Omelia (09-04-2006)
a cura dei Carmelitani
Il fallimento finale come nuova chiamata

1. ORAZIONE INIZIALE

Signore Gesù, invia il tuo Spirito, perché ci aiuti a leggere la Scrittura con lo stesso sguardo, con il quale l'hai letta Tu per i discepoli sulla strada di Emmaus. Con la luce della Parola, scritta nella Bibbia, Tu li aiutasti a scoprire la presenza di Dio negli avvenimenti sconvolgenti della tua condanna e della tua morte. Così, la croce che sembrava essere la fine di ogni speranza, è apparsa loro come sorgente di vita e di risurrezione.
Crea in noi il silenzio per ascoltare la tua voce nella creazione e nella Scrittura, negli avvenimenti e nelle persone, soprattutto nei poveri e sofferenti. La tua Parola ci orienti, affinché anche noi, come i due discepoli di Emmaus, possiamo sperimentare la forza della tua risurrezione e testimoniare agli altri che Tu sei vivo in mezzo a noi come fonte di fraternità, di giustizia e di pace. Questo noi chiediamo a Te, Gesù, figlio di Maria, che ci hai rivelato il Padre e inviato lo Spirito. Amen.

2. LETTURA DELLA PASSIONE E MORTE DI GESÙ SECONDO MARCO
a) Chiave di lettura:

Generalmente, quando leggiamo la storia della passione e morte, guardiamo Gesù e la sofferenza che Gli fu imposta. Ma vale la pena guardare anche, per lo meno una volta, i discepoli e vedere come reagirono davanti alla croce e come la croce ebbe ripercussioni nella loro vita; poiché la croce è la pietra di paragone!
Marco scrive per le comunità dell'inizio degli anni '70. Molte di queste comunità, sia dell'Italia che della Siria, vivevano la propria passione. Erano confrontate con la Croce, in vari modi. Erano state perseguitate all'epoca di Nerone, negli anni '60, e molti erano morti, lacerati dalle bestie feroci. Altri avevano tradito, negato o abbandonato la loro fede in Gesù, come per esempio Pietro, Giuda ed i discepoli. Altri si chiedevano: "Sopporterò la persecuzione?" Altri erano stanchi dopo aver perseverato durante tanti sforzi, senza quasi risultati. Tra coloro che avevano abbandonato la fede, alcuni si chiedevano se fosse stato possibile ritornare alla comunità. Volevano ricominciare il cammino, ma non sapevano se il ritorno era possibile o no. Un ramo tagliato non ha radici! Tutti loro avevano bisogno delle motivazioni nuove e forti per poter riprendere il cammino. Avevano bisogno di un'esperienza rinnovata dell'amore di Dio che superasse i loro errori umani. Ma dove trovarla?
Sia per loro che per tutti noi, una risposta si trova nei capitoli dal 14 al 16 del Vangelo di Marco, che descrivono la passione, la morte e la risurrezione di Gesù. Perché nella passione di Gesù, momento della maggiore sconfitta dei discepoli, è nascosta anche la più grande speranza! Guardiamo nello specchio di questi capitoli, per vedere come i discepoli reagirono dinanzi alla Croce e come Gesù reagisce dinanzi alle infedeltà ed alle debolezze dei discepoli. Cerchiamo di scoprire come Marco incoraggia la fede delle comunità e come descrive colui che è veramente discepolo di Gesù.

b) Guardando nello specchio della Passione per sapere come essere un discepolo fedele
* Marco 14,1-9:
Introduzione alla storia della passione e morte di Gesù
Mancavano intanto due giorni alla Pasqua e agli Azzimi e i sommi sacerdoti e gli scribi cercavano il modo di impadronirsi di lui con inganno, per ucciderlo. Dicevano infatti: «Non durante la festa, perché non succeda un tumulto di popolo».
Gesù si trovava a Betània nella casa di Simone il lebbroso. Mentre stava a mensa, giunse una donna con un vasetto di alabastro, pieno di olio profumato di nardo genuino di gran valore; ruppe il vasetto di alabastro e versò l'unguento sul suo capo. Ci furono alcuni che si sdegnarono fra di loro: «Perché tutto questo spreco di olio profumato? Si poteva benissimo vendere quest'olio a più di trecento denari e darli ai poveri!». Ed erano infuriati contro di lei.
Allora Gesù disse: «Lasciatela stare; perché le date fastidio? Ella ha compiuto verso di me un'opera buona; i poveri infatti li avete sempre con voi e potete beneficarli quando volete, me invece non mi avete sempre. Essa ha fatto ciò ch'era in suo potere, ungendo in anticipo il mio corpo per la sepoltura. In verità vi dico che dovunque, in tutto il mondo, sarà annunziato il vangelo, si racconterà pure in suo ricordo ciò che ella ha fatto».

