Omelia (18-03-2006) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Dalla Parola del giorno Bisogna far festa perché tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. Come vivere questa Parola? All'interno della bellissima, preziosa parabola del figlio prodigo, questa parola che Gesù mette in bocca al padre, è la chiave interpretativa di tutto il racconto. Si parla di festa: E si sottolinea il capovolgimento di una situazione esistenziale: da morte a vita, da perdizione a ritrovamento. Anzitutto la "festa". Ma perché e a causa di chi? È un godere appunto per una risurrezione, per un trionfo della vita nella persona del figlio affondato nel male che è negazione dell'"essere". Ecco, si tratta di entrare col cuore nelle dimensioni di questo far festa per il trionfo della vita nella persona del figlio pienamente ritrovato. È la festa di Colui che è Amore senza confini e la cui gioia è perdonare e salvare., promuovere la vita in pienezza. È una grande luce! Ma proprio su questo sfondo luminoso, quanto è nerofumo la mentalità ristretta, meschina del figlio maggiore! Egli fa il conto di quanto ha dato al padre e di quanto ha ricevuto e lo confronta con quanto invece il padre ha dato al figlio minore, arrivando a giudicare ingiusto tutto questo. E non è forse, spesso, anche la posizione di tanti "cristianelli" pronti a stupirsi perché avendo compiuto il bene (o almeno sicuri di averlo compiuto!) si arroccano a posizioni di confronto e di scontento o almeno di perplessità nei confronti di Dio? Oggi, nella mia pausa contemplativa, chiedo che il Signore dilati il mio cuore verso le dimensioni del suo e non solo: mi guarisca da ogni atteggiamento di confronto ma mi abiliti a godere della gioia degli altri. Signore, tu sei mia salvezza: salvami da una religiosità arida, egoista, senza respiro d'amore. La voce di un padre della Chiesa Egli dunque riaccoglierà te, figlio suo, anche se ti sarai allontanato dopo esser già stato accolto, anche se tornerai nudo, solo per il fatto del tuo ritorno: e si allieterà piú di questo ritorno che della regolatezza dell'altro figlio. Tertulliano |