Omelia (26-03-2006) |
Comunità Missionaria Villaregia (giovani) |
Dio, l'uomo e l'amore Oggi è la domenica detta "laetare", cioè della gioia. Sembra una domenica un po' strana in piena quaresima dove la meditazione è sui temi del sacrificio, penitenza e morte dell'io. Ma la meta della quaresima è propio la gioia della Resurrezione a cui questa domenica ci prepara. La Parola di oggi ci mette semplicemente davanti il motivo della nostra gioia: Dio ci ama! Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito. Noi vogliamo afferrare oggi questa occasione unica che ci si offre di meditare sull'amore di Dio, che è l'anima di tutta la Bibbia. Dio ci ama! E' la proposizione più semplice che si possa immaginare - un soggetto, un oggetto, un verbo - e contiene il pensiero più vasto che l'uomo possa concepire: Dio e l'uomo e, tra essi, l'amore! L'amore di Dio è una realtà unica, indivisibile, come lo è Dio stesso - Tuttavia, esso si è rivelato a noi concretamente in una successione di gesti e di interventi che si chiama " storia della salvezza ". Noi possiamo perciò ricostruire lo " svolgersi " dell'amore di Dio per noi. La prima tappa ci riporta a prima del tempo e della storia, nell'eternità stessa di Dio, e suona così: Dio è amore (1 Gv. 4, 8); lo è in se stesso, anteriormente al riconoscimento che ne può fare la creatura. Apparentemente, in questa fase, noi siamo assenti: Dio non ha da amare che se stesso. Sappiamo che Dio, pur essendo unico, non è solitario, neppure in questa fase che precede la creazione. Ha infatti con sé il Figlio suo, la sua immagine perfetta che ama e da cui è riamato con un amore così forte da costituire una terza persona: lo Spirito Santo. C'è dunque già l'amore in Dio, ma un amore increato, trinitario, inaccessibile. Eppure, noi non eravamo né assenti, né ignoti a Dio neppure allora: Egli ci ha scelti prima della creazione del mondo (Ef. 1, 4). Eravamo già contenuti e contemplati nel suo amore, come creature ancora nascoste nel seno e nel pensiero di chi le ha generate e aspetta che vengano alla luce. Seconda tappa: la creazione. La creazione è la rivelazione di questo amore nascosto, il primo fondamentale atto dell'amore di Dio verso le creature; quello che le pone nell'essere e le fa esistere. Possiamo paragonarlo - ma ogni paragone è qui una miseria - all'amore di due creature nell'atto in cui generano una nuova vita. La creazione è un atto d'amore. Dio crea per effondere il suo amore, perché il bene è " diffusivum sui "; ha bisogno di effondersi, di manifestarsi. Non bastava a Dio amare se stesso; voleva amare ed essere riamato da qualcuno che fosse fuori di sé e verso il quale l'amore rivestisse un carattere nuovo: quello di essere libero e gratuito (ciò che non poteva essere l'amore trinitario). Se si indaga, religiosamente, qual è la realtà ultima dell'uomo, dove egli trova la sua consistenza, si scopre che esso è un pensiero d'amore di Dio esternato e rivestito di carne. Questo amore di Dio trova nei profeti i suoi cantori insuperati. Sono ricorsi alle immagini più forti che conoscevano: l'amore di un padre e di una madre per la propria creatura (cf. Is. 1, 2; 49, 15-16); l'amore di un fidanzato per la fidanzata e di un uomo per la stia donna (Is. 62, 3ss). E un amore eterno, indefettibile (Ger. 31, 3) E' un amore che fa " commuovere le viscere" a Dio, di fronte alla disgrazia che l'uomo si è procurata da solo (cf. Ger. 31, 20); è un amore geloso: Il tuo Dio è un Dio geloso (Deut. 4, 24). Queste sono caratteristiche conosciute anche dall'amore umano. C'è, invece, un aspetto che è esclusivo dell'amore di Dio: la gratuità. Ogni amore umano, anche quello apparentemente disinteressatissimo della mamma o del fidanzato, è in realtà egoistico e ha un aspetto di ricerca di se stesso. L'uomo, infatti, si realizza amando, trova nell'amare la sua felicità; Dio, amando, non si realizza, ma realizza. Il suo amore è pura grazia, in una maniera per noi inconcepibile. Terza tappa che compie tutte le precedenti: Così Dio ha amato il mondo da dare per esso il suo Figlio unigenito. La terza tappa dell'amore di Dio si chiama dunque: Gesù Cristo. Gesù è l'amore di Dio fatto carne; egli è la manifestazione tangibile dell'amore del Padre: In questo si è manifestato l'amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo