Omelia (17-03-2006)
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Commento su Gen 37,17-18

Dalla Parola del giorno
Giuseppe andò in cerca dei fratelli e li trovò a Dotan. Essi lo videro da lontano e, prima che giungesse vicino a loro, complottarono di farlo morire.

Come vivere questa Parola?
Giuseppe è figlio di Giacobbe – Israele. Lo ha avuto in vecchiaia e verso di lui esprime una speciale tenerezza. Questa la ragione di una gelosia da parte dei fratelli che si tramuta in un tale odio da decidere, tutti insieme, si farlo morire. Più tardi prevalse l'idea di venderlo, per poco denaro, a certi mercanti israeliti che passarono di lì. E il provvido amore di Dio terrà le fila della storia di Giuseppe fino a farne sorgente di salvezza per molti, inclusi i suoi fratelli. In un mondo di violenza com'è il nostro vale comunque la pena di meditare su questa radice amara che, più o meno, abita il cuore degli uomini e su cui si passa oltre allegramente senza neppure chiamarla per nome. Sì, la gelosia a braccetto con la sua gemella, l'invidia, se ne vanno a spasso tra la gente e sono continuamente fonte segreta di rancori, di malevolenze, di vendette, odio. In fondo la storia della violenza è la loro storia. Giuseppe non fu ucciso, ma Gesù, di cui scribi, farisei, dottori della legge erano gelosi e invidiosi, fu messo a morte!

Oggi, nel mio rientro al cuore, voglio guardare se mai si annida in me qualche radice amara di gelosia o d'invidia. È così facile che si camuffi sotto l'aspetto di zelo o di rivendicazioni dettate da giuste e lodevoli ragioni!

Signore Gesù, so che la gelosia e l'invidia attecchiscono in me trovando terreno favorevole non nel mio cuore che cerca te ma nel mio ego che si nutre di quello che non è te. Dammi il tuo Spirito per scorgere queste radici amare. Dammi la tua forza di CrocifissoRisorto per estirparla da me.

La voce di Padre della Chiesa
Molto si estende la rovina, molteplice e tristemente feconda, della gelosia. È la radice di tutti i mali, la sorgente delle stragi, il vivaio dei delitti, la sostanza delle colpe.
Cipriano