Omelia (19-03-2006)
don Bruno Maggioni
Il vero tempio? Il Crocifisso risorto

In questo episodio del Vangelo di Giovanni (2,13-25) colpisce il gesto fortemente polemico di Gesù: «fece una sferza, cacciò tutti dal tempio, rovesciò per terra le monete dei cambiavalute». Non credo che questo gesto voglia semplicemente significare che il culto debba svolgersi con decoro: non come un chiassoso mercato, ma nel silenzio e nel raccoglimento. Troppo poco. Il gesto polemico di Gesù si riallaccia ai profeti, i quali hanno spesso polemizzato con il culto che si svolgeva al tempio, non certo per abolirlo, ma per purificarlo. I profeti ricordavano continuamente che il culto non è solo adorazione: è nel contempo missione e conversione. Tanto è vero che l'elemento essenziale del culto al tempio era l'ascolto della Parola, e questa impegna la vita. Soprattutto i profeti ricordavano che nel tempio si incontra il Dio vivente: non un Dio chiuso nel tempio e preoccupato di sé, ma un Dio interessato a ciò che succede fuori.
Ma l'evangelista Giovanni non si accontenta di presentarci Gesù che, al modo degli antichi profeti, ci richiama al vero culto. Afferma che Gesù - e precisamente il Cristo morto e risorto - è il vero tempio: «Egli parlava del tempio del suo corpo». Che significa affermare che Gesù è il vero tempio? Duplice era il significato del tempio nel Primo Testamento: luogo dell'incontro con Dio e luogo del raduno delle tribù. Dunque una dimensione verticale e orizzontale. Gesù è tutto questo, afferma il vangelo di Giovanni. È in Lui che possiamo fare un'autentica esperienza di Dio ed è in Lui che possiamo fare un'autentica esperienza di fraternità.
Incontrare Dio è il desiderio di tutta la Bibbia, l'interrogativo che la percorre da un capo all'altro: dove e come posso incontrare il Signore? In Gesù, risponde Giovanni. A Filippo che gli chiedeva «Signore, mostraci il Padre», Gesù risponde: «È tanto tempo che sei con me e ancora non lo sai? Chi vede me vede il Padre» (14,8-9). E il desiderio della Bibbia (e di ogni uomo) è anche un altro: uscire dalla dispersione e incontrarci insieme, abbandonare le contrapposizioni e vivere da fratelli. Ma dove e come è possibile? Attorno al Cristo e alla sua Croce, risponde Giovanni: «Quando sarò innalzato da terra, cioè in Croce, attirerò tutti a me». «Tutti» dice l'universalità più completa. E «attirare» non dice una forza che ti costringe, ma una bellezza che ti affascina. Il Crocifisso innalzato svela che l'amore, che tante volte appare sconfitto, è in realtà vittorioso, capace persino di vincere la morte. Questa è una lieta notizia che ogni uomo vorrebbe sempre sentire.