Marco 14,1-2: La cospirazione contro Gesù.
Al termine della sua attività missionaria, giungendo a Gerusalemme, Gesù è atteso dagli uomini che detengono il potere: Sacerdoti, Anziani, Scribi, Farisei, Sadducei, Erodiani, Romani. Loro hanno il controllo della situazione.... non permetteranno che Gesù, un falegname agricoltore dell'interno della Galilea, provochi disordini. La morte di Gesù era stata già decisa da loro (Mc 11,18; 12,12). Gesù era un uomo condannato. Ora si compirà ciò che lui stesso aveva annunciato ai discepoli: "Il Figlio dell'Uomo sarà consegnato ed ucciso" (cf. Mc 8,31; 9,31; 10,33). E' questo lo sfondo della storia della passione che segue.
La storia della passione indicherà che il vero discepolo che accetta di seguire Gesù, il Messia Servo, e fare della sua vita un servizio ai fratelli, deve caricare la croce ed andare dietro Gesù. Se la storia della passione pone l'accento nella sconfitta e nel fallimento dei discepoli, non è per scoraggiare i lettori. Anzi, il contrario! E' piuttosto per mettere in risalto che l'accoglienza e l'amore di Gesù superano la sconfitta ed il fallimento dei discepoli!

Marco 14,3-9: Una discepola fedele.
Una donna, il cui nome non viene fatto, unge Gesù con un profumo assai caro (Mc 14,3). I discepoli criticano il suo gesto. Pensano che sia uno spreco (Mc 14,4-5). Ma Gesù la difende: "Perché le date fastidio? Ella ha compiuto verso di me un'opera buona. Ha unto il mio corpo in anticipo per la sepoltura" (Mc 14,6.8). In quel tempo per chi moriva in croce non era prevista una sepoltura, né poteva essere imbalsamato. Sapendo ciò, la donna si anticipa ed unge il corpo di Gesù prima della condanna e della crocifissione. Con questo gesto, indica che accetta Gesù come Messia Servo che morirà in croce. Gesù capisce il gesto della donna e l'approva. Prima Pietro aveva respinto il Messia Crocefisso (Mc 8,32). Questa donna anonima è la discepola fedele, modello per i suoi discepoli che non avevano capito nulla. Il modello per tutti, "in tutto il mondo" (Mc 14,9).

* Marco 14,10-31: Atteggiamento dei discepoli davanti alla Croce
Allora Giuda Iscariota, uno dei Dodici, si recò dai sommi sacerdoti, per consegnare loro Gesù. Quelli all'udirlo si rallegrarono e promisero di dargli denaro. Ed egli cercava l'occasione opportuna per consegnarlo.
Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: «Dove vuoi che andiamo a preparare perché tu possa mangiare la Pasqua?». Allora mandò due dei suoi discepoli dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d'acqua; seguitelo e là dove entrerà dite al padrone di casa: Il Maestro dice: Dov'è la mia stanza, perché io vi possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli? Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala con i tappeti, già pronta; là preparate per noi». I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono per la Pasqua.
Venuta la sera, egli giunse con i Dodici. Ora, mentre erano a mensa e mangiavano, Gesù disse: «In verità vi dico, uno di voi, colui che mangia con me, mi tradirà». Allora cominciarono a rattristarsi e a dirgli uno dopo l'altro: «Sono forse io?». Ed egli disse loro: «Uno dei Dodici, colui che intinge con me nel piatto. Il Figlio dell'uomo se ne va, come sta scritto di lui, ma guai a quell'uomo dal quale il Figlio dell'uomo è tradito! Bene per quell'uomo se non fosse mai nato!».
Mentre mangiavano prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese il calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse: «Questo è il mio sangue, il sangue dell'alleanza versato per molti. In verità vi dico che io non berrò più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo nel regno di Dio».
E dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. Gesù disse loro: «Tutti rimarrete scandalizzati, poiché sta scritto: Percuoterò il pastore e le pecore saranno disperse.
Ma, dopo la mia risurrezione, vi precederò in Galilea». Allora Pietro gli disse: «Anche se tutti saranno scandalizzati, io non lo sarò». Gesù gli disse: «In verità ti dico: proprio tu oggi, in questa stessa notte, prima che il gallo canti due volte, mi rinnegherai tre volte». Ma egli, con grande insistenza, diceva: «Se anche dovessi morire con te, non ti rinnegherò». Lo stesso dicevano anche tutti gli altri.

Marco 14,10-11. Giuda decide di tradire Gesù.
In contrasto totale con la donna, Giuda, uno dei dodici, decide di tradire Gesù e cospira con i nemici che gli promettono denaro. Continua a vivere con lui, con l'unico obiettivo di cogliere un'occasione per consegnare Gesù. Ed all'epoca in cui Marco scriveva il suo vangelo, c'erano discepoli che aspettavano l'occasione propizia per poter abbandonare la comunità che causava loro tanta persecuzione. O, chissà, forse aspettavano di poter trarre qualche vantaggio consegnando i loro compagni e le loro compagne. Ed oggi?

