Omelia (30-03-2025)
don Michele Cerutti
Il nome di Dio è misericordia

L'icona che oggi si presenta a noi è quella del figliol prodigo o come qualcuno indica è quella del Padre misericordioso.
La cornice è di derisione e vi è una sorta di atmosfera spocchiosa nei confronti di Gesù, che si avvicina a pubblicani e peccatori con disinvoltura per la logica legalista di alcuni personaggi aderenti al gruppo dei farisei di quel tempo.
Questi sono scandalizzati che un Ebreo che si professa maestro possa sedersi a tavola con gente segnata dal peccato.
Farisei di ieri e farisei di oggi perché c'è sempre chi gioca ad essere più puro degli altri anche di Gesù.
Quante volte è capitato nella storia dei Papi sentire critiche rivolte ai Vicari di Cristo perché hanno ricevuto un politico di dubbia moralità o un personaggio discusso.
Pensate da queste critiche non è stata esentata perfino Madre Teresa di Calcutta per la vicinanza ad alcuni potenti colpevoli di grossi crimini, ma non sappiamo cosa questa Santa, piccola matita di Dio, ha scritto nella vita di queste persone.
Il modello è Gesù stesso che si avvicina a tutti indistintamente senza preclusioni per offrire un messaggio di salvezza.
Per aiutarli a comprendere la sbagliata interpretazione di questi farisei il Cristo offre loro la parabola che noi tutti conosciamo del figliol prodigo.
Così tanto conosciuta che la pittura ha utilizzato tante immagini per rappresentarla.
Quella che voglio offrire oggi, per comprendere meglio il messaggio sottinteso a questa parabola, è la rappresentazione che ne fa il Guercino avente come oggetto la vestizione del figlio, che è ritornato nella casa paterna sperperando tutti i soldi del padre.
Al centro del quadro l'anziano Padre e il figlio che si sveste mentre il fratello maggiore consegna le scarpe nuove. Tutto questo in un sapiente utilizzo del chiaro scuro e della luce mettendo in risalto i personaggi con i loro gesti emblematici.
Il chiaro scuro vuole indicare il passaggio dal peccato e morte alla vita, dalla disperazione alla speranza.
Il male compiuto può essere trasformato in opportunità di salvezza per coloro che riconoscono la paternità di Dio nella loro vita, anche se naufragano tutte le certezze.
La presenza del fratello maggiore nella rappresentazione con la consegna che fa delle scarpe risulta certamente strano se leggiamo il brano del Vangelo dove questi mostra una certa insofferenza per il trattamento che il padre riserva al figlio dissoluto.
Il Guercino vuole rappresentare come tutto quello che questo figlio compie è solo fatto in uno stile di sottomissione come quello di un servo tanto che lo sguardo è rivolto verso la mano del Padre come nel salmo che afferma: "come gli occhi di una schiava alla mano del suo padrone".
Per quanto riguarda i due fratelli nel gioco chiaro scuro si vede il volto del prodigo più buio perché segnato dalla vergogna mentre quello del fratello maggiore è poco più luminoso e l'espressione di quest'ultimo è sicuramente più infastidita.
L'intento dell'autore è quello di mettere in evidenza l'importanza di conoscere Dio e il sentirsi amati così come si è.
Il peccato che accomuna questi due figli è la visione errata della paternità.
Uno infatti in un primo momento considera il Padre un morto per cui chiede la sua parte di eredità. L'altro vuole essere apprezzato compiendo una religiosità servile.
L'ateismo dell'uno e la falsa religiosità dell'altro hanno una radice comune: la falsa conoscenza di Dio.
L'uomo non è ateo assolutamente, ma nel momento in cui abbandona Dio si crea una sua immagine di questo ovvero una idolatria che lo porta fuori strada.
L'idea di un Dio cattivo in tutti i due i casi diventa una menzogna di cui bisogna liberarsi perché ti porta o alla ribellione o al servilismo e tutto questo scompare solo nell'incontro con la tenerezza del Padre.
Rimangono fisse le parole del Profeta Isaia: "Se anche una madre si dimenticasse del suo figlio io non ti dimenticherò mai".
Tutto questo per buona pace dei farisei di ogni tempo.