Omelia (16-03-2025) |
diac. Vito Calella |
La trasfigurazione di Gesù nella mistica delle trasformazioni della nostra vita In un'esperienza di preghiera, circondato dai suoi discepoli (cfr Lc 9,18a), Gesù aveva posto loro una domanda compromettente: «Chi dite che io sia?». Pietro aveva proclamato la professione di fede, interpretando i sentimenti del gruppo dei dodici apostoli, e aveva detto: «Tu sei il Cristo di Dio» (Lc 9,20). Poco dopo, Gesù aveva fatto il primo annuncio della sua morte e risurrezione ai suoi discepoli: «Il Figlio dell'uomo dovrà soffrire molte cose, essere rifiutato dagli anziani, dai capi sacerdoti e dagli insegnanti della Legge, essere ucciso e risorgere il terzo giorno» (Lc 9,22). Dalla testimonianza degli evangelisti Marco e Matteo, sappiamo che la reazione di Pietro a quel primo annuncio della passione e della morte, prima della gloria della risurrezione, fu di disapprovazione. Gesù lo aveva rimproverato denominandolo come "Satana" (cfr Mc 8,32-33; Mt 16,22-23). I dodici apostoli rimasero scioccati da una fine così violenta, scandalosa e disastrosa della vita di Gesù. Anche noi rimaniamo preoccupati delle esigenze espresse da Gesù subito dopo, immedesimandoci nella folla degli altri discepoli. Gesù ha parlato a «tutti»: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà. Infatti, quale vantaggio ha un uomo che guadagnare il mondo intero, ma perde o rovina se stesso? Chi si vergognerà di me e delle mie parole, il Figlio dell'uomo si vergognerà di lui quando verrà nella gloria sua e in quella del Padre e degli angeli santi» (Lc 9,23-26). Non fu facile per i dodici apostoli e per tutti gli altri discepoli accogliere il primo annuncio della passione, morte e risurrezione di Gesù e le sue radicali esigenze di sequela. È difficile per noi oggi lasciare le nostre sicurezze e prendere la nostra croce! È difficile per noi, oggi, accettare la nostra povertà e i nostri limiti, accettare le ingiustizie e le conseguenze negative dei pensieri, delle parole, delle azioni e delle omissioni del nostro egoismo umano e dell'egoismo di tutta l'umanità, che vive con noi nella casa comune del nostro pianeta Terra, così devastato e sfruttato, e così minacciato da guerre e divisioni. L'evento luminoso della trasfigurazione fece accendere la fiamma della speranza nei cuori di Pietro, Giacomo e Giovanni, che custodirono questo segreto messianico fino al compimento di una delle tappe della «rivelazione del Regno di Dio» (cfr Lc 9,27), che corrisponde all'evento storico della morte e risurrezione di Gesù. Noi, oggi, imitatori della fede di Abramo, degli apostoli Pietro, Giacomo, Giovanni e Paolo, vogliamo alimentare la fiamma della nostra speranza e fare la nostra parte perché avvenga nella nostra vita qualche esperienza mistica, simile alla trasfigurazione, secondo la volontà di Dio Padre, per mezzo di Cristo e con la creatività dell'azione dello Spirito Santo. Illuminati dalla Parola di Dio, in questa II domenica di Quaresima, la nostra parte consiste in due scelte importanti: assumere una pratica di preghiera centrata sull'ascolto della Parola di Dio (contemplando il racconto della trasfigurazione) e compartecipare alla morte e risurrezione di Gesù grazie al sacramento dell'Eucaristia (illuminata dalla fede di Abramo e Paolo). Assumere la pratica della preghiera centrata sull'ascolto della Parola di Dio La trasfigurazione avvenne in un'esperienza di preghiera sulla cima del monte: «Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò aspetto e le sue vesti divennero bianchissime e splendenti» (Lc 9,28b-29). Mentre avveniva la preghiera di Gesù e l'evento della trasfigurazione, «Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno» (Lc 9,32a). Il sonno di Pietro, Giacomo e Giovanni può significare la difficoltà di approfittare le opportunità di tempi e spazi privilegiati per la preghiera, centrata sul dono immenso delle Sacre Scritture. Gesù pregava. Gli apostoli dormivano. Il sonno degli apostoli rivela che la loro mente e il loro cuore erano saturi di preoccupazioni, di progetti diversi dal disegno di Dio, di altri compiti, senza la priorità della preghiera, centrata sull'ascolto appassionato della Parola di Dio. Pietro, Giacomo e Giovanni riuscirono a svegliarsi in tempo