Marco 14,12-16. Preparazione della Cena Pasquale.
Gesù sa che sarà tradito. Ma, malgrado il tradimento da parte dell'amico, vive in clima di fratellanza l'ultima Cena Pasquale con i discepoli. Sicuramente aveva speso molto denaro per la sala "quella grande sala al piano superiore, con i tappeti" (Mc 14,15). Perché era la notte di Pasqua. La città era piena di gente a causa della festa. Era difficile trovare e riservare un luogo.

Marco 14,17-21. Annuncio del Tradimento di Giuda.
Essendo riunito per l'ultima volta, Gesù annuncia che uno dei discepoli lo tradirà, "uno di voi colui che mangia con me!" (Mc 14,18). Questo modo di parlare di Marco accentua il contrasto. Per i giudei, mangiare insieme, la comunione della tavola, era la massima espressione dell'intimità e della fiducia. Così, tra le righe, Marco manda il messaggio seguente ai lettori: il tradimento si compirà a mano di qualcuno molto amico, ma l'amore di Gesù è più grande del tradimento!

Marco 14,22-25. L'Eucaristia, la celebrazione della Cena Pasquale
Durante la celebrazione, Gesù fa un gesto di condivisione. Distribuisce il pane ed il vino, espressione del dono di sé ed invitò gli amici a prendere il suo corpo ed il suo sangue. L'evangelista colloca questo gesto di donazione (Mc 14,22-25) tra l'annuncio del tradimento (Mc 14,17-21) e quello della fuga e della negazione (Mc 14,26-31). Così, accentuando il contrasto tra il gesto di Gesù e quello dei discepoli, rileva per le comunità di quel tempo e per tutti noi l'immensa gratuità dell'amore di Gesù che supera il tradimento, la negazione e la fuga degli amici.

Marco 14,26-28. L'annuncio della fuga di tutti.
Terminata la cena, mentre andava con i suoi amici verso il monte degli Ulivi, Gesù annuncia che tutti lo abbandoneranno. Fuggiranno e si disperderanno! Ma fin d'allora avvisa: "Ma dopo la mia resurrezione, vi precederò in Galilea!" (Mc 14,28) Loro rompono con Gesù, ma Gesù non rompe con loro. Lui continua ad aspettarli nello stesso luogo, lì in Galilea, dove tre anni prima li aveva chiamati per la prima volta. La certezza della presenza di Gesù nella vita del discepolo è più forte dall'abbandono e dalla fuga! Il ritorno è sempre possibile.

Marco 14,29-31. L'annuncio della negazione di Pietro.
Simone, che era chiamato Cefas (pietra), è tutto meno che pietra. Era stato già "pietra d'inciampo" (Mt 16,23) e Satana per Gesù (Mc 8,33), ed ora pretende di essere il discepolo più fedele di tutti. "Anche se tutti saranno scandalizzati io non lo sarò!" (Mc 14,29). Ma Gesù avvisa: Pietro, tu sarai il più rapido a negarmi, prima ancora che il gallo canti!

* Marco 14,32-52: Atteggiamento dei discepoli nell'Orto degli Ulivi
Giunsero intanto a un podere chiamato Getsèmani, ed egli disse ai suoi discepoli: «Sedetevi qui, mentre io prego». Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. Gesù disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate». Poi, andato un po' innanzi, si gettò a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse da lui quell'ora. E diceva: «Abbà, Padre! Tutto è possibile a te, allontana da me questo calice! Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu». Tornato indietro, li trovò addormentati e disse a Pietro: «Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare un'ora sola? Vegliate e pregate per non entrare in tentazione; lo spirito è pronto, ma la carne è debole». Allontanatosi di nuovo, pregava dicendo le medesime parole. Ritornato li trovò addormentati, perché i loro occhi si erano appesantiti, e non sapevano che cosa rispondergli.
Venne la terza volta e disse loro: «Dormite ormai e riposatevi! Basta, è venuta l'ora: ecco, il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori. Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino».
E subito, mentre ancora parlava, arrivò Giuda, uno dei Dodici, e con lui una folla con spade e bastoni mandata dai sommi sacerdoti, dagli scribi e dagli anziani. Chi lo tradiva aveva dato loro questo segno: «Quello che bacerò, è lui; arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta». Allora gli si accostò dicendo: «Rabbì» e lo baciò. Essi gli misero addosso le mani e lo arrestarono. Uno dei presenti, estratta la spada, colpì il servo del sommo sacerdote e gli recise l'orecchio. Allora Gesù disse loro: «Come contro un brigante, con spade e bastoni siete venuti a prendermi. Ogni giorno ero in mezzo a voi a insegnare nel tempio, e non mi avete arrestato. Si adempiano dunque le Scritture!».
Tutti allora, abbandonandolo, fuggirono. Un giovanetto però lo seguiva, rivestito soltanto di un lenzuolo, e lo fermarono. Ma egli, lasciato il lenzuolo, fuggì via nudo.

