Omelia (09-03-2025)
don Alberto Brignoli
Nelle mani di Dio

Ogni anno, il cammino di Quaresima inizia con il passaggio nel deserto, che nella Bibbia è il luogo per eccellenza dell'incontro con Dio, il luogo dove Dio chiama Mosè e lo manda a liberare il suo popolo; il luogo attraverso il quale Dio fa passare il popolo liberato dalla schiavitù per purificarlo con una selezione naturale, per ricondurlo all'essenzialità della vita, per non farlo montare in superbia a motivo della vittoria sugli Egiziani; il luogo oltre il quale c'è un paese fertile, "dove scorre latte e miele", e le cui primizie - come ci ricorda lo stesso Mosè, nella prima lettura - "saranno deposte davanti al Signore", perché provengono da lui, e a lui devono tornare.
E un altro Mosè ci attende, oggi, nel deserto per farci vivere quest'esperienza intensa di incontro con Dio.
Nel deserto, Gesù ci va sospinto o, meglio, "ricolmo" dello Spirito di Dio, e per quaranta giorni incontra un altro spirito, lo spirito del male, l'antico avversario, colui che da sempre mette nel cuore dell'uomo il dubbio sull'esistenza di Dio e sulla sua potenza.
Il deserto nel quale Luca colloca Gesù non è, come per il popolo d'Israele, il luogo della presenza di Dio: al contrario, sembra più il luogo del dubbio, dell'incertezza, della solitudine, dell'assenza di Dio. E forse anche per questo, oggi, Gesù ci appare ancor più profondamente simile a noi, comuni mortali, che di esperienze profonde della presenza di Dio nella nostra vita ne facciamo veramente poche: anzi, nella nostra esistenziale esperienza di fede, nei "quaranta" giorni (data la loro brevità) della nostra vita, ciò che sperimentiamo con maggior frequenza è proprio la "quarantena" di Dio, il nostro isolamento da lui, il suo silenzio... È in questo silenzioso deserto, insieme luogo della manifestazione e dell'assenza di Dio, che si gioca la nostra esperienza di fede.
Perché è lì, in quel silenzio in cui Dio sembra non pronunciare una sola parola a nostro favore, che siamo messi a dura prova sulle cose essenziali della vita: la nostra dipendenza dai beni materiali, il nostro desiderio di onnipotenza e di autosufficienza, la nostra capacità di fidarci di Dio. In particolare, su quest'ultima, la fiducia in Dio, che è la tentazione più difficile da sopportare, sia perché ci viene rivolta nel momento del silenzio totale di Dio (che sembra sempre tacere proprio quando avremmo bisogno più che mai di sentire la sua voce), sia perché l'avversario di Dio ce la vende bene, ce la presenta come un affidamento a lui, per di più citando la Parola di Dio che egli conosce alla perfezione, quasi meglio di noi (con quel suo "sta scritto infatti..." fa addirittura due citazioni bibliche).
In realtà, il nostro avversario ci sta invitando non a fidarci di Dio, bensì a sfidare Dio: se è vero che ci sei, e se è vero che sei Dio, vieni a prendermi fra le tue braccia nel momento del bisogno... una sfida che, in un modo o nell'altro, con queste o con altre parole, tutti, nella vita, almeno una volta abbiamo rivolto a Dio.
Ma quel Dio dal volto umano che risponde al nome di Gesù di Nazareth, quel Dio che ben conosce il patire e le vicende umane, riesce ad allontanare l'avversario proprio nel momento in cui questi sembrava aver la meglio: e lo fa proclamando nuovamente la propria fede in Dio, un Dio che dall'uomo non può mai essere tentato, ma solamente adorato e amato.
Di certo, non è finita qui. Perché l'avversario si allontana, sì, ma non lo fa in maniera definitiva. Il diavolo tornerà nella vita di Gesù "al momento fissato", attraverso un boccone di pane condiviso con uno degli amici più cari, nella notte silenziosa e angosciante del Getsemani, di un tribunale iniquo, di una giustizia corrotta, di una condanna a morte infamante, di un grido lacerante verso Dio a cui Dio, stavolta, non risponderà, neppure se si tratta di suo Figlio...
La lotta, insomma, non è mai finita. Adesso, però, siamo solo all'inizio, e che ci piaccia o no, ci tocca camminare nel deserto: con la certezza, per lo meno, che non siamo da soli, perché nonostante tutto siamo sempre nelle mani di Dio.