Omelia (03-04-2006) |
mons. Vincenzo Paglia |
Un'adultera viene letteralmente sbattuta a terra davanti a Gesù. Secondo la legge di Mosè, doveva essere lapidata. Ma Gesù, di fronte a questa scena violenta, tace; si china a terra e scrive sulla sabbia. Il Signore della parola non parla. Solo gli accusatori sbraitano. Anche la donna tace, sa solo che la sua vita è appesa a un filo, a una sentenza che può uscire dalla bocca del giovane profeta. Gesù, finalmente, alza il capo e, rivolto a quei farisei accusatori, dice: "Quello di voi che è senza peccato scagli per primo una pietra contro di lei". Si china a terra di nuovo e continua a scrivere. L'evangelista nota: "Presero a ritirarsi uno dopo l'altro, a cominciare dai più anziani". E' un momento di verità. Nessuno resta in quella radura, tranne Gesù e la donna: il misericordioso e la peccatrice. Gesù prende a parlare, con il tono che era solito usare con le persone difficili: "Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?... Neppure io ti condanno, va' e d'ora in poi non peccare più". Gesù, l'unico senza peccato, l'unico che avrebbe potrebbe scagliare una pietra contro di lei, le dice parole di perdono e di amore. E' questo il Vangelo che i discepoli debbono accogliere e comunicare al mondo all'inizio di questo nuovo secolo così bisognoso di perdono. |