Marco 14,32-42. L'atteggiamento dei discepoli durante l'agonia di Gesù.
Nell'Orto, Gesù entra in agonia e chiede a Pietro, a Giacomo ed a Giovanni di pregare per lui. E' triste, inizia ad aver paura, e cerca l'appoggio degli amici. Ma loro dormono. Non furono capaci di vegliare un'ora con lui. E questo per ben tre volte! Di nuovo, il contrasto tra l'atteggiamento di Gesù ed i tre discepoli è immenso! E' qui nell'Orto, nell'ora dell'agonia di Gesù, dove si disintegra il coraggio dei discepoli. Non rimane più nulla!

Marco 14,43-52. L'atteggiamento dei discepoli durante l'arresto di Gesù
Con il calare della notte, giungono i soldati, guidati da Giuda. Il bacio, segnale di amicizia e d'amore, diventa segnale di tradimento. Giuda non ha il coraggio di assumere il tradimento. Lo maschera! Durante l'arresto, Gesù rimane calmo, signore della situazione. Cerca di leggere il significato dell'evento: "Si adempiano dunque le Scritture!" (Mc 14,49) Ma i discepoli tutti lo abbandonarono e fuggirono (Mc 14,50). Nessuno rimase. Gesù restò solo!

* Marco 14,53-15,20: Il processo: diverse visioni del Messia in conflitto.
Allora condussero Gesù dal sommo sacerdote, e là si riunirono tutti i capi dei sacerdoti, gli anziani e gli scribi. Pietro lo aveva seguito da lontano, fin dentro il cortile del sommo sacerdote; e se ne stava seduto tra i servi, scaldandosi al fuoco. Intanto i capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una testimonianza contro Gesù per metterlo a morte, ma non la trovavano. Molti infatti attestavano il falso contro di lui e così le loro testimonianze non erano concordi. Ma alcuni si alzarono per testimoniare il falso contro di lui, dicendo: «Noi lo abbiamo udito mentre diceva: Io distruggerò questo tempio fatto da mani d'uomo e in tre giorni ne edificherò un altro non fatto da mani d'uomo». Ma nemmeno su questo punto la loro testimonianza era concorde. Allora il sommo sacerdote, levatosi in mezzo all'assemblea, interrogò Gesù dicendo: «Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?». Ma egli taceva e non rispondeva nulla. Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: «Sei tu il Cristo, il Figlio di Dio benedetto?». Gesù rispose: «Io lo sono! E vedrete il Figlio dell'uomo seduto alla destra della Potenza e venire con le nubi del cielo».
Allora il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: «Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Avete udito la bestemmia; che ve ne pare?». Tutti sentenziarono che era reo di morte.
Allora alcuni cominciarono a sputargli addosso, a coprirgli il volto, a schiaffeggiarlo e a dirgli: «Indovina». I servi intanto lo percuotevano.
Mentre Pietro era giù nel cortile, venne una serva del sommo sacerdote e, vedendo Pietro che stava a scaldarsi, lo fissò e gli disse: «Anche tu eri con il Nazareno, con Gesù». Ma egli negò: «Non so e non capisco quello che vuoi dire». Uscì quindi fuori del cortile e il gallo cantò. E la serva, vedendolo, ricominciò a dire ai presenti: «Costui è di quelli». Ma egli negò di nuovo. Dopo un poco i presenti dissero di nuovo a Pietro: «Tu sei certo di quelli, perché sei Galileo». Ma egli cominciò a imprecare e a giurare: «Non conosco quell'uomo che voi dite». Per la seconda volta un gallo cantò. Allora Pietro si ricordò di quella parola che Gesù gli aveva detto: «Prima che il gallo canti due volte, mi rinnegherai per tre volte». E scoppiò in pianto.
Al mattino i sommi sacerdoti, con gli anziani, gli scribi e tutto il sinedrio, dopo aver tenuto consiglio, misero in catene Gesù, lo condussero e lo consegnarono a Pilato. Allora Pilato prese a interrogarlo: «Sei tu il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». I sommi sacerdoti frattanto gli muovevano molte accuse. Pilato lo interrogò di nuovo: «Non rispondi nulla? Vedi di quante cose ti accusano!». Ma Gesù non rispose più nulla, sicché Pilato ne restò meravigliato.
Per la festa egli era solito rilasciare un carcerato a loro richiesta. Un tale chiamato Barabba si trovava in carcere insieme ai ribelli che nel tumulto avevano commesso un omicidio. La folla, accorsa, cominciò a chiedere ciò che sempre egli le concedeva. Allora Pilato rispose loro: «Volete che vi rilasci il re dei Giudei?». Sapeva infatti che i sommi sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia. Ma i sommi sacerdoti sobillarono la folla perché egli rilasciasse loro piuttosto Barabba. Pilato replicò: «Che farò dunque di quello che voi chiamate il re dei Giudei?». Ed essi di nuovo gridarono: «Crocifiggilo!». Ma Pilato diceva loro: «Che male ha fatto?». Allora essi gridarono più forte: «Crocifiggilo!». E Pilato, volendo dar soddisfazione alla moltitudine, rilasciò loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.
Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono tutta la coorte. Lo rivestirono di porpora e, dopo aver intrecciato una corona di spine, gliela misero sul capo. Cominciarono poi a salutarlo: «Salve, re dei Giudei!». E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano a lui. Dopo averlo schernito, lo spogliarono della porpora e gli rimisero le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo.

