Omelia (03-05-2025)
Missionari della Via


La rivelazione di Gesù a Tommaso è una delle più affascinanti: «via, verità e vita». Lui è la verità, l'appiglio sicuro, la rivelazione piena di Dio e dell'uomo; Lui è la vita divina comunicata all'uomo (= vita) ma al contempo è anche "via". Cosa suggerisce la "via"? La via indica un tragitto da percorrere per arrivare alla meta, dunque dinamismo, cammino. Mentre Tommaso chiedeva risposte chiare e distinte ("Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via"?) e Filippo domanda manifestazioni evidenti («mostraci il Padre e ci basta»), Gesù si autoproclama "via". Cioè camminando con Lui man mano possiamo conoscerlo profondamente, conoscere noi stessi e sperimentare la sua vita e il suo amore in noi. La "via" è una delle immagini più belle per esprimere il cammino del credente; sin dall'Antico Testamento, nei suoi significati metaforici indica il cammino che Dio percorre con il suo popolo e, al contempo, il cammino che il popolo è chiamato a percorrere con il suo Dio, ascoltando e obbedendo alle sue parole. È un cammino di liberazione, verso la terra promessa, un cammino lungo il quale il popolo cresce e si forma. La "via" chiede questo dinamismo e si oppone a ogni forma di possesso. Quante volte vorremmo che le cose si chiarissero e si palesassero "subito"; o quante volte si rischia di ridurre anche la fede al possesso di informazioni da mettersi in tasca e che, una volta acquisite, si vivono autonomamente. Quante volte si riduce la fede a "gnosticismo", come se il solo sapere salvasse. Gesù si proclama "via", ricordandoci che la fede (e la vita) sono un cammino, un percorso condiviso; si cresce lungo il percorso, il cammino si chiarisce strada facendo, così come una relazione si costruisce nel tempo. Quando siamo tentati dallo sconforto perché ci saremmo aspettati risposte risolutive o evidenze che non arrivano, ricordiamoci che Gesù si è proclamato "via". Perciò, ci invita a camminare, a non scoraggiarci, seguendolo. I tempi di Dio spesso non sono i nostri e spesso i tempi di ulteriore attesa non solo sono i tempi necessari alla sua opera ma anche per la nostra crescita. Seguiamolo dunque, non dimenticando che il nostro Maestro non si è definito tavola (dove si sta comodamente seduti) né piazza (dove si passa il tempo a chiacchierare) ma via: via da percorrere, via sicura di salvezza, via che conduce alla vera meta!

«Quando sperimentiamo la fatica, lo smarrimento e persino il fallimento, ricordiamo dove è diretta la nostra vita. Non dobbiamo perdere di vista la meta, anche se oggi corriamo il rischio di scordarcelo, di dimenticare le domande finali, quelle importanti: dove andiamo? Verso dove camminiamo? Per cosa vale la pena vivere? Senza queste domande, schiacciamo la vita solo sul presente, pensiamo che dobbiamo goderla il più possibile e finiamo per vivere alla giornata, senza uno scopo, senza un traguardo. La nostra patria, invece, è nel cielo (cfr Fil 3,20), non dimentichiamo la grandezza e la bellezza della meta! [...] Gesù stesso è la via da seguire per vivere nella verità e avere la vita in abbondanza. Lui è la via e dunque la fede in Lui non è un "pacchetto di idee" da credere, ma una strada da percorrere, un viaggio da compiere, un cammino con Lui. È seguire Gesù, perché Egli è la via che conduce alla felicità che non tramonta» (papa Francesco).