Omelia (26-03-2006) |
padre Antonio Rungi |
Cristo crocifisso la nostra liberta' La parola di Dio di questa quarta Domenica di Quaresima ci invita a meditare nuovamente sul mistero del Cristo Crocifisso e della sua missione nel mondo. E' il Vangelo di Giovanni che ascoltiamo oggi mediante il dialogo tra Gesù e Nicodemo a farci comprendere la missione di Cristo nei confronti dell'umanità. Gesù, infatti, non è venuto a giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi. Il contenuto del messaggio evangelico di oggi sta tutto in questo: Gesù è l'unico salvatore del mondo e con la sua morte e risurrezione porta a compimento proprio questo piano di redenzione del genere umano. Egli è la luce che illumina le menti ed i cuori di quanti lontani da Dio non vogliono aprirsi al dialogo con l'assoluto, con l'eternità, con la verità, con il bene. "In quel tempo, Gesù disse a Nicodemo: "Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio". Un testo quello odierno che ci fa avvicinare sempre di più alla celebrazione della Settimana Santa e a tutti i riti di commemorazione della Passione del Signore, a partire dalla Domenica delle Palme o di Passione, per poi sostare in meditazione ai piedi del Crocifisso nel Venerdì Santo. "Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna". Chiaro riferimento alla Croce di Cristo, ove il Figlio di Dio viene inchiodato e dove muore tra atroci dolori, ma nella piena obbedienza del Padre. Nella Prima lettura tratta dal Libro delle Cronache viene ricordata l'esperienza fallimentare da un punto di morale e religioso di Israele, fino alla conseguenza della deportazione in Babilonia ed il successivo ritorno nella Terra Promessa, dopo altre prove vissute sotto la dipendenza altrui: "In quei giorni, tutti i capi di Giuda, i sacerdoti e il popolo moltiplicarono le loro infedeltà, imitando in tutto gli abomini degli altri popoli, e contaminarono il tempio, che il Signore si era consacrato in Gerusalemme. Il Signore Dio dei loro padri mandò premurosamente e incessantemente i suoi messaggeri ad ammonirli, perché amava il suo popolo e la sua dimora. Ma essi si beffarono dei messaggeri di Dio, disprezzarono le sue parole e schernirono i suoi profeti al punto che l'ira del Signore contro il suo popolo raggiunse il culmine, senza più rimedio". Nella seconda lettura ci viene presentato da Paolo Apostolo nella sua Lettera agli Efesini un Dio misericordioso e benevolo verso tutti, che in Cristo ci offre la vera vita e la vera libertà: "Fratelli, Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati, da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo: per grazia infatti siete stati salvati. Con lui ci ha anche risuscitati e ci ha fatti sedere nei cieli, in Cristo Gesù, per mostrare nei secoli futuri la straordinaria ricchezza della sua grazia mediante la sua bontà verso di noi in Cristo Gesù. Per questa grazia infatti siete salvi mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene. Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone che Dio ha predisposto perché noi le praticassimo". Volendo sottolineare alcuni aspetti di questa domenica c'è da ricordare il grande impegno nella testimonianza della fede che ogni cristiano è chiamato a dare sempre, ma soprattutto in questo nostro tempo, scristianizzato e lontano da una visione di religiosità autentica. Bisogna ripartire da Cristo e Cristo Crocifisso per formare le coscienze ai veri valori dell'esistenza. Noi cristiani abbiamo il dovere di parlare di Lui, perché Cristo è la vera Luce che illumina questo mondo. "Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna...Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio". Ripartire dalla fede in Cristo, unico salvatore del mondo è quanto ci chiede la Chiesa in questo tempo di nuova evangelizzazione, che sempre più diventa tempo di primo annuncio, ovvero della conoscenza primaria e fondamentale del messaggio cristiano, troppo sconosciuto e poco diffuso mediante un'azione evangelizzatrice di tutti. |