Omelia (12-03-2006) |
padre Gian Franco Scarpitta |
Le tappe e le mete quaresimali Comprendere l'amore di Dio nei nostri riguardi e acconsentirvi per mezzo di un adeguato itinerario di vita spirituale che comporti l'abbandono del peccato e la scelta preferenziale di Dio, il che vuol dire conversione. Questa è in sintesi la definizione della Quaresima, che come si è detto più volte non si riduce al solo calendario liturgico che precede la Pasqua cominciato quest'anno il 1 Marzo ma interessa tutta la nostra vita, in quanto vi sarà sempre e in ogni occasione almeno un motivo per cui noi ci si debba convertire a Dio, soprattutto perché la scelta di rinuncia al peccato specialmente in determinate situazioni è tutt'altro che facile: sono parecchie e di varia natura le occasioni in cui il Nemico è in agguato con le sue sottili e astute tentazioni che sfruttano soprattutto la nostra debolezza a volte anche sotto le sembianze di bene e, contrariamente a quanto si possa pensare, proprio chi si accinge ad intraprendere un qualsiasi cammino di fede e di devozione per cambiare al meglio la propria vita è oggetto di tentazioni molto più di tutti gli altri, così come afferma il libro dei Proverbi: "Figliolo, se servi il Signore, preparati alla tentazione". Il programma di conversione a Dio è senz'altro necessario e conveniente, ma non per questo meno insidioso e orto di ostacoli. Per intraprenderlo occorre molta fiducia nello stesso Signore, pazienza, perseveranza nel bene e che non ci si lasci abbattere dallo sconforto negli immancabili casi di caduta o di smarrimento. Come suggerisce lo stesso Gesù è necessario anche adoperare non poca vigilanza restando sempre desti e pronti nel resistere alle varie prove e tentazioni, ma non per questo scoraggiarci o disperare tutte le volte che ad esse si debba cadere nonostante i nostri sforzi. E neppure ci si deve scoraggiare nel sostenere il giogo delle vessazioni, frustrazioni e umiliazioni che dovessimo incontrare nella vita di tutti i giorni specialmente quando lo richieda la testimonianza della nostra fede: si tratta di vicissitudini già previste nella stessa Quaresima e da accettarsi con coraggiosa sopportazione e fiducia in Colui che più di ogni altro le ha sofferte in prima persona. Nella solitudine della prova Dio ci sostiene, poiché è sempre stato Suo interesse offrire all'uomo tutti i mezzi atti a favorire la sua salvezza nella riconciliazione a sé. La Chiesa, soprattutto nel periodo che abbiamo appena iniziato, suggerisce anche i validi strumenti di grazia della preghiera e della meditazione, della rinuncia corporale per l'ascesi fisica (il digiuno) e delle opere di carità, atte ad incoraggiare la nostra fuga dal peccato e a motivarci nell'amore di Dio che si concretizza nel prossimo, come anche la mortificazione dei sensi per la rinuncia ai vizi e ai piaceri sregolati, sottolineando ancora una volta che la Quaresima è un impegno e in quanto tale non può che comportare attenzione ed esercizio della volontà. Questo premesso, le letture di oggi ci offrono un ulteriore incoraggiamento a vivere la Quaresima, in primo luogo perché denotano come la fedeltà al Signore, se vissuta con filiale dedizione e perseveranza anche nelle atrocità, reca sempre i suoi frutti di gloria e le giuste ricompense. E' quanto si evince nel brano tratto dal libro della Genesi (Prima Lettura) che descrive un Abramo assai provato e sgomento nel sentirsi rivolgere una richiesta del tutto speciale e paradossale da parte di Dio, ossia quella di immolare il proprio unico figlio... Se vogliamo, il brano in se stesso prefigura la disposizione di Cristo, unico Figlio del Padre, che, senza revoca alcuna, sarà immolato sulla croce per la salvezza di tutti, ma in ogni caso la conclusione dell'episodio con i particolari dell'intervento risolutore di Dio, dell'ariete del sacrificio improvvisamente comparso davanti agli occhi di Abramo e soprattutto la promessa di benevolenza rendono evidente che nella misura in cui le rinunce, i sacrifici e le pene vengono accettati con filiale disinvoltura e fermo abbandono al proposito di Dio, certamente ottengono le giuste ricompense e pertanto ogni sforzo quaresimale per la scelta di Dio e la rinuncia al peccato non sarà privo di condecorazione. In secondo luogo, il brano evangelico del colle Tabor e lo stupore affascinato di Pietro, Giacomo e Giovanni do fronte al Signore Gesù Cristo fulgido nella sua gloria ci offrono il preludio della meta e degli obiettivi della Quaresima facendosi assaporare in anticipo il risultato per cui ora vale la pena fissarci sulle rinunce e le mortificazioni. La magnifica visione di Cristo trasfigurato accanto a Mose ed Elia (La legge e i profeti) avviene proprio mentre i suddetti apostoli stanno accompagnando il Signore a Gerusalemme, dove Questi sarà crocifisso; tale progetto era stato ostacolato da Pietro, intento ad impedire che Gesù si recasse in quel luogo di supplizio e in tale circostanza lo stesso Pietro aveva rimediato una riprovazione perentoria che si commenta da sé: "Allontanati da me, Satana, perché tu ragioni secondo gli uomini e non secondo Dio". Ebbene, in questo singolare episodio Gesù sta delucidando allo stesso Pietro e agli altri due apostoli l'obiettivo reale della sua andata a Gerusalemme che non si ferma alla sola morte di croce ma è finalizzato alla vittoria sulla morte nella Resurrezione, quindi nella gloria futura. E' pertanto indispensabile che adesso ci si rechi al Golgota per affrontare l'estremo supplizio se si vuole guadagnare l'umanità al Padre e realizzare i suoi disegni di salvezza, e tuttavia non si tratta di un progetto inutile o immotivato. E' conveniente pertanto che noi si intraprenda con sincera dedizione il cammino verso la Pasqua non prima di aver percorso le tappe dei quaranta giorni che la precedono con tutto quello che di sacrificato essa comporta, avendo presente il destino di gloria e la corona che è riservata ai giusti e ai perseveranti essendo in tutto e per tutto lo stesso itinerario di Cristo quello che ci viene proposto. Sia nel male che nel bene. |