Omelia (16-04-2006) |
mons. Antonio Riboldi |
Cristo è risorto, Alleluja! Sento davvero la necessità del cuore di far tutti voi, miei amici carissimi, che ogni settimana condividete con me il cammino della fede, forse con fatica, a volte come la salita di Gesù al Calvario, partecipi della gioia mia, di tutta la Chiesa, per la grande solennità della Pasqua. "Questo è il giorno che ha fatto il Signore, alleluia", canta da sempre la Chiesa e tutti gli uomini che credono. E' il giorno che mette fine a quella notte che era scesa su tutti noi dopo il peccato di Adamo ed Eva. Una terribile notte del cuore, perché ci sentivamo come orfani del Padre, condannati a vagare in una vita che, senza l'amore del Padre, non ha nessun senso e chiude le porte della speranza. Quanto è terribile questa notte che troppe volte, ancora oggi, si vive perché non si ha forse il coraggio o la volontà di entrare nel giorno del Signore: un giorno che non conosce più tramonto, perché Cristo Risorto non muore più; non solo, ma con la sua resurrezione ha spalancato le porte del cielo: quelle porte che tanti hanno davanti al volto del cuore e cercano di raggiungere per entrarvi, perché là, e solo là, regna Cristo Risorto, là c'è l'eternità della felicità, il vero senso della nostra creazione, ossia il perché ci ha fatto dono della vita. Sempre che per vita intendiamo un camminare con Cristo, non portandoci addosso le paure e la tristezza, come fu per i due discepoli sulla strada di Emmaus...inconsapevoli che Gesù, sì era stato crocifisso, ma come gesto estremo di amore per renderci liberi e figli del Padre. La morte era il passaggio alla felicità, come è nella natura dell'amore. Scrive a noi, oggi, Paolo l'apostolo: "Fratelli se voi siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù dove si trova Cristo, assiso alla destra di Dio; pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra. Voi infatti siete morti e la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio! Quando si manifesterà Cristo, la vostra vita, allora anche voi sarete manifestati con Lui nella gloria" (Col 3,1-4). Vorrei essere capace di trasmettere l'incontenibile gioia dei discepoli che, raccolti nel cenacolo, con una grande paura e con il senso di avere sbagliato tutto e di essere orfani, vittime di un gran buio nell'anima, quando meno se lo aspettavano, quel mattino di Pasqua, si trovarono improvvisamente di fronte Gesù risorto. "La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato (la nostra domenica, giorno del Signore) mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli, per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: "Pace a voi". Detto questo mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono nel vedere il Signore" (Gv 20,19-31). Paolo VI, così esprime la sua gioia pasquale: "Il mistero di Pasqua è così alto e così grande, che spazia su tutta la vita cristiana, sulla dottrina, sul costume, sulla liturgia...e offre cento aspetti su cui si infrange la sua luce, che è come sole nella oscurità dei nostri destini umani. La Chiesa canta nella notte del Sabato Santo l'inno pasquale, invitando la terra a gioire di questo beato splendore: "Tripudi la terra irradiata da tanto fulgore"...E' tal cosa, perciò, la Pasqua, che subito ci stupisce e ci esalta, e a volerla in qualche modo annunciare e celebrare, essa fa sorgere negli animi tali sentimenti di letizia e di pace, e suscita una commozione che insieme confonde ed annuncia: Sono giunti i giorni in cui dobbiamo cantare l'Alleluya, su via, fratelli canti la voce, canti la vita, cantino le azioni" (Paolo VI - Pasqua 1959). E' vero, stiamo respirando un clima da venerdì santo, ossia di timore, che sembra togliere speranza al futuro. Molti di noi si sentono confusi, vittime di una vita senza amore, che sconfina nel grande male della solitudine. Non riusciamo a vedere un accenno di resurrezione per tanti avvenimenti che sono il frutto di un mondo che sembra si ritrovi a interrogarsi sotto la croce di un Dio, che si lascia crocifiggere, come se all'uomo anche questo toccasse, la morte di Dio. Una morte impossibile. Non sanno che sulla croce di Gesù spunta la Pasqua, sulla nostra "poca o nulla fede", spunta solo la disperazione. Quante volte, credo, abbiamo