Marco 14,53-65. Condanna di Gesù da parte del Tribunale Supremo
Gesù è condotto dinanzi al tribunale dei Sommi Sacerdoti, degli Anziani e degli Scribi, chiamato anche Sinedrio. Accusato di false testimonianze, lui tace. Senza difesa, è consegnato nelle mani dei suoi nemici. Compie, così, quanto annunciato da Isaia riguardo al Messia Servo, che fu fatto prigioniero, giudicato e condannato come una pecora senza aprire la bocca (cf. Is 53,6-8). Interrogato Gesù assume il fatto di essere il Messia: "Lo sono!", ma lo assume sotto il titolo di Figlio dell'Uomo (Mc 14,62). Ed alla fine è schiaffeggiato da persone che lo ridicolizzano chiamandolo Messia Profeta (Mc 14,65).

Marco 14,66-72. La negazione di Pietro.
Riconosciuto dalla serva come uno di coloro che stavano nell'Orto, Pietro nega Gesù. Giunse a negarlo con giuramento e maledizione. Nemmeno questa volta è capace di assumere Gesù come Messia Servo che dà la sua vita per gli altri. Ma quando il gallo canta per la seconda volta, lui ricorda la parola di Gesù e comincia a piangere. E' ciò che succede a coloro che hanno i piedi accanto alla gente, ma la testa persa nell'ideologia degli erodiani e dei farisei. Probabilmente, era questa la situazione di molti nelle comunità del tempo in cui Marco scrive il suo vangelo. Ed oggi?

Marco 15,1-20. Condanna di Gesù da parte del potere romano
Il processo continua il suo cammino. Gesù è consegnato al potere dei romani e da loro condannato accusato di essere il Messia Re (Mc 15,2; cf. Mc 15, 25). Altri propongono l'alternativa di Barabba, "in carcere insieme ai ribelli" (Mc 15,7). Essi vedono in Gesù un Messia Guerriero anti-romano. Dopo averlo condannato, sputano addosso a Gesù, ma lui non apre la bocca. Qui di nuovo appare il Messia Servo annunciato da Isaia (cf Is 50, 6-8).

* Marco 15,21-39: Davanti alla Croce di Gesù sul Calvario
Allora costrinsero un tale che passava, un certo Simone di Cirene che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e Rufo, a portare la croce. Condussero dunque Gesù al luogo del Gòlgota, che significa luogo del cranio, e gli offrirono vino mescolato con mirra, ma egli non ne prese.
Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse quello che ciascuno dovesse prendere. Erano le nove del mattino quando lo crocifissero. E l'iscrizione con il motivo della condanna diceva: Il re dei Giudei. Con lui crocifissero anche due ladroni, uno alla sua destra e uno alla sinistra.
I passanti lo insultavano e, scuotendo il capo, esclamavano: «Ehi, tu che distruggi il tempio e lo riedifichi in tre giorni, salva te stesso scendendo dalla croce!». Ugualmente anche i sommi sacerdoti con gli scribi, facendosi beffe di lui, dicevano: «Ha salvato altri, non può salvare se stesso! Il Cristo, il re d'Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo». E anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo insultavano.
Venuto mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. Alle tre Gesù gridò con voce forte: Eloì, Eloì, lemà sabactàni?, che significa: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Alcuni dei presenti, udito ciò, dicevano: «Ecco, chiama Elia!». Uno corse a inzuppare di aceto una spugna e, postala su una canna, gli dava da bere, dicendo: «Aspettate, vediamo se viene Elia a toglierlo dalla croce». Ma Gesù, dando un forte grido, spirò.
Il velo del tempio si squarciò in due, dall'alto in basso.
Allora il centurione che gli stava di fronte, vistolo spirare in quel modo, disse: «Veramente quest'uomo era Figlio di Dio!».

