Omelia (06-04-2025)
padre Paul Devreux


In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Luogo dove Gesù ama ritirarsi per riposarsi e pregare.
Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro. Se il popolo va da lui, è segno che fa discorsi diversi dagli altri rabbini; discorsi che aprono il cuore alla speranza. Gesù parlava di un Dio Padre, che ama tutti, gratuitamente, mentre nel tempio bisognava pagare tutto per ottenere la grazia di Dio.
Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». L'adulterio era considerato molto grave perché distrugge la famiglia, pilastro della società
Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Perché se diceva che andava condannata, si contraddiceva, mentre se diceva che andava perdonata, potevano accusarlo di sovvertire l'ordine pubblico.
Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Era un cortile lastricato, quindi non sta scrivendo nella polvere. E' solo un atteggiamento che parla di mitezza. Evita lo scontro e le polemiche controproducenti.
Tuttavia, poiché insistevano nell'interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». Bisogna sapere che nella lapidazione vi erano delle regole, e chi lanciava la prima pietra si assumeva la responsabilità dell'esecuzione della sentenza. Di norma doveva essere il testimone. Se nessuno cominciava, la lapidazione non veniva eseguita perché tutti aspettavano il primo.
E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Gesù insite con quest'atteggiamento per smorzare la tensione e aiutare i presenti a riflettere.
Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Se ne vanno forse perché si ricordano che anche loro meriterebbero la lapidazione, anche se l'hanno sempre fatta franca, ma anche perché i più vecchi sanno per esperienza che la pena capitale è un deterrente che non funziona, e quindi è inutile.
Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Li per lì se ne vanno, ma poi si ritrovano e si rendono conto che se danno retta a Gesù, il loro mondo, con la sua giustizia crolla, e quindi Gesù va fermato, perché pericoloso.
Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più». Non peccare più significa non fare più nulla che possa fare del male a te e agli altri. Questo racconto è importante perché ci ricorda che Gesù non è venuto per condannare, ma per salvarci. Per lui il peccato è un male, e vuole aiutarci ad evitarlo. Gesù è al servizio di chi ha sbagliato. Lui condanna il peccato, ma non il peccatore. Il peccatore lo vuole solo aiutare ad evitare di peccare e quindi a salvarsi dalla schiavitù del peccato.
A tutti noi Gesù dice: "Va, vivi e non peccare".
Buona domenica.