per vedere finalmente «la gloria di Gesù e i due uomini che erano con lui, Mosè ed Elia, che parlavano della morte che Gesù avrebbe subito a Gerusalemme» (Lc 9,32b.31b). I tre apostoli passarono dal sonno al risveglio, attraverso l'ascolto attento e orante di tutta la storia della salvezza contenuta nelle Sacre Scritture, rappresentate da Mosè ed Elia. Poterono comprendere che tutta la storia della salvezza converge nella missione del Figlio prediletto di Dio Padre, principalmente nella sua morte e risurrezione, annunciata da Gesù per la prima volta, prefigurata nella trasfigurazione. La storia della salvezza nell'Antico Testamento era così ricca che Pietro disse: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia» (Lc 9,33a). «Pietro non sapeva quello che diceva» (Lc 9,33b): aveva bisogno di imparare a pregare rimanendo attento alla Parola definitiva di Gesù. Pertanto, «la nuvola che li avvolse» rappresenta lo Spirito Santo, necessario per obbedire alla voce del Padre che chiedeva: «Ascoltate quello che dice!» (Lc 9,35b). Gesù non ha lasciato nulla di scritto. I dodici apostoli e Paolo, avvolti nella nuvola dello Spirito Santo, dopo la Pasqua, ci hanno insegnato tutto ciò che Gesù ha detto e fatto con la loro predicazione apostolica. Compartecipare alla morte e risurrezione di Gesù grazie all'Eucaristia Dio celebrò l'alleanza con Abramo, attraversando gli animali sacrificati e tagliati in due parti. Così facendo si impegnò a garantire una discendenza numerosa come le stelle del cielo e l'eredità del possesso della terra per il popolo discendente da Abramo. Lo fece riconoscendo la fede di Abramo, poiché questi non aveva ancora il figlio della promessa, né un suo pezzo di terra. La morte di Gesù sulla croce ha sostituito il sacrificio di tutti quegli animali! Dio Padre ha stretto la nuova ed eterna alleanza con la fiamma della gratuità del suo amore, facendo nascere la Chiesa e sostituendo l'eredità della terra per il popolo di Israele con l'eredità più preziosa dello stesso Spirito Santo effuso gratuitamente nel cuore di ogni essere umano. Tutto questo lo contempliamo e lo celebriamo nel sacramento dell'Eucaristia. Non diventiamo «nemici della croce di Cristo» (Fil 3,18b), vivendo superficialmente la nostra comunione con il corpo e il sangue di Cristo, perché, purtroppo, «il ventre è il nostro Dio. Ci vantano di ciò di cui dovremmoo vergognarci e non pensiamo che alle cose della terra» (Fil 3,19). Facendo la comunione eucaristica, possiamo già essere «cittadini del cielo», ponendo il mistero pasquale al centro del nostro cuore, mentre «attendiamo la venuta del nostro Salvatore, il Signore Gesù Cristo» (Fil 3,20). Tutto si trasfigura in un'esperienza mistica di vita in Cristo Garantendo queste due scelte, l'esperienza mistica, simile alla trasfigurazione, che potremo sperimentare durante il nostro pellegrinaggio terreno, sarà percepire che la Santissima Trinità ci trasforma e ci rinnova principalmente a partire dalla nostra povertà e dal nostro coinvolgimento in situazioni di sofferenza e di male, a causa della nostra fede in Cristo. Una malattia, un incidente, una lotta per la giustizia possono diventare per noi opportunità di compartecipazione alla morte e risurrezione di Gesù, che rafforzano la nostra fede e aumentano il nostro ardore missionario per stabilire relazioni di rispetto nel nome dell'amore gratuito di Cristo. Allora, con Abramo, Pietro, Giacomo, Giovanni e tutti i santi potremo esprimere la nostra gratitudine dicendo: «La Santissima Trinità è la nostra luce e salvezza; Di chi avremo paura? Il Padre, unito al Figlio nello Spirito Santo, è la protezione della nostra vita; davanti a chi tremeremo? Il nostro cuore ha imparato a restare in ascolto delle parole di Gesù, il Figlio amato. Ora abbiamo una nuova prospettiva, capace di contemplare la bontà del Signore anche in mezzo agli eventi negativi della nostra storia. La fiamma della speranza è accesa, ora abbiamo coraggio, e viviamo nella speranza di contemplare il volto divino dell'Amore, al termine della nostra esistenza terrena, quando Gesù Cristo trasformerà il nostro corpo umiliato e lo renderà simile al suo corpo glorioso, con il potere che ha di sottomettere a sé tutte le cose» (cfr Sal 27,1.8.14; Fil 3,21). |