Omelia (16-04-2006) |
don Remigio Menegatti |
Questo e' il giorno di Cristo Signore: alleluia, alleluia (243) Per comprendere la Parola di Dio alcune sottolineature La prima lettura (At 10, 34.37-43) riporta quello che potremmo chiamare il primo "discorso pontificio" in occasione della pasqua. È Pietro, incaricato da Gesù a guidare la comunità e sostenere nella fede i suoi fratelli, a parlare di lui e presenta in poche battute tutta la sintesi della sua missione. Soprattutto insiste sul ruolo suo e degli altri apostoli: sono testimoni credibili di quanto annunciano. Il vangelo (Mc 16, 1-8) racconta quanto avviene attorno al sepolcro di Gesù il mattino del primo giorno dopo il sabato: l'arrivo delle donne, preoccupate di spostare la pesante pietra che chiude la tomba, la visione del giovane vestito di bianco, che le invita a non avere paura e spiega loro il motivo del sepolcro vuoto: Gesù è risorto. Nonostante questo le donne continuano ad aver paura tanto che non eseguono l'incarico affidato dal giovane: annunciare ai discepoli che Gesù è vivo e li precede in Galilea. Salmo 117 Celebrate il Signore, perché è buono; perché eterna è la sua misericordia. Dica Israele che egli è buono: eterna è la sua misericordia. La destra del Signore si è innalzata, la destra del Signore ha fatto meraviglie. Non morirò, resterò in vita e annunzierò le opere del Signore. La pietra scartata dai costruttori è divenuta testata d'angolo; ecco l'opera del Signore: una meraviglia ai nostri occhi. Il salmo è un invito a celebrare il Signore: celebrare significa dire grazie, raccontare le sue opere, esprimere la gioia per i suoi doni. È un Dio che fa meraviglie perché usa misericordia, una misericordia che supera ogni desiderio e attesa umana. È un Dio fedele che non viene meno alla sua promessa. L'opera più grande, il prodigio, per cui vale la pena celebrare il Signore, l'opera che esce direttamente dalle mani di Dio... è la risurrezione del Figlio suo Gesù. È il dono che contiene in sé l'annuncio e la garanzia che tutti i figli di Dio risorgeranno con lui. La festa è per la vita nuova di Cristo, come pure per quella di ogni uomo che si lascia coinvolgere in questa storia d'amore. Solo così la vittoria di Dio è piena: Gesù è l'inizio, la pietra che serve per sostenere tutta la costruzione. Noi siamo pietre vive per questo edificio spirituale, il tempio animato dallo Spirito in cui Dio viene a vivere per essere sempre vicino agli uomini. Un commento per ragazzi Qualche volta riceviamo degli incarichi e non li eseguiamo subito. No, non si tratta della solita "disobbedienza alla mamma". A volte non sappiamo bene cosa fare perché conosciamo molto poco chi ci chiede di compiere qualcosa che non è difficile, se non fosse proprio che non sappiamo se fidarci o meno. Altre volte non riusciamo a comprendere bene l'incarico; abbiamo paura di sbagliare, e allora... piuttosto di combinare qualcosa di negativo, preferiamo aspettare, in attesa che magari ci venga chiarito l'incarico. In un caso o nell'altra sta di fatto che non succede nulla. Non era facile neppure per gli amici di Gesù comprendere la proposta, e credere alle parole di quel giovane vestito di bianco. Non si tratta però solo delle donne, che dubitano e hanno paura, non si decidono a eseguire l'incarico che hanno ricevuto. Anche Pietro e gli altri apostoli sperimentano i loro limiti quando si tratta di comprendere e annunciare la grande notizia della definitiva vittoria di Dio sul peccato e sulla morte. Del resto anche i due in cammino verso Emmaus - Cleopa e il suo amico - solo alla fine della lunga chiacchierata arrivano a scoprire che stanno parlando con Gesù. È grazie al gesto semplice, quotidiano, del pane che l'ospite spezza all'inizio del pasto che comprendono di aver camminato e parlato con il Risorto, che pure era loro amico. Anche loro sono rimasti bloccati dalla loro incertezza, frenati dall'insicurezza della notizia: ci vuole del coraggio a dire che Gesù, il Crocifisso, è vivo. Ma poi, quando il loro cuore, riscaldato dalle parole dello sconosciuto - e lo era tanto l'angelo, quanto il "pellegrino" in cammino verso Emmaus - cominciano a riscaldare il cuore tutto diventa più facile. Prima era come accendere un fuoco con della legna bagnata: è impresa non per nulla facile, a cui si rinuncia volentieri. Quando però comincia a bruciare e a scaldarsi, a far evaporare l'umidità che ancora contiene...finalmente il fuoco dello Spirito asciuga le loro lacrime e li riempie di gioia, che subito comunicano agli altri. La festa della risurrezione si propaga immediatamente ai più vicini; è un fuoco che arriva a riscaldare il cuore di tutti e a illuminare la strada per ogni uomo. Il piccolo fuoco che questa notte ha bruciato alla porta della chiesa ci ricorda proprio questo dono: anche a noi, come alle donne e ai primi discepoli accorsi alla tomba, viene affidato un incarico importante: diffondere la gioia della risurrezione di Cristo. Adesso abbiamo capito; è da tempo che ci aiutano a capire che Gesù si fa conoscere come Cristo proprio in quella tomba vuota. Anche ai nostri genitori è stata affidata la fede, "fiamma che sempre dovete alimentare" (rito del Battesimo, consegna della candela accesa al Cero), perché "illuminati da Cristo, vivano sempre come figli della luce" e "vadano incontro al Signore che viene". Quella fiamma è passata a noi, soprattutto se siamo già Cresimati, e quindi con un incarico di testimoni del Risorto. Non possiamo nasconderci dicendo di non aver capito o che non conosciamo chi ci ha affidato l'incarico. Inoltre, vivendo bene questo impegno, troveremo la gioia, quella vera. Un suggerimento per la preghiera Donaci o Padre "di essere rinnovati nel tuo Spirito, per rinascere nella luce del Signore risorto", il "tuo unico Figlio" per mezzo del quale "hai vinto la morte e ci hai aperto il passaggio alla vita eterna". È questa una strada che non possiamo percorrere da soli, perché volgiamo che diventi dono condiviso con tutti gli uomini, tuoi figli e nostri fratelli. |