Omelia (12-03-2006) |
don Roberto Rossi |
Salire sul monte per cercare il volto di Dio Il cammino quaresimale ci presenta oggi Gesù che sale sul monte a pregare, con tre suoi discepoli, si manifesta e si va vedere nello splendore della sua gloria, annuncia la sua morte e resurrezione. Sale sul monte a pregare, vive questo desiderio dell'incontro e dell' intimità col Padre. Per noi tutti è un richiamo e un esempio. Mi ha colpito in una preghiera quaresimale di questi giorni questa invocazione: "Volgi il tuo sguardo, Padre misericordioso, a questa tua famiglia e fa' che superando ogni forma di egoismo, risplenda ai tuoi occhi pei il forte desiderio di te". Forte desiderio di Dio! C'è in noi il desiderio di Dio? Un forte desiderio di Dio? Oppure restiamo indifferenti o abbiamo la sensazione di fare un favore al Signore, quando preghiamo o andiamo in chiesa? Mi pare che spesso siamo distratti, dissipati, preoccupati di molte cose materiali, incapaci di silenzio, di interiorità, nella ricerca delle nostre gioie, e sempre più tristi e vuoti. Notiamo la fatica, specie nei ragazzi e nei giovani, di momenti di raccoglimento, di preghiera vera, di esperienza gioiosa e vera di Dio. Ne abbiamo bisogno. Vogliamo imparare a salire con Gesù sul monte. Se non c'è la preghiera, se non c'è l'ascolto della parola di Dio, se non accogliamo i sacramenti, non c'è vita cristiana in noi. Dicevano i santi: Senza cibo e senza acqua vivrebbe il nostro corpo? La nostra anima non potrà vivere senza l'incontro con Dio, senza il soffio e il nutrimento di Dio, non potrà vivere senza Dio. Non posso ridurmi a pregare solo quando me la sento, quando ne ho voglia, quando mi ricordo. La preghiera deve diventare un fatto costante nelle mie giornate. La preghiera mi salva, mi aiuta a vivere la vita cristiana e anche la vita umana. Nella grande momento della trasfigurazione sul monte si realizza tutto quanto è annunciato nelle prime letture. Gesù è il Figlio di Dio, Gesù parla della sua resurrezione dai morti; cioè dice che morirà, che verrà crocifisso, che esprimerà tutto il suo amore per l'umanità offrendo tutto se stesso sulla croce. Cosa vuol dire "risuscitare dai morti"? Cosa significa per Dio, che è Padre, dare il suo Figlio fino alla morte sulla croce? Ci aiuta a capire un po' tutto questo il racconto di Abramo che va sul monte a sacrificare il figlio Isacco. Ma soprattutto ci aiutano le parole essenziali e precise di Paolo, nella sua lettera ai Romani: "Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà ogni cosa con lui?" Ad Abramo Dio ha risparmiato il figlio, a se stesso no! Dice Gesù nell'incontro con Nicodemo: "Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio!". "Dio è amore e chi rimane nell'amore rimane in Dio e Dio rimane in lui" (prima lettera di Giovanni). Sul monte Tabor i tre apostoli vedono la gloria di Dio. E' questo un modo di prepararli a capire quello che succederà dopo: la morte e la risurrezione. Ogni incontro con Dio nella preghiera è contemplare la sua gloria, è sperimentare il suo amore infinito e continuo, è trovare un senso a tutte le cose, fino alla vita nuova che Dio ci darà per sempre. Solo la fede dà motivi per vivere e offrire la vita a Gesù Signore. Nel cammino quaresimale ha un significato particolare questo secondo mistero della luce: la trasfigurazione di Gesù sul monte. Come ha avuto un significato particolare nell'esperienza dei tre apostoli che sono stati ammessi a contemplare il volto glorioso di Cristo. Lo stesso significato entra nella vita delle persone: dei credenti, della Chiesa, dell'intera umanità, nello svolgersi della loro esistenza concreta, dove si sperimentano, oltre le gioie, tanti problemi, difficoltà, drammi, morte... Come Cristo, il cristiano sa che il dolore e la morte non sono l'ultima parola, ma la penultima; l'ultima parola, che ritorna ad essere la prima, la vera, la definitiva, è la vita. Occorre illuminare l'esistenza con la luce della fede, con la luce di Cristo che è il Figlio di Dio onnipotente e Salvatore, anche quando passa attraverso la sua umile esistenza terrena, anche quando è sofferente e muore crocifisso. Non solo Dio è con noi, "l'Emmanuele", ma Dio è per noi, è il salvatore, l'avvocato, il redentore. "Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Ecco la certezza della nostra fede, che diventa esperienza continua ogni giorno: Sì, Dio è per noi. Lui non ha risparmiato il proprio Figlio: suo Figlio è venuto sulla terra, ha vissuto nella povertà e nel servizio, ha sofferto la passione, è morto sulla croce. Dio ci ha dato tutto: ci ha "dato" il suo Figlio! Allora possiamo essere certi e aperti a una fiducia unica: Dio ci darà ogni cosa assieme a suo Figlio. Ogni cosa! Nella nostra esistenza, nelle nostre necessità, nei problemi o difficoltà, in vita e in morte e per l'eternità: Dio ci darà ogni cosa, come espressione del suo amore e perché possiamo vivere nella gioia vera del suo amore. |