Omelia (19-03-2006)
padre Paul Devreux


Questa pagina di Vangelo, in cui vediamo Gesù nuovamente trasfigurato, non più in bianco ma rosso di rabbia, mi è sempre piaciuta. Risveglia in me il desiderio nostalgico che qualcuno faccia giustizia e prenda a cuore la difesa del povero. Inoltre questa cacciata dei mercanti dal Tempio risponde al desiderio e bisogno di gratuità, che spero trovare almeno in Dio!

Gesù si trova davanti questa situazione: "Ogni pellegrino che arrivava a Gerusalemme, una volta all'anno doveva versare la tassa del tempio (il corrispondente del salario di due giorni) che si poteva pagare solo in valuta locale. Arrivando con ogni sorta di moneta straniera si doveva cambiarla nei cortili del tempio e, nel cambio, i cambiavalute riuscivano a spillare a quella povera gente, l'equivalente di un'altra giornata lavorativa. Lo stesso accadeva per i venditori di colombe. Quasi tutti i pellegrini volevano offrire un animale piccolo o grande come sacrificio per il tempio. Le vittime però dovevano essere dichiarate idonee dagli esperti del tempio. Se venivano acquistate fuori del tempio queste vittime venivano quasi certamente dichiarate non idonee, per cui bisognava acquistarle dentro il recinto del tempio, pagandole tre volte il prezzo normale. La reazione di Gesù è una reazione all'ingiustizia commessa contro i semplici e, più in generale, reagisce all'idea che bisogna presentarsi a Dio con vittime offerte quasi fosse necessario pagare il suo favore". (Comunità Missionaria di Villaregia - http://www.cmv.it)

Il racconto finisce dicendo che Gesù "sapeva quello che c'è in ogni uomo".
Gesù sa che in ognuno di noi c'è un profondo desiderio di giustizia e di gratuità, tante volte soffocato dalle esperienze e dalle necessità della vita, che possono rendermi pessimista e egoista. Cacciando i mercanti Gesù prende la difesa del povero, rende il culto gratuito e cerca di risvegliare in me la nostalgia di queste cose, invitando anche me a partecipare alla battaglia per la giustizia. La Passione di Gesù, oltre a rivelarci il volto di Dio, è il prezzo che Gesù paga perché ci sia più giustizia in questo mondo. Cosa sono disposto a pagare io? Questo dipende dal mio rapporto col Signore. Più ho fiducia in lui, più sono libero di scandalizzarmi e di espormi per difendere il povero.

Tuttoggi, quando arriviamo in un luogo di preghiera, esigiamo che venga rispettato un certo stile. Per esempio non accettiamo che si debba pagare per entrare in chiesa a pregare. E' qualcosa che abbiamo dentro, un'esigenza di gratuità; e vogliamo trovare un ambiente in cui non dobbiamo difenderci da nulla e da nessuno. Rifiutiamo le provocazione o sollecitazione che troviamo normale trovare fuori della Chiesa. Deve essere un oasi di pace, cioè dove vengo lasciato in pace da tutto e da tutti.

Ma questa pace che cerco in chiesa sarebbe bello trovarla dappertutto, e per questo bisogna battersi. La pace è sempre il frutto di una guerra, di una battaglia per la giustizia, di un martirio. In altre parole la pace e il benessere non sono una cosa naturale, spontanea, perché in natura c'è solo la legge del più forte, la così detta selezione naturale, che è violenta e tende ad eliminare il debole, il povero, il malato, per semplificare la vita di chi sta già bene. La pace e il benessere si ottengono facendo giustizia, e questo costa, perché si tratta di sottomettere i nostri istinti naturali a favore di un mondo umano.

Davanti alla realtà che trova nel Tempio, Gesù prende concretamente posizione. Questa è la cosa importante. Non stiamo qui a discutere sulle motivazioni, quanto sul fatto che reagisce energicamente e pubblicamente. Non ha paura di crearsi dei nemici, d'essere impopolare, di perdere voti.

Quante volte vedo degli scandali e non prendo posizione, per quietismo. La battuta: "Chi me lo fa fare" non è evangelica. Se c'è uno scandalo o un'ingiustizia, bisogna reagire e schierarsi.

Signore risveglia anche in me il senso del dovermi scandalizzare per costruire un mondo migliore; liberami dal buonismo e dal pacifismo di comodo. Risveglia in me quell'ardore ed entusiasmo per il tuo regno che ti ha mosso quel giorno nel Tempio.