Omelia (13-04-2025) |
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COMMENTO ALLE LETTURE Commento a cura di don Massimo Cautero Il Vangelo di Luca che introduce la commemorazione e la processione dell'ingresso di Gesù in Gerusalemme, che chiamiamo delle Palme, ci racconta di un Gesù che fa il suo ingresso a cavallo di un asinello (puledro di asino). Un asinello che non è "un caso" sia perché è Gesù stesso che lo indica ai discepoli affinché lo prendessero, sia perché l'asino è una cavalcatura che ha un significato importante: l'asino è, o meglio era, un animale indispensabile per il lavoro umano, a quest'animale l'uomo deve tanto, preferito ad animali più grossi perché più gestibile ed economico, era anche uno di famiglia, intelligente e sensibile come pochi animali. Nessun Re o dignitario avrebbe fatto a meno del suo asino, anche perché un re che viaggiava a cavallo del suo asino era simbolo di pace e prosperità: l'asino era infatti la cavalcatura in tempo di pace, mentre il cavallo lo era per la guerra. In tempo di pace gli uomini lavorano, prosperano e crescono, e ciò che aiuta nel lavoro è prezioso, in tempo di guerra è la violenza e la paura che seminano la morte e tutto, compresi gli animali che si usano, deve servire la guerra. Gesù vuole quindi mostrarsi come "re di pace", non cerca un cavallo od un altro modo per entrare a Gerusalemme, avrebbe evocato tutti altri sentimenti ed emozioni in chi lo guardava, su un cavallo o portato a braccia in trionfo si sarebbe messo in fila con i "litiganti" per Gerusalemme -fra cui Romani, Erodiani, Sadducei, Farisei, Zeloti, Sicari, etc.- Gesù voleva fosse chiaro che veniva con tutt'altre intenzioni che quelle della maggior parte dei gruppi di potere del suo tempo: Lui è la Pace e non poteva che presentarsi "in pace", come un re che entra nel suo regno in tempo di pace avrebbe fatto. Gesù non è più solo l'ebreo pellegrino e il "rabbi" che arriva a Gerusalemme e predica il Regno di Dio, la salvezza, da questo momento Gesù è il Re che prende possesso della Città emblema di pace, "citta della pace" (Jeru-Shalaim), che però non ha mai avuto pace, neanche oggi, e forse perché non ha voluto vedere in quell'uomo sull'asinello colui che porta la pace. uomo su un asino, è l'immagine che verrà sostituita da un uomo che muore sulla croce, che viene ucciso sulla croce, un uomo che aveva la potenza dell'onnipotente ma ha rivelato la sua potenza con la pace e la forza della debolezza, Uomo-Dio che ha avuto molto da dirci sulla nostra pace e che avrebbe ancora oggi molto da dire, ma che continua ad essere tirato giù dall'asinello per essere messo in croce, ancora oggi, ancora nella sua città ed in altri migliaia di altri posti dove all'asino si preferisce il cavallo da guerra, oggi "cavalli di ferro" e tecnologia, letali come l'odio e la violenza che li guidano. Nella liturgia della domenica delle Palme si legge il "Passio" -che sostituisce la pericope del Vangelo dopo la seconda lettura- che, dove è possibile, si legge a più voci per rievocare la storia della passione e della morte di Gesù per viverla con più intensità, è un momento importante perché ci dice che non si può arrivare alla Resurrezione senza passare una passione, come Gesù ha fatto, ma è anche una riflessione su come vivere le nostre "passioni": con il cuore nella pace! Eh già, la Chiesa non rivive l'ingiustizia della croce per cercare vendetta o motivo di guerra ma, seguendo Gesù, il nostro Re della pace, siamo invitati a vivere con la pace e nella pace ogni "passione", sapendo che la pace e la croce ci porteranno alla resurrezione, proprio come il Re della Pace. Speriamo che il segno della palma o del ramoscello d'ulivo, che ci porteremo a casa dalle celebrazioni, ci ricordino veramente questa pace, ci insegnino a guardare il futuro come vera speranza di pace e resurrezione, perché noi, in fondo, ce lo possiamo permettere perché siamo il popolo della nuova Gerusalemme, quella che appartiene al Re della Pace, quella Gerusalemme che oggi il mondo in guerra non vedrà mai, ma che è certo è la nostra casa. |