Omelia (26-03-2006) |
CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie) |
Commento Giovanni 3,14-21 Quaresima tempo di astinenza – digiuno – preghiera, non per ricordare al Padre il nostro esistere, non per chiedere al Creatore che crei miracoli secondo i nostri desideri e progetti. Il Signore, Padre buono, conosce da sempre i suoi figli, non ne dimentica uno, su tutti stende la Sua mano e a tutti dona ciò che è bene per la realizzazione del Suo disegno d'amore, per il bene dei figli. Astinenza – digiuno – preghiera per ricordarci con maggior frequenza che il vero bene del figlio è essere vicino al Padre. Astinenza e digiuno non hanno nessun valore se non agiscono come segno che fa ricordare l'amore del Padre. Il Padre non gioisce perché ci asteniamo e/o digiuniamo (non solo il mangiare ma nelle altre realtà) ma come ogni padre/madre gioisce perché i figli si ricordano e si rivolgono a Lui in un dialogo fitto e continuo intessuto di ringraziamento – lode – ascolto della Sua Parola. Ascolto della Parola Incarnata – Gesù che suscita il ricordo delle opere buone di salvezza da Lui annunciata e praticata nella Sua vita terrena in Palestina. Ricordare e operare come suoi "imitatori". Astinenza – digiuno – preghiera e opere senza le quali: " la nostra fede è vana". Quaresima, digiunare dai beni provvisori e saziarsi al "banchetto eucaristico". "... MA CHI OPERA LA VERITA' VIENE ALLA LUCE, PERCHE' APPAIA CHIARAMENTE CHE LE SUE OPERE SONO FATTE IN DIO..." (Gv 3,21) La "Verità" è "Dio-Amore", chi crede deve "con le opere" annunciare, proclamare, gridare sui tetti tale verità. La luce sorge tra le tenebre del male e della sofferenza che il male arreca all'uomo/umanità. Chi opera il bene, chi si fa vicino ai piccoli, poveri, doloranti peccatori, è come un faro che squarcia il buio della notte. Così come naufraghi allo stremo delle forze, senza speranza, vedono il faro, così gli uomini vedono la luce di Cristo Gesù, innalzato sulla croce, trovano forza e vigore per dirigersi verso il porto della salvezza, la Chiesa. Il "Popolo di Dio" deve essere pronto ad accogliere con azioni e opere d'amore senza orgoglio, superbia, giudizio, cosciente che "le Sue opere sono fatte in Dio". Amare è passare dalle "tenebre alla luce" "... SIAMO INFATTI OPERA SUA (DI DIO), CREATI IN CRISTO GESU' PER LE OPERE BUONE CHE DIO HA PREDISPOSTO PERCHE NOI LE PRATICASSIMO..." ( Ef 2,10) Gesù è il primo dei figli/ fratelli che pratica le opere. Le Sue opere che culminano con l'offerta di se stesso sulla croce sono compiute in totale umiltà e abbandono fiducioso nel Padre. Gli uomini, tutti gli uomini laici e presbiteri, maschi e femmine devono essere misericordiosi così come è stato il "fratello maggiore" Cristo – Gesù, senza superbia, senza vanto, senza esibizionismo, riconoscersi come "peccatori salvati" è la fonte, la radice da cui può fiorire il vero amore – agape. Amore di donazione, di offerta che nulla chiede in cambio. Si scoprirà nei secoli futuri la ricchezza che è stata donata e il premio sarà grande. Sarà la risurrezione, l'amore non può morire. La forza che fa risorgere il mondo che sembra sprofondare nelle tenebre dell'indifferenza egoistica, dell'ingiustizia che provoca disparità e odio-violenza è l'Amore. "... SUI FIUMI DI BABILONIA, LA SEDEVANO PIANGENDO AL RICORDO DI SION. AI SALICI DI QUELLA TERRA APPENDEMMO LE NOSTRE CETRE..." (Sal 136) Il salmista tratteggia con pochi versi il quadro poetico della desolazione degli israeliti portati schiavi a Babilonia. L'efficacia e il realismo della poesia sono testimoniati dal linguaggio comune che usa definire: " è una Babilonia" tutte le situazioni di disagio, di confusione, di cose e di lingue. (per la verità i giovani post-moderni usano espressioni meno poetiche) Il salmo è il lamento, il singhiozzo trattenuto di chi è sradicato dalla terra di origine, dagli usi e dai costumi ereditati dai padri. La natura stessa, i salici, (piangenti) sembra unirsi a questo dolore. La speranza è di un nuovo esodo, un nuovo ritorno a Sion, dove ri-sorti, ri-nati, si potranno cantare nuovamente inni al Signore in piena libertà, senza condizionamenti. Operare, agire, relazionarsi a coloro che sono oggi lontani dalle loro radici, è adempiere ad un dovere morale affinché tutti possano trovare la loro roccia di Sion, la nuova "jeru-shalom", la città della pace, Gerusalemme. "... DICE CIRO RE DI PERSIA: IL SIGNORE, DIO DEI CIELI...MI HA COMANDATO DI COSTRUIRGLI UN TEMPIO IN GERUSALEMME, CHE E' IN GIUDEA. CHIUNQUE DI VOI APPARTIENE AL SUO POPOLO, IL SUO DIO SIA CON LUI E PARTA...(2 Cr. 36,21-23) Ciro re pagano e infedele è illuminato dalla Parola di Dio e restituisce agli Israeliti la libertà dopo settanta anni di schiavitù. E' proprio vero che Dio non fa distinzioni, illumina e dona parole di verità a chi vuole. Sono gli uomini che hanno la presunzione di sapere chi dice il vero e chi no, chi compie atti virtuosi e chi no. Dio già per mezzo dei profeti da l'avvertimento, l'annuncio: "Io dico a Ciro: mio Pastore...(Is 44,28) "Pastore" è un titolo altamente qualificante e significante. Gesù stesso si è definito "il Buon Pastore" (Gv 10,11) La letture del brano del libro delle cronache suggerisce di saper fare discernimento, non seguire falsi idoli e falsi profeti, nello stesso tempo invita a non escludere a priori le persone e le realtà della vita comune, perché ciascuno può essere inviato da Dio e "portare notizie di Dio". REVISIONE DI VITA 1 Sono capace di ascoltare tutte le "voci – notizie" e fare poi discernimento? 2 Chiedo al Signore di farmi vedere in modo giusto le difficoltà e i contrasti che incontro nella vita familiare e sociale? 3 Sono aperto e disponibile ai "diversi", mi astengo dal giudicare? 4 Nella vita sociale di preghiera sono più pronto a chiedere o a lodare e ringraziare? Commento a cura di Michele Colella di Genova |