Marco 15,21-22. Simone porta la croce
Quando Gesù è condotto verso il luogo della crocifissione, Simone di Cirene, un padre di famiglia, è obbligato a caricare la Croce. Simone è il discepolo ideale che cammina lungo la strada di Gesù. Lui carica la croce letteralmente dietro a Gesù, fino al Calvario.

Marco 15,23-32. La crocifissione.
Gesù è crocefisso come un emarginato, in mezzo a due ladroni. Di nuovo, il vangelo di Marco evoca la figura del Messia Servo, di cui Isaia afferma: "Gli si diede sepoltura con gli empi" (Is 53,9). Il crimine che gli viene imputato è "Re dei Giudei!" (Mc 15,25) Le autorità religiose ridicolizzano ed insultano Gesù e dicono: "Scendi dalla croce, perché vediamo e crediamo!" (Mc 15,32). Sono come Pietro. Accetterebbero Gesù come Messia, se non stesse sulla Croce. Come dice il canto: "Volevano un grande re che fosse forte, dominatore, e per questo non hanno creduto in lui ed uccisero il Salvatore".

Marco 15,33-39. La morte di Gesù.
Abbandonato da tutti, Gesù dà un forte grido e spira. Il centurione, un pagano, che faceva la guardia, fa una solenne professione di fede: "Veramente quest'uomo era figlio di Dio!" Un pagano scopre ed accetta ciò che i discepoli non furono capaci di scoprire ed accettare, cioè riconoscere la presenza del Figlio di Dio nell'essere umano torturato, escluso e crocifisso. Come la donna anonima all'inizio di questi due capitoli (Mc 14,3-9), così, ora alla fine, appare un altro discepolo modello. E' il centurione, un pagano!

* Marco 15,40-16,8: Davanti al sepolcro di Gesù
C'erano anche alcune donne, che stavano ad osservare da lontano, tra le quali Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e di ioses, e Salome, che lo seguivano e servivano quando era ancora in Galilea, e molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme.
Sopraggiunta ormai la sera, poiché era la Parascève, cioè la vigilia del sabato, Giuseppe d'Arimatèa, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anche lui il regno di Dio, andò coraggiosamente da Pilato per chiedere il corpo di Gesù. Pilato si meravigliò che fosse già morto e, chiamato il centurione, lo interrogò se fosse morto da tempo. Informato dal centurione, concesse la salma a Giuseppe. Egli allora, comprato un lenzuolo, lo calò giù dalla croce e, avvoltolo nel lenzuolo, lo depose in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare un masso contro l'entrata del sepolcro. Intanto Maria di Màgdala e Maria madre di Ioses stavano ad osservare dove veniva deposto.
Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria di Giacomo e Salome comprarono oli aromatici per andare a imbalsamare Gesù. Di buon mattino, il primo giorno dopo il sabato, vennero al sepolcro al levar del sole. Esse dicevano tra loro: «Chi ci rotolerà via il masso dall'ingresso del sepolcro?».Ma, guardando, videro che il masso era già stato rotolato via, benché fosse molto grande. Entrando nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d'una veste bianca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: «Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. E' risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l'avevano deposto. Ora andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro che egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto». Ed esse, uscite, fuggirono via dal sepolcro perché erano piene di timore e di spavento. E non dissero niente a nessuno, perché avevano paura.

Marco 15,40-47. La sepoltura di Gesù
Un gruppo di donne sta guardando da lontano: Maria Maddalena, Maria, madre di Giacomo e Salomé. Loro non fuggono. Continuano fedeli fino alla fine. Sono testimoni della morte di Gesù. Ed è da questo piccolo gruppo che nascerà il nuovo annuncio la domenica di Pasqua. Accompagnano Giuseppe d'Arimatea che ha chiesto permesso di seppellire Gesù. Alla fine, due di loro, Maddalena e Maria, rimangono vicino al sepolcro chiuso. Sono anche testimoni della sepoltura di Gesù.

Marco 16,1-8. L'annuncio della risurrezione
Il primo giorno della settimana, di buon mattino, le stesse tre donne vanno ad imbalsamare il corpo di Gesù. Ma trovarono il sepolcro aperto. Sono testimoni della risurrezione. Un angelo dice che Gesù è risorto e dà loro quest'ordine: "Andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro che egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete come vi ha detto" (Mc 16,7). In Galilea, sulle sponde del lago, dove tutto era iniziato, lì ricomincerà tutto di nuovo. E' Gesù che invita! Lui non desiste, nemmeno dinanzi all'abbandono dei discepoli! Chiama di nuovo! Chiama sempre!

