Omelia (28-04-2025) |
Missionari della Via |
Commento su Giovanni 3,1-8 Nicodemo, profondamente affascinato da Gesù, sentiva il desiderio di incontrarlo. Tuttavia, per evitare di attirare l'attenzione o essere giudicato, lo raggiungeva di notte, lontano dagli sguardi indiscreti. La sua posizione sociale era così rilevante da non poter rischiare di comprometterla associandosi pubblicamente ad un uomo noto per i suoi miracoli, riconosciuto come saggio e maestro, forse persino portatore di qualcosa di straordinario ma al tempo stesso chiacchierato. Nicodemo, nonostante ciò, cercava Gesù, non riusciva a frenarsi, voleva capire, faceva domande. Davanti a Gesù che gli parlava della necessità di nascere dall'alto per vedere il regno di Dio, chiede come sia possibile. Il termine greco an?then significa sia "di nuovo" che "dall'alto". Come accadde a Nicodemo, anche per noi questo concetto può sembrare irrealizzabile, quasi assurdo se preso alla lettera, come se si trattasse di "rinascere dal grembo materno". Tuttavia, Gesù ci rassicura che è possibile una rinascita, una trasformazione che genera vita nuova. Questa è una consolazione per Nicodemo e anche per noi: è una restituzione di speranza davanti alle nostre paure o ai nostri peccati che ci fanno fuggire o cercare anche con Dio incontri tenebrosi. Ogni opera dello Spirito richiede un'apertura, richiede la nostra collaborazione: un impegno costante e una lotta per discernere ciò che appartiene alla carne e ciò che appartiene allo Spirito. Non si può rinascere senza riconoscere ciò che ci abita dentro. Questa lotta interiore possiamo vederla all'opera non solo nel cuore di Nicodemo ma anche in noi. Si tratta dell'attrazione verso Dio e, allo stesso tempo, della resistenza a rinascere. Molte persone hanno paura di aprirsi a un cambiamento, facendo operare Dio. Tempo fa un giovane mi disse: "io lo so che quello che sento per il Signore è bello, ma dentro di me ho un rifiuto". Ecco tenebre e luce, carne e Spirito che lottano dentro di noi. Il discernimento serve proprio per comprendere questa tensione e dirigere tutto verso il bene, facendo prevalere la luce, la vita, lo Spirito. Anche noi come Nicodemo, impegnati in questa lotta, talvolta sentiamo una voce che ci dice "opera nelle tenebre, resisti alla luce". I maestri spirituali, i grandi santi che hanno tracciato la via di Dio per tanti, hanno testimoniato come dentro noi non solo opera la tensione della carne, della finitudine, ma anche il male, il diavolo, che cerca di allontanarci da questa rinascita possibile. Ciò che ci consola è sapere però che lo Spirito ha la parte migliore: Lui può uscire e entrare nel nostro cuore: «È proprio del Creatore entrare nell'anima, uscire, agire in essa, attirandola tutta all'amore della sua divina Maestà» (ES 330). Sant'Ignazio di Loyola ci indica come dentro di noi si muovono sentimenti opposti (ES 32), talvolta molto sottili, che dobbiamo conoscere, portare alla luce di Dio, senza avere paura. Oltre a interrogare il Signore, chiedendogli la grazia di rinascere dall'alto, di entrare nel nostro cuore, interroghiamo anche la nostra volontà: "verso dove vai? Ti accorgi del male che vuole separarti da Dio? Ti accorgi dello Spirito che invece vuole renderti libero e amabile?". «Tu puoi fare mille corsi di catechesi, mille corsi di spiritualità, mille corsi di yoga, zen e tutte queste cose. Ma tutto questo non sarà mai capace di darti la libertà di figlio. Solo lo Spirito Santo muove il tuo cuore per dire "padre"; solo lui è capace di scacciare, di rompere questa durezza del cuore e di renderlo docile al Signore. Docile alla libertà dell'amore. Non a caso il cuore dei discepoli è rimasto indurito fino al giorno dell'Ascensione, quando hanno detto al Signore: "Adesso si farà la rivoluzione e viene il regno!". In realtà non capivano niente. Soltanto quando è venuto lo Spirito Santo, le cose sono cambiate. Perciò, chiediamo al Signore la grazia di avere un cuore docile: che lui ci salvi dalla schiavitù del cuore indurito e «ci porti avanti in quella bella libertà dell'amore perfetto, la libertà dei figli di Dio, quella che soltanto può dare lo Spirito Santo». (Papa Francesco). |