Omelia (14-04-2006) |
mons. Vincenzo Paglia |
Inizia la passione di Gesù: queste pagine non narrano solo il momento finale della sua vita, riassumono tutta la sua passione per gli uomini. Gesù ha amato i discepoli fino all'ultimo. Esce dal cenacolo e si dirige verso l'orto degli Ulivi, anche se sa bene che verranno a catturarlo. Gesù, infatti, non è sorpreso da quanto sta per accadere; anzi, è lui che va incontro a Giuda e ai soldati che stanno avvicinandosi e, come il vero padrone della situazione, li affronta. Se c'era qualcuno che doveva cadere a terra non era lui, erano piuttosto i soldati e le guardie venuti ad arrestarlo. E avvenne proprio così. Quando Gesù arriva davanti a loro chiede: "Chi cercate?". "Gesù il Nazareno", rispondono; ed egli: "Sono io". A queste parole tutti i presenti arretrano e cadono a terra. Gesù aveva veramente il potere nelle mani. Era un potere apparentemente debole, senza armi né soldati; possedeva solo la parola che però fu sufficiente per atterrare i soldati. A Pietro, che colpisce un servo del sommo sacerdote staccandogli un orecchio, rivolge un duro rimprovero e impone di rimettere la spada nel fodero. Ordina però ai soldati di non accanirsi sui discepoli visto che è lui che cercano. Si adempivano fino in fondo le parole che aveva detto: "Li ho custoditi e nessuno di loro si è perduto". Gesù così ama i suoi, anche durante la Passione. |