c) Il fallimento finale come nuova chiamata per essere discepolo
Questa è la storia della passione, morte e risurrezione di Gesù, vista a partire dai discepoli. La frequenza con cui in essa si parla dell'incomprensione e del fallimento dei discepoli corrisponde, molto probabilmente, ad un fatto storico. Ma l'interesse principale dell'evangelista non consiste in raccontare ciò che è avvenuto nel passato, bensì vuole provocare una conversione nei cristiani del suo tempo e far sorgere in tutti loro ed in tutti noi una nuova speranza, capace di superare lo scoraggiamento e la morte. Tre cose spiccano e devono essere considerate a fondo:
i) Il fallimento degli eletti: Quei dodici specialmente chiamati ed eletti da Gesù (Mc 3,13-19) e da lui inviati in missione (Mc 6,7-13), falliscono. Fallimento completo. Giuda tradisce, Pietro nega, tutti fuggono, nessuno rimane. Dispersione totale! Apparentemente, non c'è molta differenza tra loro e le autorità che decretano la morte di Gesù. Come avviene con Pietro, anche loro vogliono eliminare la croce e vogliono un Messia glorioso, re, figlio di Dio benedetto. Ma c'è una profonda e reale differenza! I discepoli, malgrado tutti i loro difetti e le loro debolezze, non hanno malizia. Non hanno cattiva volontà. Sono un ritratto quasi fedele di tutti noi che camminiamo lungo il cammino di Gesù, cadendo incessantemente, ma rialzandoci sempre!
ii) La fedeltà dei non eletti: Come contrappunto del fallimento degli uni appare la forza della fede degli altri, di coloro che non facevano parte dei dodici eletti: 1. Una donna anonima di Betania. Lei accettò Gesù come Messia Servo e, per questo, lo unse, anticipandosi così alla sepoltura. Gesù la elogia. Lei è un modello per tutti. 2. Simone di Cirene, un padre di famiglia. Obbligato dai soldati, fa ciò che Gesù aveva chiesto ai dodici che sono fuggiti. Porta la croce dietro Gesù fino al Calvario. 3. Il centurione, un pagano. Nell'ora della morte, lui fa la professione di fede e riconosce il Figlio di Dio nell'uomo torturato e crocifisso, maledetto secondo la legge dei giudei. 4. Maria Maddalena, Maria, la madre di Giacomo, Salomè, "e molte altre donne che erano salite con lui a Gerusalemme" (Mc 15,41). Loro non abbandonarono Gesù, ma continuarono con determinazione ai piedi della croce e vicino alla tomba di Gesù. 5. Giuseppe d'Arimatea, membro del sinedrio, che rischiò tutto chiedendo il corpo di Gesù per seppellirlo. I Dodici fallirono. La continuità del messaggio del Regno non è passata attraverso di loro, ma attraverso altri, soprattutto le donne, che riceveranno l'ordine chiaro di far ritornare gli uomini falliti (Mc 16,7). Ed oggi, la continuità del messaggio passa per dove?
iii) L'atteggiamento di Gesù: Il modo in cui il Vangelo di Marco presenta l'atteggiamento di Gesù durante il racconto della passione è per dare speranza perfino al discepolo più scoraggiato e fallito! Perché per grande che sia stato il tradimento ed il fallimento dei Dodici, l'amore di Gesù è stato sempre più grande! Nell'ora dell'annuncio della fuga dei discepoli, già avverte che li aspetterà in Galilea. Pur sapendo del tradimento (Mc 14,18), della negazione (Mc 14,30) e della fuga (Mc 14,27), compie il gesto dell'Eucaristia. E la mattina di Pasqua, l'angelo, attraverso le donne, manda un messaggio a Pietro che lo negò, ed a tutti quelli che fuggirono: devono recarsi in Galilea. Lì dove tutto era iniziato, lì ricomincia tutto di nuovo. Il fallimento dei dodici non provoca una rottura dell'alleanza sigillata e confermata nel sangue di Gesù.

d) Il modello del discepolo: Seguire, Servire, Salire
Marco pone in risalto la presenza delle donne che seguono e servono Gesù fin dal tempo in cui si trovava in Galilea e che erano salite con lui fino a Gerusalemme (Mc 15,40-41). Marco usa tre parole per definire il rapporto delle donne con Gesù: Seguire! Servire! Salire! Loro "seguivano e servivano" Gesù ed insieme con molte altre "saliranno con lui a Gerusalemme" (Mc 15,41). Sono le tre parole che definiscono il discepolo o la discepola ideale. Sono il modello per gli altri discepoli che erano fuggiti!
* Seguire descrive la chiamata di Gesù e la decisione di seguirlo (Mc 1,18). Questa decisione suppone lasciare tutto e correre il rischio di essere uccisi (Mc 8,34; 10,28).
* Servire indica che loro sono vere discepole, poiché il servizio è la caratteristica del discepolato e di Gesù stesso (Mc 10,42-45).
* Salire indica che loro sono le testimoni qualificate della morte e della risurrezione di Gesù, perché, come i discepoli, lo accompagneranno dalla Galilea fino a Gerusalemme (At 13,31).
Testimoniando la risurrezione di Gesù, testimonieranno anche ciò che loro stesse vedono e sperimentano. E' l'esperienza del nostro battesimo. "Per mezzo del battesimo siamo stati sepolti insieme con lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova" (Rm 6,4). Per mezzo del battesimo, tutti partecipiamo alla morte e risurrezione di Gesù.

