Omelia (30-04-2000)
Casa di Preghiera San Biagio FMA


Dalla Parola del giorno
Venne Gesù, a porte chiuse, e disse: "Pace a voi". Poi, rivolto a Tommaso: "Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente".

Come vivere questa Parola?
E' passata una settimana da quando Gesù è risorto; ma i discepoli hanno paura dei Giudei fanatici e hanno sprangato le porte. Questa volta, apparendo, Gesù offre, quasi a conferma e concretizzazione del dono della pace, i segni dei chiodi nelle mani e la ferita del costato che era stato squarciato dalla lancia.
Ma come mai – ci chiediamo – l'enorme fatto della resurrezione non ha restaurato perfettamente (come avrebbe certo potuto!) tutto il corpo di Gesù, fino a togliere anche le cicatrici? Ecco, hanno ragione i teologi nel dirci che la perfezione del corpo risorto è di un altro ordine e non ha niente a che vedere con la perfezione di un corpo in perfetta salute. Soprattutto però hanno ragione i mistici nell'affermare che, poiché quelle sono "ferite d'amore", l'Amore che le ha sofferte e offerte le rende indelebili, vivificanti e gloriose, per sempre.

Oggi, vivendo la gioia del Signore Risorto, mi espongo alle sue piaghe. Metto spiritualmente la mia mano nel suo costato e sfioro, come Tommaso "non più incredulo ma credente" la sua Carne trafitta e resuscitata. In un momento di contatto interiore profondo, chiedo che anche le mie ferite si trasfigurino. Mi soccorre S. Paolo nel dirmi che in ogni sofferenza portata per amore, si manifestano anche in me le stigmate del Signore Crocifisso e Risorto (cfr. Gal.2,20)

La voce di un maestro spirituale vivente
"Le piaghe del Risorto ne sono l'ornamento più impressionante. Non grondano più sangue ma, come le hanno viste gli antichi iconografi, irradiano luce".
André Louf