Omelia (23-03-2025) |
don Michele Cerutti |
Non è proprio: " si vis pacem para bellum" Quante volte apriamo una pagina di giornale e rimaniamo sconvolti dall'efferatezza delle notizie di cronaca. In questi anni di guerre le nostre coscienze sono state colpite duramente e l'opinione pubblica si è divisa. Guardando Gaza rasa al suolo, vedendo l'Ucraina bombardata inevitabilmente ci siamo posti anche noi delle domande e abbiamo trovato risposte insufficienti. Le guerre sappiamo tutti le subisce la povera gente, mentre i potenti nei loro palazzi danno ordini e le parti vivono nel lutto di tanti morti innocenti. Leggendo i giornali, ascoltando le televisioni ci siamo forse domandati probabilmente questi popoli hanno commesso qualcosa per cui Dio li punisce. L'idea per cui una disgrazia è causata dall'ira di Dio serpeggia sempre qua e là. Lo vediamo oggi nell'interrogatorio fatto a Gesù per cui quelle notizie di cronache, di cui ci parla il Vangelo, sono per la gente di quel tempo dovuti ai peccati di quelle vittime. Lo vediamo nel miracolo del cieco nato. La domanda che i suoi pongono è: non vede perché ha peccato lui o hanno peccato i suoi genitori? Quindi questa idea si diffonde anche tra i discepoli. Non pensate che non sia radicata anche oggi. Qualche anno fa nella cappella dell'Ospedale ho trovato una persona che metteva nell'albo dei libretti per la preghiera di liberazione dal peccato dei parenti. Ho dovuto intervenire per impedire che venissero ancora messi per non generare errori e confusioni. Siamo costati il sangue di Cristo. Gesù ci invita a spingere lo sguardo su qualcosa di vero. Ogni notizia di cronaca dovrebbe indurci a convertirci. Parola inflazionata in particolare in Quaresima. Cosa vuol dire? Viene smentito quella sorta di nesso che vede il castigo come un'azione da parte di Dio per punire i peccati degli uomini. "No, io vi dico, ma se non vi convertite...", cioè se non cambiate vita. Convertirsi nel vangelo indica mettere il bene dell'altro come principale valore della propria esistenza .Gesù dice "No, attenti! Siete voi che se non cambiate vita fate una brutta fine". A quanti vedono una relazione tra il peccato e il castigo Gesù annunzia in maniera chiara, tassativa e definitiva che l'azione di Dio con i peccatori non è punitiva, non è distruttiva, ma conduce alla vita. La gloria di Dio non è la punizione, ma è l'uomo vivente. Il brano prosegue con la parabola dove misuriamo la pazienza di Dio che è sollecitata dalla nostra preghiera con il collaboratore del padrone dell'albero che chiede di aspettare prima di tagliare. Davanti quindi alle notizie di guerre che il mondo ci propone troviamo soluzioni più intelligenti di quello che ci viene offerto ovvero aumentare le spese militari. Si diffonde l'idea che se vuoi la pace devi prepararti alla guerra. Idea che il Vangelo oggi stesso smonta perché chiede cambiamento di stile della nostra vita e il cristiano non può che proporre un modus vivendi che sia controcorrente rispetto a quello che propone il mondo. Pensate se in tutta la terra per un solo anno si interrompessero le guerre che sono 55, quindi più di un terzo dei paesi debbono affrontare ingenti spese militari per difendersi, si azzererebbe la fame nel mondo. Il monito di questa domenica, allora, ci chiede di prendere posizioni chiare perché in gioco non c'è la geopolitica, c'è la nostra salvezza dove ci verrà chiesto anche a noi responsabilmente quale atteggiamento viviamo. Non sono i cataclismi le punizioni di Dio assolutamente, ma è l'uomo che nella sua libertà si condanna da solo, la via dell'inferno è proprio sintetizzato nel monito di Gesù: "perirete allo stesso modo". Un avvertimento consegnato a tutti noi che non abbiamo alte responsabilità, tuttavia, ad una maggiore attenzione in questo contesto che viviamo a creare relazioni di pace tra di noi per non peggiorare l'aria che respiriamo. |