Omelia (09-04-2006) |
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Vegliare con Gesù Fratelli nella fede, Con l'ingresso in Gerusalemme inizia per Gesù la grande settimana: prima il trionfo, poi la passione, la morte e al risurrezione. "Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore!" (Mt 21,9). Questo grido si riferiva allora - e si riferisce anche oggi a - Gesù di Nazaret. E' lui che viene nel nome del Signore! E' a lui che cantano "Osanna"! E' lui che è benedetto: è lui il Messia! L'accoglienza trionfale della folla, è trionfo umano, perciò trionfo passeggero ed effimero. La risurrezione che segue la morte in croce, è trionfo divino, reale ed eterno, cioè definitivo. Ecco, siamo venuti qui per celebrare la liturgia della domenica delle Palme. La descrizione della passione di nostro Signore Gesù Cristo, secondo Marco, ci introduce subito negli avvenimenti della settimana, che oggi inizia. E' la settimana della passione del Signore! Questa settimana non è di per sé per Gesù ma per ciascuno di noi. Ognuno di noi è chiamato a vegliare con Gesù, a condividere con lui non solo le gioie ma soprattutto le sofferenze, le sconfitte. Il vero cristiano è colui che cammina dietro a Cristo: con fedeltà e perseveranza! Oggi, Gesù si presenta mite, buono, pacifico. Così ci insegna che la grande forza del mondo è la bontà: il veramente forte è l'uomo buono; vincitore è colui che dà la vita per gli altri e non chi toglie la vita agli altri. È Gesù il vincitore perché dà la sua vita per gli altri, cioè per noi. "La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate con me". È una implorazione, è un lamento, è una richiesta di aiuto. Gesù ha bisogno dei suoi, di quei pochi che stanno ancora lì, ma questi non ce la fanno a star svegli. Gesù è solo, il suo dolore è tanto grande che il sudore diventa sangue. Quante volte anche noi lo abbiamo lasciato solo, abbiamo abbandonato per paura o per la nostra poca e debole fede. Tutti sappiamo dalla nostra esperienza che cosa significa aver bisogno di qualcuno e non trovare nessuno disposto ad aiutarci, a starci vicino. Allora conosciamo anche noi il dolore e l'umiliazione del rifiuto, dell'indifferenza, della delusione che brucia più del fuoco. Tutto questo ha provato Gesù, per poter amare tutti, per poter salvare tutti anche a costo della sua stessa vita. Oggi siamo invitati a imitare Gesù nel sacrificio e nella bontà. Per imitare Gesù e per partecipare alla sua passione non basta spezzare un ramo d'ulivo, non basta gridare osanna, è necessario spezzare il proprio egoismo. Non basta dirsi suoi discepoli ma occorre rimanere saldi nella logica della croce, nella sua cruda ed oscura realtà. "Come Cristo ha compiuto la redenzione attraverso la povertà e le persecuzioni, così pure la Chiesa è chiamata a prendere la stessa via per comunicare agli uomini i frutti della salvezza (LG 8). Davanti al modo di morire di Gesù, a quel suo dono totale, irrevocabile, di fronte a questo Dio, che muore per noi, dobbiamo confessare col Centurione: "Davvero questi è il Figlio di Dio!" Sia lodato Gesù Cristo! |