Omelia (13-04-2025)
padre Paul Devreux


Oggi benediciamo i ramoscelli d'ulivo, simbolo di salvezza sin da quando la colomba ne portò uno a Noè, sull'arca, alla fine del diluvio. Noi oggi preghiamo affinché finiscano le guerre che sono come un diluvio, perché portano solo sofferenza.

Ma facciamo anche festa perché oggi, come quel giorno a Gerusalemme, Gesù viene a visitarci.
Il ramoscello d'ulivo sta ad indicare la sua venuta in casa nostra. Leggiamo il vangelo che ci ricorda quella grande giornata.

Dette queste cose, Gesù andava avanti, salendo a Gerusalemme. Gesù sale a Gerusalemme. Va avanti malgrado il fatto che sa benissimo cosa lo aspetta, ma lo fa ugualmente, perché è convinto dell'importanza di ciò che fa. Dopo di lui tantissimi cristiani hanno portato avanti la loro missione pur sapendo che andavano incontro al martirio. Succede anche oggi spesso, ma se ne parla troppo poco.

Come fu vicino a Betfage e a Betania, presso il monte detto degli Ulivi, mandò due discepoli, dicendo: «Andate nella borgata di fronte, nella quale, entrando, troverete un puledro legato, su cui non è mai salito nessuno; slegatelo e conducetelo qui da me. Se qualcuno vi domanda perché lo slegate, direte così: "Il Signore ne ha bisogno"». Il puledro era la cavalcatura dei re in tempo di pace, quindi il messaggio che Gesù vuole dare è quello di un re che viene a visitare la sua città in pace.

E quelli che erano stati mandati partirono e trovarono tutto come egli aveva detto loro. Mentre essi slegavano il puledro, i suoi padroni dissero loro: «Perché slegate il puledro?» Essi risposero: «Il Signore ne ha bisogno». E lo condussero a Gesù; e, gettati i loro mantelli sul puledro, vi fecero salire Gesù. Gettare i mantelli sul puledro è un modo per renderlo più comodo, ma è anche un segno di affidamento al sovrano. E' come se dicessero: "Ti consegno la mia vita. Desidero seguirti ovunque tu andrai, nella buona e nella cattiva sorte". Questo perché il mantello rappresentava l'identità della persona, ma era anche indispensabile per superare la notte fredda.

Mentre egli avanzava stendevano i loro mantelli sulla via. Anche questo è un gesto di venerazione, ma è più un gesto di sottomissione ad un re potente che di fiducia filiale.

Quando fu vicino alla città, alla discesa del monte degli Ulivi, tutta la folla dei discepoli, con gioia, cominciò a lodare Dio a gran voce per tutte le opere potenti che avevano viste, dicendo: «Benedetto il Re che viene nel nome del Signore; pace in cielo e gloria nei luoghi altissimi!»
Alcuni farisei, tra la folla, gli dissero: «Maestro, sgrida i tuoi discepoli!»
Ma egli rispose: «Vi dico che se costoro tacciono, le pietre grideranno».
Deve essere stato un momento molto bello per Gesù e i suoi discepoli. Un momento molto atteso, che sembra confutare tutte le previsioni nefaste che Gesù aveva fatto. Ma per noi, che sappiamo come poi sono andate le cose, è sconcertante.
Ma voglio concludere ricordando una bellissima predica che ho sentito anni fa. Parlava del puledro, che praticamente è un asino, grigio, cocciuto, con tanti difetti, ma ha portato Gesù nel mondo, ha evangelizzato. Per cui, se lo ha fatto lui, posso farlo anche io e tutti noi possiamo farlo. Questa è la nostra missione di cristiani.
Buona settimana Santa.