Omelia (17-04-2025) |
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COMMENTO ALLE LETTURE Commento a cura di Gigi Avanti Qualcuno ha azzardato a definire la "lavanda dei piedi" quasi un ottavo sacramento, considerato che quel gesto era stato compiuto da Gesù in parallelo con quello della istituzione dell'Eucaristia. Un accostamento meraviglioso quello tra Eucaristia e Servizio di carità, come a dire che nutrirsi di Gesù alimenta l'operosità servizievole verso i fratelli, come a dire che le due "cose" sono inscindibili e che non vi può essere l'una senza l'altra per la testimonianza di una fede adulta, sostanziosa e concreta. Ma quel che impressiona maggiormente nel brano di Vangelo narrato da Giovanni è l'insieme dei comportamenti e dei detti di Gesù nel corso di quella strana cena di quel giovedì sera, comportamenti spiazzanti e messaggi a dir poco conturbanti. Si potrebbe esclamare sconvolti: "Questo è il colmo, Gesù!". Non è proprio di buon gusto, infatti, nel bel mezzo di una cena mettersi a lavare i piedi e fare discorsi di tradimenti e di morte. Ma c'è un dettaglio a giustificazione di tale comportamento di Gesù fuori da ogni regola e quel dettaglio sta in un verbo coniugato al gerundio che fa da fondamento a tutto, sta nel verbo "sapendo", ribadito due volte: "Sapendo Gesù che era venuta la sua ora..." (...) "Sapendo che il Padre aveva messo tutto nelle sue mani e che da Dio era uscito e a Dio ritornava...". Quel "sapendo" contiene tutto il contenuto della sua fede adulta, incrollabile, concreta nel Padre. Quel "sapendo" è la viscerale consapevolezza di avere comunque l'appoggio, il sostegno, la solidarietà, la spirituale complicità del Padre, vada come vada. Questa assoluta certezza che il Padre stava, come sempre, dalla sua parte può trasformarsi in un insegnamento per noi ipocredenti pieni di paure e afflitti da patologie spirituali di ogni sorta. Un insegnamento a come non demordere mai, a come non tirare i remi in barca, a come non farci bloccare nel tunnel delle angosce del vivere, a come disinteressarsi di Satana passando accanto al mercatino delle sue lusinghe con indifferenza, a come tirare avanti nel servizio d'amore ai fratelli noncuranti di critiche, sospetti, delusioni, smacchi e risultati che non si vedono, a come tirare dritto pur "sapendo" che siamo servi "inutili e che non tutto, al momento, filerà liscio, anzi. Ma soprattutto, un insegnamento ad essere certi, saldamente certi e sicuri, che alla fine tutto avrà la sua gioiosa conclusione nelle braccia sempre aperte del Padre. Di quel Padre che ha fatto dire a San Giovanni XXIII questa rasserenante esclamazione: "Dio sa che esisto e questo mi basta". |