Omelia (21-03-2025)
padre Ezio Lorenzo Bono
La stanchezza di Dio

Il Vangelo, come dice la parola stessa (eu-anghélion), è una buona notizia. Ogni volta che io lo ascolto mi dona una profonda pace e serenità. Eppure, ci sono dei brani che inquietano, che provocano un senso di angustia, come quello di quest'oggi. Perché? Perché parla della "stanchezza di Dio".
Siamo abituati a pensare che Dio non si stanchi mai di noi, che non ci abbandoni mai, che il suo amore e la sua misericordia siano infiniti. Ed è vero. Ma il Vangelo di oggi sembra dirci qualcosa di diverso e di scomodo: Dio, davanti alla nostra ostinata infedeltà, ad un certo punto dirà basta: "Quei malvagi li farà morire miseramente" (Mt 21,41) e ancora: "A voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti" (Mt 21,43).
Quando a stancarsi di noi sono i parenti, gli amici, i vicini di casa, possiamo soffrirne, ma alla fine ce ne faremo una ragione. Ma se fosse Dio a stancarsi di noi, che ne sarà di noi? Non vogliamo nemmeno pensarci. Eppure, il Vangelo ci mette in guardia: non possiamo dare per scontato il dono della fede, l'appartenenza alla Chiesa, i sacramenti. Se questo un giorno dovesse succedere, non so voi, ma io vorrei che venisse a prendermi prima che ciò accada, per portarmi via con sé.
Ma attenzione: la stanchezza di Dio non è un capriccio improvviso, come un temporale che scoppia all'improvviso. No, il Vangelo ci mostra un Dio paziente, che manda i suoi servi, poi altri, poi addirittura il Figlio. Dio non si stanca facilmente: la sua è una stanchezza per estenuazione, non per impazienza. Se Lui un giorno si stancherà di noi, la colpa sarà solo nostra.

IMPEGNO QUARESIMALE:
Questa settimana impegnati a non far stancare le persone accanto a te, evitando lamentele inutili e cercando di portare serenità invece che pesantezza.
Se imparerai a non stancare gli altri con negatività e chiusura, chissà che forse stancheremo meno anche Dio.