3. PER AIUTARE A RIFLETTERE
i) Cosa mi ha maggiormente colpito nell'atteggiamento dei dodici apostoli e nell'atteggiamento delle donne durante la passione e morte di Gesù? Che avresti fatto tu se fossi stato/a presente? Avresti agito come gli uomini o come le donne?
ii) Cosa ti ha maggiormente colpito nell'atteggiamento di Gesù riguardo ai discepoli ed alle discepole nella narrazione della sua passione e morte? Perché?
iii) Qual'è il messaggio speciale della narrazione della passione e morte nel vangelo di Marco? Sei riuscito/a a scoprire le differenze tra la narrazione della passione e la morte nel vangelo di Marco e negli altri vangeli? Quali?

4. PREGHIERA DI UN SALMO: SALMO 22 (21)

Il Salmo che Gesù pregò sulla Croce

«Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?
Tu sei lontano dalla mia salvezza»:
sono le parole del mio lamento.
Dio mio, invoco di giorno e non rispondi,
grido di notte e non trovo riposo.
Eppure tu abiti la santa dimora,
tu, lode di Israele.
In te hanno sperato i nostri padri,
hanno sperato e tu li hai liberati;
a te gridarono e furono salvati,
sperando in te non rimasero delusi.
Ma io sono verme, non uomo,
infamia degli uomini, rifiuto del mio popolo.
Mi scherniscono quelli che mi vedono,
storcono le labbra, scuotono il capo:
«Si è affidato al Signore, lui lo scampi;
lo liberi, se è suo amico».
Sei tu che mi hai tratto dal grembo,
mi hai fatto riposare sul petto di mia madre.
Al mio nascere tu mi hai raccolto,
dal grembo di mia madre sei tu il mio Dio.
Da me non stare lontano,
poiché l'angoscia è vicina
e nessuno mi aiuta.
Mi circondano tori numerosi,
mi assediano tori di Basan.
Spalancano contro di me la loro bocca
come leone che sbrana e ruggisce.
Come acqua sono versato,
sono slogate tutte le mie ossa.
Il mio cuore è come cera,
si fonde in mezzo alle mie viscere.
E' arido come un coccio il mio palato,
la mia lingua si è incollata alla gola,
su polvere di morte mi hai deposto.
Un branco di cani mi circonda,
mi assedia una banda di malvagi;
hanno forato le mie mani e i miei piedi,
posso contare tutte le mie ossa.
Essi mi guardano, mi osservano:
si dividono le mie vesti,
sul mio vestito gettano la sorte.
Ma tu, Signore, non stare lontano,
mia forza, accorri in mio aiuto.
Scampami dalla spada,
dalle unghie del cane la mia vita.
Salvami dalla bocca del leone
e dalle corna dei bufali.
Annunzierò il tuo nome ai miei fratelli,
ti loderò in mezzo all'assemblea.
Lodate il Signore, voi che lo temete,
gli dia gloria la stirpe di Giacobbe,
lo tema tutta la stirpe di Israele;
perché egli non ha disprezzato
né sdegnato l'afflizione del misero,
non gli ha nascosto il suo volto,
ma, al suo grido d'aiuto, lo ha esaudito.
Sei tu la mia lode nella grande assemblea,
scioglierò i miei voti davanti ai suoi fedeli.
I poveri mangeranno e saranno saziati,
loderanno il Signore quanti lo cercano:
«Viva il loro cuore per sempre».
Ricorderanno e torneranno al Signore
tutti i confini della terra,
si prostreranno davanti a lui
tutte le famiglie dei popoli.
Poiché il regno è del Signore,
egli domina su tutte le nazioni.
A lui solo si prostreranno quanti dormono sotto terra,
davanti a lui si curveranno
quanti discendono nella polvere.
E io vivrò per lui,
lo servirà la mia discendenza.
Si parlerà del Signore alla generazione che viene;
annunzieranno la sua giustizia;
al popolo che nascerà diranno:
«Ecco l'opera del Signore!».

5. ORAZIONE FINALE

Signore Gesù, ti ringraziamo per la tua Parola che ci ha fatto vedere meglio la volontà del Padre. Fa' che il tuo Spirito illumini le nostre azioni e ci comunichi la forza per eseguire quello che la Tua Parola ci ha fatto vedere. Fa' che noi, come Maria, tua Madre, possiamo non solo ascoltare ma anche praticare la Parola. Tu che vivi e regni con il Padre nell'unità dello Spirito Santo, nei secoli dei secoli. Amen.