Omelia (06-04-2025)
don Giacomo Falco Brini
Come conoscere il Signore Gesù

Nella 2a lettura di questa domenica, S. Paolo afferma di aver lasciato perdere tutto per la conoscenza del Signore Gesù, fino a considerare questo "tutto" come "spazzatura". Un modo per dire che tutto il sapere di questo mondo, tutta la cultura accumulata, tutto ciò che viene dal suo cammino di fariseo inappuntabile in tema di fede, non vale questa conoscenza, non c'è proprio confronto. Il vangelo poi ci indica con assoluta precisione dove nasce questa conoscenza. Più vado avanti e più sentendo, come Paolo, ancora lontana la meta, più mi convinco che c'è da ripartire daccapo con l'evangelizzazione dell'uomo contemporaneo, ma anche di un certo cristiano già battezzato, smarritosi dietro mille rivoli di verità dottrinali senza alcun aggancio con il centro della fede cristiana. E questo centro lo abbiamo visto raccontare da Gesù domenica scorsa in forma di parabola. Mentre il vangelo odierno ce lo offre nel ricordo di un drammatico ma indimenticabile incontro.
Gesù si trova nel Tempio di buon mattino, per insegnare a tutto il popolo che andava da lui. Ma non poteva quasi mai farlo senza ricevere la solita visita di scribi, farisei e dottori della legge, sempre pronti a cercare di screditare la sua parola e il suo operato. Quel giorno costruirono ad arte la loro trappola, nel ricorrente tentativo di metterlo alla prova e poterlo finalmente accusare di qualcosa di grave. Colta una donna in flagrante adulterio, la posero nel mezzo davanti a lui e a tutti gli astanti, sottoponendogli una domanda-tranello: che facciamo ora con questa donna scoperta in flagrante, visto che Mosè ordina di lapidarla? Come sappiamo dal testo, il Signore inizialmente non risponde all'interrogativo. O meglio, la prima risposta è il suo silenzio accompagnato dallo scrivere per terra. Su questa strana azione di Gesù gli antichi padri della chiesa e i più recenti esegeti hanno scritto fiumi di inchiostro. Al sottoscritto piace pensare che con tale condotta Gesù forse voleva cercare di raffreddare quella insana voglia umana di giustizia sommaria o quella più insana inclinazione a identificare il peccatore con il suo peccato che ci portiamo tutti nel cuore.
Tuttavia, siccome insistevano nell'interrogarlo, si alzò e diede quella celebre risposta che fu come l'abbattersi di uno tsunami d'acqua su un incendio propagatosi pericolosamente. Poi si abbassò di nuovo riprendendo a scrivere per terra, mentre molti degli uditori lasciarono cadere le loro pietre: se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Il vangelo in greco significa "buona notizia". Peccato che nessuno rimase a vedere quale fosse la buona notizia in quel caso, che era anche per loro. Come mai a nessuno venne questa curiosità? Come mai nessuno, dopo aver ricevuto quella parola disarmante, desiderò vedere come andava a finire? Il racconto di Giovanni è chiaro: lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Pensiamo a quella donna già abbondantemente disonorata per il suo grave peccato. Era stata buttata in pasto alla folla da uomini religiosi qualificati, inferociti dalla voglia di svergognarla, per poter così svergognare il Maestro. In psicologia si direbbe "manipolata" nel suo grave peccato per raggiungere il loro obiettivo. Pensiamo a quel peccato inconfessabile che ciascuno conosce di sé improvvisamente reso pubblico, sotto gli occhi di tutti. Come ci sentiremmo? Avremmo retto all'onta di una tale azione?
Eppure, proprio in quella solitudine, in quell'essere stata abbandonata da tutti al suo grave peccato, proprio in quel deserto interiore di chi non si può più appigliare a niente e non ha più nessuno che può difenderla; proprio in questa verità innegabile che tocca la sua anima, quella donna diventa capace di mostrare al mondo il volto di Dio, perché inizia a conoscere chi è Gesù. E notate bene, non parte da lei tale iniziativa. La parola partita dalla bocca del Signore le fa scoprire, mentre è probabilmente ancora ripiegata fisicamente su sé stessa, che attorno a sé non c'è più nessuno che la condanni. Allora il Maestro, dopo aver ricevuto risposta, può guardarla negli occhi, può rivolgerle la parola che salva rivelando la propria identità, restituendo la donna alla sua vera identità: neanche io ti condanno. Va e d'ora in poi non peccare più. Cos'è la conoscenza di lui di cui parla S. Paolo nella 2a lettura? È la conoscenza di un amore più grande che lo ha raggiunto nel proprio peccato, come per questa donna. Non lo dimentichiamo: Paolo andava a far deportare altri cristiani dopo essere stato responsabile dell'omicidio di alcuni tra essi. Non esiste un principio di conoscenza di Dio che si possa affrancare dall'esperienza della sua misericordia. Chi non conosce di essere perdonato non ha ancora conosciuto il Signore, anche se dovesse proclamare il contrario.