unigenito Figlio nel mondo (1Gv. 4, 9). Ma Gesù non si è accontentato di essere solo la prova, o l'oggettivazione, dell'amore di Dio per gli uomini; egli ci ha amati, a sua volta, di un amore divino e umano, poiché era Dio e uomo; l'amore di Dio in lui si è anche soggettivato: Come il Padre ha amato me, cosi anch'io ho amato voi (Gv. 15, 9). In Gesù, l'amore di Dio si è adeguato alla nostra condizione umana che ha bisogno di vedere, di sentire, di toccare, di dialogare: finalmente sappiamo come ama Dio! L'amore di Gesù per gli uomini è forte, virile, tenerissimo, costante, fino alla prova suprema della vita. Perché nessuno ha amore più grande di chi dà la vita per la persona amata (cf. Gv. 15, 13). E lui ha dato la vita! La quarta tappa dell'amore di Dio (e della storia della salvezza), quella che ci porta fino ai giorni nostri, si chiama: lo Spirito Santo. L'amore di Dio che si è manifestato in Cristo Gesù, resta tra gli uomini e vivifica la Chiesa attraverso lo Spirito Santo. Che cos'è infatti lo Spirito Santo? E' quell'amore reciproco tra Padre e Figlio che, in seguito alla risurrezione, si è diffuso sui credenti, come profumo che si sprigiona dal vaso di alabastro infranto e riempie la casa: L'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito che ci è stato dato (Rom. 5, 5); Da questo si conosce che noi rimaniamo in lui ed egli in noi: egli ci ha fatto dono del suo Spirito (1 Gv. 4, 13). Senza il dono dello Spirito Santo, la grande " prova d'amore " di Dio che fu Gesù Cristo sarebbe rimasta un ricordo storico sempre più sbiadito, a mano a mano che passavano i secoli. Lo Spirito Santo fa di quell'amore una realtà attuale, di oggi, di sempre. Anche in questo - anzi, soprattutto in questo - lo Spirito Santo è la memoria vivente di Gesù. Anche detto il " cuore nuovo", il " cuore di carne", perché la sua presenza rende non solo amati, ma anche capaci di amare (amare in modo nuovo Dio e i fratelli). Lui è adesso colui che realizza l'impossibile fedeltà dell'uomo; con lui presente, infatti, il credente può osservare i comandamenti, può " corrispondere" all'amore di Dio, ciò che non era possibile prima di Cristo. Ecco, questa è, schematicamente, la rivelazione dell'amore di Dio per l'uomo, il suo lento dispiegarsi nella storia, fino all'oggi della Chiesa. Che risponderemo? Che diremo? Con il contraccambio! Riamare Dio che ci ha amati! La seconda reazione è quella espressa da san Giovanni: Se Dio ci ha amati anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri (1 Gv. 4, 11); Ma c'è qualcosa che viene prima: Noi abbiamo creduto all'amore che Dio ha per noi! (1 Gv. 4, 16). Il mondo rende sempre più difficile credere nell'amore. Troppi tradimenti, troppe delusioni. Chi è stato tradito o ferito una volta, ha paura di amare e di essere amato, perché sa quanto fa male essere ingannato. Nei riguardi di Dio, poi, c'è quella terribile obiezione che è l'esistenza del dolore e, in particolare, del dolore degli innocenti. Sicché si va sempre più ingrandendo la schiera di coloro che non riescono a credere nell'amore di Dio, anzi in nessun amore. Il mondo e la vita entrano - o restano - in un'epoca glaciale, perché senza la fede che Dio ci ama, l'uomo appare, com'è stato detto - " una passione inutile" (Sartre). Gli scienziati raccolgono la parola dei filosofi e parlano del mondo come di un " formicaio che si sgretola" (J. Rostand): un nulla che si disperde attraverso il freddo cosmico. Tutto è destinato a rientrare nel silenzio e l'uomo non è che un disegno creato dall'onda sulla spiaggia del mare che l'onda successiva cancella. Il cristiano deve rompere questa terribile coltre che tenta sempre di coprire la terra. E' la sua vocazione. Lo può fare perché non deve inventarlo lui, con la sua intelligenza o la sua fantasia, questo amore; esso è stato " diffuso " nel suo cuore nel Battesimo; deve solo scoprirlo dentro di sé e nella Chiesa e testimoniano al mondo. E' un momento decisivo nella storia della salvezza quello in cui un uomo, meglio una comunità, mossa dallo Spirito Santo, dice, come facciamo noi ora: " Dio ci ama e noi crediamo nell'amore! ". E' come il bucaneve, il fiore capace di credere che oltre il gelo della neve e dell'inverno, risplende il sole della primavera! Buona Settimana. |