Omelia (19-03-2006) |
padre Romeo Ballan |
Il culto universale del "cuore sincero" Riflessioni Culto ed etica, credo religioso e pratica morale sono due elementi costitutivi del ritratto spirituale di ogni persona umana, che emergono dalla Parola di Dio proclamata oggi. Per quanto riguarda il culto, la venuta di Gesù ha portato cambiamenti radicali rispetto all'Antico Testamento. Chiunque riflette con realismo sul fatto di Gesù che scaccia dal tempio, a sferzate, mercanti e cambisti, buoi, pecore e colombe (Vangelo), resta sorpreso dall'energia e il coraggio con cui Egli osa affrontare categorie di persone legate più ai soldi e agli interessi che al culto e alla religione. Un intervento di Gesù che sarà uno dei motivi di accusa nel giudizio che lo porterà alla morte. Il significato di questo gesto così insolito (quasi scomposto) in un Gesù "mite e umile di cuore" (Mt 11,29), va ben oltre l'irritazione di un momento per un fatto comunque indecente come l'aver fatto "della casa del Padre mio un luogo di mercato" (v. 16). Quel gesto è un segno che ormai è finito il tempo di un culto legato al sacrificio degli animali e all'offerta di cose per placare Dio. Quel gesto e il fatto che "il velo del tempio si squarciò in due dall'alto in basso" (Mc 15,38) sono segni del definitivo superamento della religione giudaica. D'ora in poi l'unico tempio è il corpo di Cristo -"Egli parlava del tempio del suo corpo"- (v. 21), crocifisso e risorto. Il contatto con Lui –l'unico Salvatore!- avviene non più attraverso le strettoie dei muri, sangue di animali, adempimento meccanico (e magico) di riti esterni, ma nell'intimo di ogni persona, nella fede e nei segni sacramentali, in spirito e verità: "I veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità" (Gv 4,21-24). L'unico culto gradito a Dio parte dal cuore contrito, come nel pubblicano (Lc 18,13-14), e riconciliato: "va prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono" (Mt 5,24). A ragione, quindi, Paolo esorta "ad offrire i propri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale..." (Rm 12,1-2). Si tratta di un messaggio che apre enormi prospettive per la Missione, per il dialogo interreligioso e per l'inculturazione del Vangelo tra i popoli che ancora non lo conoscono. Le vie al contatto salvifico con Cristo Salvatore non sono riservate soltanto ad alcuni, ma sono aperte a tutte le genti: a chiunque cerca Dio con cuore sincero. (*) Oltre la fede e il culto, possiamo leggere, in questa prospettiva missionaria, anche gli impegni della vita morale. I dieci comandamenti (I lettura) hanno il loro fondamento nella legge naturale, che è anteriore alla rivelazione di Dio nella Bibbia e nella Chiesa. Questa verità ha un'importanza straordinaria per il dialogo tra i popoli e per il lavoro dei missionari. I comandamenti sono patrimonio spirituale ed etico di tutta l'umanità, anche se la Rivelazione cristiana ci dà una maggiore certezza e completezza nella comprensione della legge naturale stessa. Il decalogo, o legge naturale, costituisce, per tutti i popoli, un valore universale ancor prima e al di fuori della Rivelazione cristiana. È quanto insegna il Catechismo della Chiesa Cattolica. "I dieci comandamenti appartengono alla Rivelazione di Dio. Al tempo stesso ci insegnano la vera umanità dell'uomo. Mettono in luce i doveri essenziali e, quindi, indirettamente, i diritti fondamentali inerenti alla natura della persona umana. Il Decalogo contiene una espressione privilegiata della legge naturale: «Fin dalle origini, Dio aveva radicato nel cuore degli uomini i precetti della legge naturale. Poi si limitò a richiamarli alla loro mente. Fu il Decalogo» (Sant'Ireneo di Lione). Quantunque accessibili alla sola ragione, i precetti del Decalogo sono stati rivelati. Per giungere ad una conoscenza completa e certa delle esigenze della legge naturale, l'umanità peccatrice aveva bisogno di questa rivelazione: «Una completa esposizione dei comandamenti del Decalogo si rese necessaria nella condizione di peccato, perché la luce della ragione si era ottenebrata e la volontà si era sviata» (San Bonaventura). Noi conosciamo i comandamenti di Dio attraverso la Rivelazione divina che ci è proposta nella Chiesa, e per mezzo della voce della coscienza morale". (CCC, nn. 2070-2071). Fede e comandamenti, culto ed etica: sono dimensioni fondamentali della vita umana, che il cristiano vive alla luce del mistero pasquale di Cristo, crocifisso e risorto (II lettura), "scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani, ma per coloro che sono chiamati... potenza di Dio e sapienza di Dio" (v. 23-24). San Giuseppe – del quale oggi ricorre la festa - è entrato in modo singolare nel mistero pasquale di Gesù, di Maria e della Chiesa, della quale è Patrono universale. Egli è un modello insigne di ricerca, ascolto e fedeltà al piano di Dio, al quale ha offerto il culto del suo cuore sincero nella esemplarità delle opere della sua vita. Parola del Papa (*) "Non è il potere che redime, ma l'amore! Il Dio, che è divenuto agnello, ci dice che il mondo viene salvato dal Crocifisso e non dai crocifissori. Il mondo è redento dalla pazienza di Dio e distrutto dall'impazienza degli uomini". Benedetto XVI Omelia nella inaugurazione del Pontificato, 24 aprile 2005 Sui passi dei Missionari - 19/3: S. Giuseppe, sposo della B. V. Maria, padre putativo di Gesù, Patrono della Chiesa universale. - 21/3: Primavera (nell'emisfero nord): Giornata Internazionale per l'Eliminazione della Discriminazione Razziale. - 23/3: S. Turibio Alfonso di Mogrovejo (1538-1606), arcivescovo di Lima (Perú), patrono dell'Episcopato latinoamericano. – IV centenario della morte. - 24/3: XXVI° anniversario dell'uccisione di Mons. Oscar Arnulfo Romero (+1980), arcivescovo di San Salvador (El Salvador). – Giornata di preghiera e digiuno per i "Missionari Martiri". - 25/3: Annunciazione del Signore: il Verbo di Dio si è fatto uomo. |