Omelia (27-04-2025) |
don Roberto Seregni |
Porte di misericordia È notte. Con le porte chiuse per paura, i discepoli si sono rintanati nel loro fallimento. Hanno visto morire Gesù e, con Lui, le loro speranze. Sono paralizzati. Ma, all'improvviso, Gesù è di nuovo in mezzo a loro. Non ha bussato, non ha aspettato che gli aprissero. È semplicemente lì. E non ci sono rimproveri né domande, solo una parola che cambia tutto: «Pace a voi». Gli apostoli lo hanno abbandonato e tradito, ma sulle labbra del Signore non c'è nemmeno l'ombra di un rimprovero. Gesù annuncia la pace e mostra loro le sue ferite. Non sono scomparse, ma sono state trasformate. Sono cicatrici d'amore, non di sconfitta. Quelle stesse mani trafitte, quel costato aperto, ora sono porte di misericordia. Ma Tommaso non è con loro. Quando glielo raccontano, non riesce a credere. Il suo dolore è troppo grande, la sua fede è ferita. Ha bisogno di vedere, toccare, verificare con i propri occhi. Forse invidia gli altri per aver visto prima di lui. Otto giorni dopo, Gesù torna. Non per rimproverarlo, ma per andargli incontro. «Metti qui la tua mano, tocca le mie ferite», gli dice. Gesù non ha paura del dubbio di Tommaso, si avvicina alla sua incredulità e gli concede ciò di cui ha bisogno. Ma Tommaso non tocca. Ha visto, e gli basta: «Mio Signore e mio Dio!». Dal dubbio passa alla fede. Questo brano è per noi, che non abbiamo visto e crediamo. Anche noi abbiamo dubbi, chiudiamo porte, vogliamo certezze. Ma Gesù si avvicina, ci cerca nella nostra incredulità, entra nelle nostre ferite e ci restituisce la pace. Oggi è il giorno della misericordia. Lasciati trovare. Lasciati abbracciare. don Roberto Seregni |