa alla Santissima Trinità. Due modi di interpretare le tentazioni: come "prove" o "brama di accumulare". Le tentazioni sono parte integrante della vita umana. Se permettiamo che l'azione dello Spirito Santo prevalga dentro di noi, grazie al nostro incontro orante con la Parola di Dio e alla comunione eucaristica che ci centra nel mistero della morte e risurrezione di Gesù, le tentazioni sono la prova della vita. Siamo creature, come tutte le altre creature nell'universo creato. Non siamo dei. Siamo limitati, poveri. Dobbiamo rispondere a innumerevoli bisogni primari: mangiare, bere, vestirci, vivere in sicurezza, lavorare per guadagnarci il pane quotidiano, avere più conoscenze. La pratica del digiuno è una scelta di austerità, è un esercizio di autocontrollo per non diventare consumatori insaziabili di beni e persone, che soddisfano la sfrenata ricerca di piaceri del nostro corpo, guidato dai nostri istinti, sentimenti e pensieri egoistici. In tutti i nostri bisogni, che sono esperienze di sofferenza, l'abitudine di garantire tempi e spazi per pregare la Parola di Dio, ci permette di superare queste prove scoprendo l'azione provvidente di Dio, che non ci fa mai mancare ciò che è necessario per vivere con dignità, se «cerchiamo il regno di Dio» (Lc 12,30). Svuotati (desertificati) della nostra sete di consumismo, siamo aperti a sperimentare la divina provvidenza nella nostra vita quotidiana. Se lasciamo che il nostro egoismo (il Diavolo) prevalga dentro di noi, le tentazioni diventano una chiamata ad accumulare. Usiamo tutta la nostra energia e potenzialità per accumulare beni senza mai condividerli. Gesù è stato tentato di usare la forza e la potenza del suo essere «Figlio di Dio» per compiere il miracolo di trasformare la pietra del deserto in pane e saziare da solo la sua fame. Se lasciamo prevalere in noi l'azione dello Spirito Santo, le tentazioni diventano prove, cioè, sono la grande fatica per restare costantemente distaccati da tutte le ricchezze di questo mondo, senza trasformarle in una forma di idolatria. L'assoluta fiducia nella capacità dell'essere umano di lavorare e di applicare le conoscenze scientifiche alla tecnologia può portare molte persone a idolatrare se stesse (adorare il Diavolo) confidando nella sicurezza del denaro accumulato in banca o investito in transazioni finanziarie e nella sicurezza dei beni materiali di ultima generazione tecnologica. Se permettiamo che l'azione dello Spirito Santo prevalga dentro di noi, le tentazioni diventano una prova di coraggio. Accettiamo con speranza e coraggio di stare nei conflitti, nelle guerre, nelle ingiustizie, nelle calamità naturali, sofffrendo a causa della forza potente dell'egoismo umano. Nonostante il senso di impotenza umana, continuiamo a testimoniare relazioni di rispetto e di gratitudine in mezzo a questi mali che affliggono il mondo, perché contempliamo Gesù, che ha accettato di farsi inchiodare sulla croce e di morire, senza voler compiere un'azione spettacolare della discesa dalla croce, paragonabile all'azione spettacolare del Salmo 91, che ci sfida a gettarci nel vuoto confidando nella protezione degli angeli. Il Padre, unito al Figlio nello Spirito Santo, è Signore della vita e della morte, è presente nelle situazioni di giustizia e di pace, ma ha anche il potere di trasformare una situazione di male in un'opportunità di salvezza, se crediamo che la gratuità dell'amore divino supera e trasforma tutte le situazioni di separazione e di dolore, generate dall'imposizione dell'egoismo nei rapporti umani. Se permettiamo al nostro egoismo (il Diavolo) di prevalere dentro di noi, le tentazioni diventano un accumulo di potere dominante e manipolativo nei confronti degli altri, investendo tutte le nostre energie nelle nostre capacità e potenzialità umane. Gesù era il Figlio di Dio, aveva il potere di compiere miracoli. Egli poteva benissimo manifestare a tutti la sua natura divina nella comunione con Dio Padre, scendendo dalla croce e imponendo a tutti la sua potenza. Non lo fece, per volontà di Dio Padre. Accettò di morire in croce, permettendo a Dio Padre, con la potenza dello Spirito Santo, di resuscitarlo dai morti e di trasformare quell'esperienza tragica della sua morte in croce nell'evento di salvezza per tutta l'umanità. L'Eucaristia conferma questa forza di salvezza per noi, oggi. |