Omelia (16-04-2006) |
padre Antonio Rungi |
Cristo nostra Pasqua e' immolato. Facciamo festa nel Signore! Pasqua è la solennità più importante dell'intero anno liturgico. Il motivo è semplice: nel Cristo risorto dai morti è fondata la nostra fede, è giustificata la nostra speranza, è legittimata la nostra carità. E' la solennità che ci invita a sperimentare la gioia della vita, della rinascita, di un futuro, oltre la stessa realtà terrena, verso il quale dobbiamo indirizzare tutte le nostre attese ed aspettative. Non è una favola la risurrezione di Cristo, ma è una verità di fede assoluta sulla quale è incentrata tutta la nostra esistenza cristiana e tutta la religione nella quale siamo stati battezzati e continuiamo, con la grazia di Dio, a vivere. La centralità di questo mistero è messa in risalto dalla parola di Dio e soprattutto dalla prima predicazione degli Apostoli, come sottolineano gli Atti, il cui testo più significativo al riguardo è inserito nella Parola di Dio della Domenica di Risurrezione: "In quei giorni, Pietro prese la parola e disse: "Voi conoscete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, incominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nazaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui. E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che apparisse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi, che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti. E ci ha ordinato di annunziare al popolo e di attestare che egli è il giudice dei vivi e dei morti costituito da Dio. Tutti i profeti gli rendono questa testimonianza: chiunque crede in lui ottiene la remissione dei peccati per mezzo del suo nome". Su queste verità si fonda anche l'annuncio pasquale della Chiesa del Terzo Millennio dell'era cristiana. Un annuncio che rimane fresco e carico di speranza ancora oggi, in un mondo segnato da tante manifestazioni di disperazione e di assenza di Dio e dalla prospettiva trascendentale dell'esistenza umana. Questo stesso annuncio che anche oggi, domenica di Risurrezione, con grande gioia nel cuore proclamiamo senza timore davanti a tutto il mondo, quello dei credenti e quelli che non ancora credono o comunque professano altri "credo". Gesù Risorto è la nostra gioia e la nostra certezza di una vita che è aperta per sempre alla comunione con Dio in questo mondo e nell'eternità, sapendo che nel giudizio finale risorgeremo anche nella nostra corporeità trasformata proprio da Colui che è la Primizia della nuova umanità. Ce lo ricorda espressamente l'apostolo Paolo nel breve brano della Lettera ai Colossesi che ascoltiamo nella solennità odierna: "Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio; pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra. Voi infatti siete morti e la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio! Quando si manifesterà Cristo, la vostra vita, allora anche voi sarete manifestati con lui nella gloria". Partendo da quel sepolcro vuoto, nella domenica di Risurrezione, la storia dell'umanità ha assunto un altro e più alto significato. Da quel sepolcro vuoto bisogna ripartire per andare incontro al Signore risorto, per poterlo riconoscere nelle varie situazioni della nostra ed altrui vita. Per poterlo riconoscere nell'eucaristia, nella Chiesa, nei poveri, nei sofferenti. Riconoscerlo per annunciarlo con la gioia di averlo visto ed incontrato, senza più timore e paura di parlare di Lui; anzi con il fuoco della carità che ci porta a farlo conoscere, ad annunciarlo con coraggio in un mondo che ha urgente bisogno di Lui. Il racconto della Risurrezione del Signore, così come riportato nel testo del Vangelo di Giovanni, ci aiuta ad entrare pienamente nel mistero dell'accoglienza del Risorto, ma anche nella responsabilità di portarlo con gioia ai nostri fratelli in debito di speranza. "Nel giorno dopo il sabato, Maria di Magdala si recò al sepolcro di buon mattino, quand'era ancora buio, e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: "Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!". Uscì allora Simon Pietro insieme all'altro discepolo, e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Chinatosi, vide le bende per terra, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e vide le bende per terra, e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte. Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Non avevano infatti ancora compreso la Scrittura, che egli cioè doveva risuscitare dai morti". La Chiesa, con la presenza di Pietro, è convocata da Maria di Magdala intorno al sepolcro di Gesù. Nel silenzio e nella preghiera è presente al sepolcro anche la Vergine Santa, la prima ad avere la certezza della risurrezione del suo Figlio. Solo lei, tabernacolo di Dio, poteva per prima assaporare la gioia della risurrezione del Figlio suo, dopo aver condiviso con Lui l'esperienza del Calvario e della Morte in Croce. Associata al mistero del dolore, Maria è associata anche al mistero della gioia, in una posizione privilegiata, perché Madre di Dio e Vergine Immacolata. Tutta la Chiesa è radunata intorno al sepolcro di Gesù vuoto, che afferma chiaramente che Lui è il Risorto. Da quel sepolcro riparte la Chiesa non più scoraggiata e mortificata nelle sue aspettative, ma potenziata nella certezza che quel Maestro Crocifisso ha vinto la morte ed ha trionfato su di essa. Il testo della Sequenza che recitiamo oggi durante la solenne messa di Pasqua ci aiuta a comprendere l'essenza del mistero che celebriamo oggi: "Alla vittima pasquale, s'innalzi oggi il sacrificio di lode. L'agnello ha redento il suo gregge, l'Innocente ha riconciliato noi peccatori col Padre. Morte e Vita si sono affrontate in un prodigioso duello. Il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa. "Raccontaci, Maria: che hai visto sulla via?". "La tomba del Cristo vivente, la gloria del Cristo risorto, e gli angeli suoi testimoni, il sudario e le sue vesti. Cristo, mia speranza, è risorto; e vi precede in Galilea". Sì, ne siamo certi: Cristo è davvero risorto. Tu, Re vittorioso, portaci la tua salvezza". Il canto che caratterizza la Pasqua, ovvero l'Alleluja, risuoni oggi nei nostri cuori e in quanti sono toccati dalla sofferenza e dalla tristezza. Si faccia spazio alla gioia vera, quella che viene da Dio e viene dalla certezza assoluta che deriva dalla fede, che Gesù ci ha liberato dalla morte del peccato e dalla morte corporale e che la nostra vita ha un futuro di gioia e di felicità che non avrà termine mai. Ecco perché possiamo pregare, con tutti i credenti della Terra che oggi con noi festeggiano Gesù Risorto, in questi termini: "O Padre, che in questo giorno, per mezzo del tuo unico Figlio, hai vinto la morte e ci hai aperto il passaggio alla vita eterna, concedi a noi, che celebriamo la Pasqua di risurrezione, di essere rinnovati nel tuo Spirito, per rinascere nella luce del Signore risorto". E' anche questo l'augurio sincero che ci scambiamo in un giorno di luce, gioia e speranza vera come è la giornata di Pasqua. Rinascere tutti nella luce del Signore risorto. Il che significa verità, rettitudine, onestà, fedeltà, bontà, generosità, amore vero, solidarietà verso ogni fratello, misericordia e perdono. La Pasqua è tutto questo e più di questo, ma è soprattutto passaggio da una vita di peccato ad una vita di grazia e bontà secondo il modello del Cristo morto e risorto per la nostra liberazione. |