Omelia (19-03-2006)
Suor Giuseppina Pisano o.p.
Commento a Gv. 2,13 25

Ci siamo ormai inoltrati nel tempo della quaresima, quel percorso verso "la gioia intensa della Pasqua"; e di Pasqua parla, appunto, il Vangelo di questa domenica, col riferimento alla Pasqua dei Giudei, in ragione della quale Gesù sale a Gerusalemme, e con l'annuncio della vera, definitiva Pasqua, contenuto nelle parole di Cristo: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere».
Il tempio, centro della città Santa, era il segno della presenza di Dio, in quanto conteneva, nella sua parte più interna, l'Arca dell'Alleanza con le tavole delle Legge, quei comandamenti, che oggi abbiamo riletto e riconsiderato nel passo dell'Esodo ( Es.20,1-17).

Sappiamo che, per lunghissimi anni, l'Arca santa era stata custodita sotto una tenda, che seguiva tutti gli spostamenti del popolo, poi, quando il regno di Davide si fu consolidato e i suoi nemici, dominati, lo stesso re, paragonando la sontuosa reggia alla semplice tenda, che era pur sempre segno della dimora di Dio, desiderò costruire un tempio, che fosse degno di quella Presenza.

La narrazione è nel secondo Libro di Samuele (7,1-ssg.) e, nelle parole rivolte dal Signore al profeta Natan, che gli parlava a nome del re, possiamo cogliere quasi un'anticipazione del nuovo tempio, di cui Cristo oggi parla.
" forse tu mi costruirai una casa, perché io vi abiti?...sono andato vagando sotto una tenda...dovunque sono andato con tutti i figli di Israele..."
Il tempio sarà costruito, ma non da Davide, sarà suo figlio Salomone a presiederne l'edificazione; tuttavia, la dimora di Dio, non è una costruzione di pietra, opera, pur grandiosa, delle mani dell'uomo, ma è nel suo popolo, che Egli dimora, è nell'uomo, opera delle sue mani e sua immagine, che Egli abita e desidera dimorare, con le sue leggi, ma ancor più col suo amore.

E' questo il vero tempio di Dio, contro il quale, la violenza umana può accanirsi, con furia distruttiva, ma che il Figlio di Dio, venendo nella carne, con la sua morte e resurrezione ha ricostruito per sempre.
Rileggiamo il prologo di Giovanni, l'evangelista che ci guida in questa domenica, e fermiamo l'attenzione sul versetto che recita:" ..e il Verbo si fece carne e pose la sua tenda in mezzo a noi.." ( Gv.1,14)
Dio, nel Figlio, fatto uomo, ha assunto tutta la vulnerabilità e fragilità umana, in Lui condivide la nostra storia, e si immerge nell'abisso della nostra miseria; da allora, cammina con noi, quasi spostando la sua " tenda " dietro i nostri passi.
Se prima il segno della Presenza era la tenda che custodiva l'Arca, e, successivamente il tempio di Salomone o quello ricostruito di Erode, dopo l'Incarnazione è lo stesso Figlio di Dio, Gesù di Nazareth, Cristo Redentore, il segno autentico e inequivocabile della Presenza di Dio tra gli uomini.

E' un mistero grande, ed è il centro della fede cristiana.
Vorrei ricordare qui il pensiero del grande teologo, il pastore protestante Dietrich Bonhoeffer, scritto pochi mesi prima della sua tragica fine: " Dio è impotente e debole nel mondo e così soltanto rimane con noi e ci aiuta. Cristo non ci aiuta in virtù della sua onnipotenza che ci sovrasta, ma ci aiuta in virtù della sua sofferenza, quindi in virtù della fraternità e solidarietà fondata sul fatto di essere sceso fino al nostro livello umano..".
E' in questo modo che Egli ci comunica la sua vita e fa di noi il tempio vivo del Padre, la dimora della Santa Trinità.

Ritorniamo al passo del Vangelo di questa domenica, esso si apre con una immagine inusuale di Gesù che, di fronte allo spettacolo dei mercanti e dei cambiavalute, che avevano trasformato il luogo sacro in un luogo di mercato, prende delle cordicelle e .."scacciò tutti fuori del tempio con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiavalute, ne rovesciò i banchi...".
Il gesto fu come una provocazione i giudei infatti gliene chiesero conto: " Con quale autorità fai questo? ".
Gesù non risponde direttamente a questa domanda, ma lancia una sfida, che è in realtà una grande rivelazione, della sua persona, della sua missione, del vero culto e perciò dell'assoluta sacralità del vero tempio, e, infine, della grande dignità della persona umana, alla quale si è eguagliato Dio, nella persona dell'Unigenito, fatto uomo.

«Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere».
Ma nessuno in quel momento comprese, non i giudei che irrisero a quelle parole: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?»; e neppure i discepoli i quali solo più tardi, dopo aver contemplato il Risorto e ricevuto lo Spirito, ".. si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù..."; capirono cosa significasse il tutta la sua portata quel versetto del salmo che, tante volte, anche loro, assieme al Maestro avevano ripetuto: " lo zelo della tua casa mi divora" ( sl. 68); era lo zelo per la gloria del Padre, la passione per la redenzione dell'uomo, che di Dio è immagine e che a Lui doveva esser ricondotto e fatto nuovo per mezzo della sua morte e resurrezione.

E' Cristo risorto il vero tempio di Dio, il segno grande della sua Presenza tra gli uomini e nella loro Storia; lo ripete con chiarezza e forza Paolo, nella seconda lettura di questa domenica: ".. Fratelli, mentre i Giudei chiedono i miracoli e i Greci cercano la sapienza, noi predichiamo Cristo crocifìsso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, predichiamo Cristo potenza Dio e sapienza di Dio. Perché ciò che è stoltezza di Dio è: più sapiente degli uomini, e ciò che debolezza di Dio è più forte degli uomini. (Cor.1,22-25 )
E' la verità che professiamo e proclamiamo, quanti, battezzati nel Suo nome, in Lui siamo anche divenuti pietre vive del nuovo, indistruttibile tempio.




Sr Mariarita Pisano o.p.
Monastero Domenicano
SS.mo Rosario
Marino Laziale RM