Omelia (17-04-2025)
don Roberto Seregni
Mi metto il grembiule, il Tuo

È stata una Quaresima intensa. Ci ho provato, Signore, ad essere un discepolo più autentico, più vero, più fedele. E se ho potuto fare qualcosa di buono, è stato solo per la Tua immensa misericordia e pazienza. Mi sorprende sempre: non Ti sei ancora stancato di me.
Questa sera, Signore, Tu mi inviti a sedermi con Te e con gli apostoli alla mensa dell'ultima cena. Tutta Gerusalemme si prepara alla celebrazione della Pasqua, memoria della liberazione dalla schiavitù dell'Egitto. I discepoli, probabilmente, non sospettavano nulla. Non potevano immaginare che sarebbe stata l'ultima cena con Te. Ma Tu lo sapevi, Tu sapevi tutto.
E durante la cena, Ti sei alzato, Ti sei tolto i vestiti, Ti sei legato ai fianchi un grembiule, hai preso un catino pieno d'acqua, Ti sei inginocchiato davanti a me e hai iniziato a lavarmi i piedi.
Tu non hai preso tra le Tue mani la mia testa, con i miei sogni, i miei ideali e i miei desideri, ma hai afferrato tra le Tue mani i miei piedi: il mio contatto con la terra, le mie fragilità, le mie vulnerabilità, la mia povertà, la mia miseria.
Tu lavi i piedi, perché i piedi non mentono. I piedi rivelano chi sono, da dove vengo, dove vado e con chi cammino. I miei piedi sono la mappa segreta della mia anima.
Tu, Gesù, mi inviti a sedermi con Te, perché vuoi prendere i miei piedi tra le Tue mani benedette. Non Ti importa quante volte sono caduto, quante volte ho scelto sentieri sbagliati che mi hanno allontanato da Te. L'unica cosa che importa è che stasera sono qui, seduto con Te alla mensa dell'ultima cena, e Tu prendi tra le Tue mani i miei piedi per scolpire nella mia anima le strade della carità, della solidarietà e della tenerezza.
Le Tue mani vogliono incidere in me le rotte dell'amore, perché io possa camminare verso chi ha bisogno di una parola, di uno sguardo, di una carezza.

Gesù, non voglio più aver paura.
Mi metto il grembiule, il Tuo.
Prendo il catino e la tovaglia...
Mi inginocchio.
Adesso ho capito:
solo così, solo in ginocchio,
lavando i piedi ai miei fratelli,
potrò riconoscere davvero il Tuo volto.

don Roberto Seregni