Omelia (14-04-2006) |
don Marco Pratesi |
Contemplare il Crocifisso La liturgia oggi ci invita a contemplare Gesù crocifisso. Avere lo sguardo fisso in Gesù è in effetti un impegno di sempre per il cristiano. Siamo chiamati a contemplare assiduamente il mistero di Cristo, per gustare appieno l'amore e la verità di Dio: "gustate e vedete quanto è buono il Signore"! (Sal 34,9) Contemplare non significa avere visioni o altre cose insolite. Significa invece uscire dal chiasso - esteriore e interiore - per mettersi in silenzio e concentrarsi su un mistero della fede, lasciando che esso ci prenda, ci invada e occupi il nostro spazio interiore. Contemplare significa lasciarsi toccare dalle meraviglie operate da Dio, entrando nello stupore di fronte alla sua bellezza e alla sua sapienza. Anche se la mente poi troverà certo di che riflettere in abbondanza, la contemplazione non è propriamente il momento del ragionamento, del discorso razionale. Essa è piuttosto il tempo in cui si fa esperienza del mistero di Cristo, in cui ci sentiamo attratti dalla verità, dalla bontà, dalla bellezza del Signore. Tutto questo è possibile prima di tutto per un dono di Dio, radicato nel battesimo, che ci illumina in profondità e ci rende capaci di conoscere Cristo, di una conoscenza che non è astratta o parziale, ma vero rapporto interpersonale che coinvolge cuore, mente e vita (cf. Fil 3,8). Come ogni dono di Dio, ha bisogno del nostro impegno per fruttificare: sta a noi aprire gli spazi - interiori ed esteriori - per la contemplazione. Il triduo pasquale in questo senso è un tempo privilegiato da vivere bene. La contemplazione cristiana ha per oggetto essenziale l'amore di Dio. Essa trova quindi nel Crocifisso la sua fonte più abbondante e il suo alimento più ricco. Sulla croce l'amore di Dio perviene infatti al suo punto estremo: per condividere la nostra situazione, Gesù "deve prendere su di sé la morte peggiore, la morte senza Dio, la morte del senza Dio" (H. Schlier). Nel silenzio del venerdi santo ognuno di noi contempli il mistero della croce, per trovare la luce e la bellezza di un amore che, vittorioso su ogni possibile contrarietà, arriva al vertice assoluto, dando forza e speranza ai nostri giorni. |