noi stessi sperimentato la grande amarezza di "sentirci" come finiti, senza più speranza. Penso alle famiglie che molte volte credono di essere arrivate al termine del loro amore: non trovano l'energia, che l Grazia assicura sempre, e si spezzano, seppellendo amore, felicità, tutto insomma. Un grande venerdì che coinvolge oggi tantissimi uomini e donne, finiti sulla croce della separazione. Penso a tanti che attraversano momenti di difficoltà di vario tipo, personali, che sono davvero come la corona di spine sul cuore, e non trovano motivo di continuare a lottare, come sepolti dalle difficoltà, che a volte portano al suicidio o alla follia. Penso a tanti che hanno perso quella meravigliosa fede, che era negli apostoli quando stavano con Gesù. Si sono lasciati sviare dalla mentalità del mondo, dalla voglia di successo, di potenza, di immagine e hanno creduto che la felicità stesse nell'uscire dalla casa del Padre, come per il figlio prodigo. Alla fine si trovano così "nudi" e "affamati", da desiderare da una parte di credere nella resurrezione e dall'altra non si fa strada la via meravigliosa della misericordia. Ossia il "coraggio di rientrare in se stessi" e tornare a casa, per stupirsi nel vedere il Padre che li attende e corre incontro, non a giudicare o condannare, ma a mettere le braccia al collo e fare festa. Una festa, che ci dona Gesù risorto. Voglio comunicare a voi, miei carissimi amici, la grande commozione che provo ogni volta leggo il Vangelo che racconta la ricerca del Maestro da parte di Maria Maddalena. Troppo bello, davvero divino. Un tocco di amore che d'improvviso apre il cielo, perché l'amore è cielo, non si era mai chiuso e non può mai chiudersi. "Maria era andata a piangere vicino alla tomba. A un tratto, chinandosi verso il sepolcro, vide due angeli vestiti di bianco. Stavano seduti là ove prima c'era il corpo di Gesù, uno dalla parte della testa e uno dalla parte dei piedi. Gli angeli le dissero: "Donna, perché piangi?" Maria rispose: "Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno messo. Ma mentre parlava si voltò e vide Gesù in piedi, ma non sapeva che era lui. Gesù le disse: "Perché piangi? Chi cerchi? Maria pensò che fosse il giardiniere e gli disse: "Signore, se tu l'hai portato via dimmi dove l'hai messo e io andrò a prenderLo". Gesù le disse: "Maria". Lei si voltò e gli disse: "Rabbuni (che vuol dire Maestro)!". Gesù le disse: "Lasciami perché non sono ancora tornato dal Padre; ma va' e dì ai miei fratelli che io torno al Padre mio e Padre vostro, al Dio mio e vostro" (Gv 20,11-18). Commuove veramente questa donna che amava tanto Gesù da non volere pensare di averLo perso, rifiutando quasi il pensiero della morte, un pensiero che l'amore e la santità rifiutano sempre, e appena può lo va a trovare. A lei non importava che fosse sepolto: per lei Gesù "era vivo"! Impossibile descrivere quel paradiso che si è fatte strada nel cuore di Maria, sentendosi chiamare per nome. Quel "Maria!" è la gioia pasquale che vorremmo sentire tutti, senza eccezione. Una gioia che chiede di avere la fede di Maria e va in cerca del Maestro...non Lo aspetta. Non si rassegna. E' la gioia che hanno provato tanti, e provano ancora, che si sono sentiti chiamati "per nome": come Paolo sulla via di Damasco: come tanti, ieri e oggi, che si convertono. Una gioia che vorrei augurare a ciascuno di voi, come vera Buona Pasqua. La gioia che ha inizio nel mettere al centro della vita Dio e, nel buio della vita, cercarLo per sentirsi chiamare per nome. Così canta la Chiesa la Pasqua ieri, oggi, sempre: "Alla vittima pasquale, si innalzi oggi il sacrificio di lode. L'Agnello ha redento il suo gregge: l'Innocente ha riconciliato noi peccatori con il Padre. Morte e vita si sono affrontate in un prodigioso duello. Il Signore della vita era morto: ma ora vivo, trionfa. 'Raccontaci, Maria, che hai visto sulla via? La tomba del Cristo vivente, la gloria del Cristo risorto e gli angeli suoi testimoni: il sudario e le sue vesti. Cristo, mia speranza è risorto e vi precede in Galilea'. ...E tu, Re vittorioso, portaci la tua salvezza". Sarò vicino a tutti voi a cercare Gesù "sepolto", per sentirsi da lui chiamare per nome e così riempirci di cielo. Buona Pasqua! |