Omelia (26-03-2006) |
padre Paul Devreux |
In quel tempo, Gesù disse a Nicodemo: "Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo,...". E' necessario, perché mi convinco che qualcuno mi vuole bene quando mi accorgo che è disposto a sacrificarsi per me. Gesù innalzato è la dimostrazione della sua disponibilità nei confronti dell'uomo, non solo a darci tempo energia e vita, ma anche ad essere rifiutato e ucciso: ed è qui che appare la sua dimensione divina, perché anche noi siamo disposti in circostanze estreme a morire per rabbia, per odio, o anche per un dono d'amore, per generare, ma non per togliere il disturbo ed essere dimenticati. "Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito". Non poteva venire il Padre direttamente incarnandosi? Certamente avrebbe preferito, come una madre preferisce sacrificarsi al posto del figlio. Mandare il Figlio è il dono supremo. "Perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna". Questa è la proposta, che chiamiamo salvezza: è una vita in comunione con Dio. Il Signore non vuole imporcela e ci dà la possibilità di rifiutarla, semplicemente evitando di alzare lo sguardo su di lui. Questo è il massimo che può fare un amante disinteressato. "Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui". Dio non giudica, non gli interessa, non è permaloso né possessivo, non ha bisogno. Vuole solo salvarci, come quando provo a salvare un rondinotto caduto in terra aiutandolo a volare. Se non ci riesco dico: "Peccato, peccato perché so che se non voli morirai", ma questo non m'impedisce di vivere. Così Dio con noi: non ha niente da guadagnarci a farci volare, se non che gli fa piacere. La condanna è vivere da mortali senza Dio; è una libera scelta, la scelta di chi odia la luce perché preferisce le tenebre, ma è interessante notare che chi cerca la verità e la luce è in comunione con Dio, anche se non l' ha conosciuto. In queste settimane tutta la liturgia ci aiuta a contemplare Gesù che si prepara e poi affronta la croce. Contempliamolo, come un carcerato che dal fondo della sua cella buia contempla la luce che entra dal lucernaio e sogna. Più riesco ad avvicinarmi al lucernaio, più l'orizzonte si apre e scopro un paradiso. |