Commento su Lc. 15,28
Come vivere questa Parola?
Ogni volta che leggo questa pagina di Vangelo, resto sempre meravigliato e forse è proprio l'obiettivo che vuole Dio. Forse ci si aspetterebbe, secondo la nostra logica umana, un Dio più giusto. Invece Dio vuole sbalordire gli uomini con la sua misericordia. Se guardiamo bene però, non è una misericordia che fa finta di niente, che lascia le cose come sono. Ma che porta al pentimento e al cambiamento di vita molto più che la semplice giustizia.
Tornando a casa, il figliol prodigo non si aspettava affatto un'accoglienza del genere. Ma poi ha scoperto quanto il Padre l'amasse. Non pensava che fosse così. Non solo non l'ha punito ma l'ha rimesso al posto di prima. Al posto di prima, ma non con i sentimenti di prima. Perché prima il figliol prodigo stava in casa con i sentimenti dei servi, come del resto continuava a starvi il fratello maggiore. Prima sentiva che tutto gli era dovuto, tanto che ad un certo momento chiese al padre la parte che gli spettava secondo giustizia. Adesso invece sta in casa con il perfetto convincimento che tutto è grazia, che tutto è dono, che tutto è misericordia.
VIVO LA PAROLA - Tornerò da mio Padre e gli dirò. (Lc 15, 17)
La voce della Chiesa
"Come già nei profeti, l'appello di Gesù alla conversione e alla penitenza non riguarda anzitutto opere esteriori, il sacco e la cenere, i digiuni e le mortificazioni, ma la conversione del cuore, la penitenza interiore. Senza di essa, le opere di penitenza rimangono sterili e menzognere; la conversione interiore spinge invece all'espressione di questo atteggiamento in segni visibili, gesti e opere di penitenza. La penitenza interiore è un radicale nuovo orientamento di tutta la vita, un ritorno, una conversione a Dio con tutto il cuore, una rottura con il peccato, un'avversione per il male, insieme con la riprovazione nei confronti delle cattive azioni che abbiamo commesse. Nello stesso tempo, essa comporta il desiderio e la risoluzione di cambiare vita con la speranza nella misericordia di Dio e la fiducia nell'aiuto della sua grazia. Questa conversione del cuore è accompagnata da un dolore e da una tristezza salutari, che i Padri hanno chiamato animi cruciatus (afflizione dello spirito) compunctio cordis (contrizione del cuore). Il cuore dell'uomo è pesante e indurito. Bisogna che Dio conceda all'uomo un cuore nuovo. La conversione è anzitutto un'opera della grazia di Dio che fa ritornare a lui i nostri cuori: «Facci ritornare a te, Signore, e noi ritorneremo» (Lam 5,21). Dio ci dona la forza di ricominciare. È scoprendo la grandezza dell'amore di Dio che il nostro cuore viene scosso dall'orrore e dal peso del peccato e comincia a temere di offendere Dio con il peccato e di essere separato da lui. Il cuore umano si converte guardando a colui che è stato trafitto dai nostri peccati. Teniamo fisso lo sguardo sul sangue di Cristo, e consideriamo quanto sia prezioso per Dio, suo Padre; infatti, sparso per la nostra salvezza, offrì al mondo intero la grazia della conversione".
CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA, Seconda parte, I Sacramenti della Chiesa
Roberto Proietti - robertocerreto82@gmail.com
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