Omelia (07-07-2003)
padre Lino Pedron
Commento su Matteo 9, 18-26

La fede del capo della sinagoga supera quella del centurione (Mt 8,10). Egli non chiede la guarigione della figlia, ma la sua risurrezione; ha la certezza che Gesù può darle di nuovo la vita. La fede è credere in Gesù anche quando si ha un morto in casa. Nella fede c'è una speranza che supera i confini della morte.

Anche il comportamento della donna che soffriva di emorragia da dodici anni è espressione di fede. La fede è, anzitutto, credere che Gesù è capace di soccorrere. I miracoli sono sempre legati alla fede: essa ne è l'unica condizione. La fede è confessare la propria impotenza e proclamare la propria fiducia nella potenza di Dio.

Il toccare il lembo del mantello è credere nella potenza di Gesù e sottoporsi alla sua protezione (cfr Zc 8,23). Le frange del mantello hanno un significato sacro perché servono a ricordare i comandamenti del Signore (Nm 15,37-40; 22,12). La mentalità popolare ha sempre ritenuto che gli oggetti che sono stati a contatto con un uomo di Dio abbiano degli effetti miracolosi.

Le parole di Gesù: "Coraggio, figliola, la tua fede ti ha salvata" rivelano la delicatezza di Gesù che vuole mettere la donna a suo agio e togliere da lei ogni senso di colpa. Dobbiamo notare che non è il gesto di toccare il mantello di Gesù che dona la guarigione alla donna, ma la parola che Gesù le rivolge.

Quando Gesù giunge alla casa del capo della sinagoga è già cominciato il lamento funebre. Questo strepito scomposto e spesso prezzolato è in assoluto contrasto con il modo di pensare e di agire di Gesù.

L'affermazione di Gesù "la fanciulla non è morta, ma dorme" indica che per lui la morte è una condizione passeggera come il sonno dal quale ci si risveglia. La gente lo deride. Le cose come le vede Dio appaiono diverse da come le vediamo noi. Nella luce dello sguardo di Dio anche la morte cambia i suoi connotati.

Gesù solleva la fanciulla prendendola per mano. E' la mano di Dio che soccorre e salva (Dt 6,21; 1Cr 29,12; Sap 11,17; ecc.).

Il verbo greco eghérthe "si alzò" nel vangelo è il termine tecnico della risurrezione di Gesù (Mt 28,6.7). Con la risurrezione di questa ragazza Gesù si presenta come il Messia vincitore della morte, il Dio della risurrezione e della vita.