Omelia (09-03-2025)
Omelie.org - autori vari


COMMENTO ALLE LETTURE
Commento a cura di don Eduard Patrascu

Non di solo pane vive l'uomo

Abbiamo iniziato il tempo della Quaresima. Sì, abbiamo iniziato noi che siamo in chiesa questa domenica o che leggiamo/ascoltiamo la parola di Dio, ed eventualmente anche qualche spiegazione che ci aiuta ad approfondirne il messaggio. Sappiamo che la Quaresima è il periodo che precede la Pasqua, ed esiste una differenza da come è vissuto: può essere un tempo qualsiasi, oppure può essere qualcosa che ci prepara veramente a rivivere la risurrezione di Gesù Cristo, quindi anche la nostra personale risurrezione. Dunque, per vivere una quaresima cristianamente concreta, vera, bisogna lasciarsi guidare dallo Spirito Santo, e non dagli altri spiriti, mondani o diabolici che siano.
Ora, vediamo che il vangelo di questa prima domenica parla proprio di queste due possibilità di vivere la vita: vivere secondo Dio oppure vivere secondo altri riferimenti, la scelta è nostra, solo che tale scelta non è sempre nella giusta direzione o secondo criteri che riempiono la vita di ciò che veramente conta. E proprio qui, nell'orientare la scelta, interviene lo spirito cattivo (come direbbe sant'Ignazio di Loyola). Si tratta di quello spirito cattivo, chiamato anche diavolo o demonio, che è all'opera nel vangelo di questa domenica persino nei confronti di Gesù.
Potrebbe essere significativo il fatto che il demonio tenta Gesù, e lo tenta nonostante Gesù pieno di Spirito Santo. Vale a dire, non esiste per nessuno, in questa vita, un momento in cui si possa stare tranquilli, che il demonio si permette di lanciare le sue tentazioni sempre, visto che tenta perfino Gesù, anche quando questi è pieno di Spirito Santo, nella pienezza delle forze, potremmo dire. Questo dettaglio potrebbe essere già un bel motivo di riflessione all'inizio di questa Quaresima.
Le tre tentazioni alle quali viene sottoposto Gesù (con tanto di accettazione da parte dello Spirito Santo, visto che è proprio lo Spirito che conduce Gesù nel deserto), a parte le differenze ed il loro rimando simbolico alla totalità delle tentazioni, hanno nello sfondo proprio la scelta tra Dio e l'io, tra il fare riferimento a Dio oppure ai propri bisogni o desideri. Il diavolo, nel tentare Gesù, si dimostra uno spudorato divisionista e menzognero, come, d'altronde ha fatto dall'inizio anche con Adamo ed Eva; è la stessa metodologia che il diavolo usa nel tentare. Nella tentazione del pane sfrutta un bisogno per indurre Gesù a fare lui il miracolo della trasformazione delle pietre in pani. Gesù però smaschera la tentazione e ribalta la situazione con la famosa risposta: "non di solo pane vive l'uomo ma anche - e potremmo dire, soprattutto - con ciò che proviene dalla bocca di Dio" (anche se questo non è riportato da Luca), quella bocca che con la parola crea tutto, anche il pane se c'è bisogno, per sfamare non un solo uomo, ma cinque mila, o quattro mila! Alla divisione del demonio Gesù risponde usando la parola di Dio, con il riferimento al Padre.
E così anche con le altre due tentazioni, con l'aggiunta che la seconda contiene anche una bugia spudorata, sulla quale il demonio costruisce la pretesa di essere adorato da Gesù come contraccambio al potere sul mondo. La terza tentazione il diavolo usa in maniera diversa persino persino la Parola di Dio, citando il Salmo 91. Ma Gesù si accorge della tecnica e ribalta con un testo del capitolo 6 di Deuteronomio, ove è presente la famosa preghiera dello Shema Israel, la grande professione di fede ebraica.
Impressionante e significativo è il fatto che Gesù non controbatte alle tentazioni da se stesso, ma con la Parola di Dio. Due volte precisa "sta scritto" e la terza "è stato detto", ma anche questa contiene sempre una citazione biblica, come detto poc'anzi. Allora, questa modalità di resistere alle tentazioni potrebbe (o addirittura forse dovrebbe) diventare una grande sfida anche per tutti coloro che, lungo la storia, sperimentano le tentazioni divisioniste, o di altro tipo che siano, che il demonio attua per portare l'uomo a riferirsi al proprio io, non a Dio; alle cose di questa terra, e non alle cose di lassù: questa provocazione ritornerà proprio nella liturgia del giorno di Pasqua, confermando che anche nel pieno della gioia pasquale il rischio di cedere alla tentazione di godere solo per il cibo e l'euforia strettamente terrene resta presente.
Rimane la provocazione che durante questa quaresima ogni cristiano sappia decifrare le mistificazioni del diavolo e si impegni a far si che nella vita sia concreta la consapevolezza che non di solo pane vive l'uomo.