Omelia (16-04-2006)
don Luciano Sanvito
Siamo qui di passaggio

Sono qui di 'passaggio'.
Questo termine indicante la mia situazione di relatività indica anche il cuore della relazionalità tra me e il mio io, tra me e gli altri, e tra me e il grande Mistero Pasquale.

Proprio la mia relatività mi pone in relazione, mi muove a risurrezione non ' DALLA ' ma ' NELLA ' mia morte quotidiana che sperimento ogni giorno nel tempo che passa, fattosi anch' esso strumento pasquale.

La gioia della Pasqua non si fissa nelle gioie mondane, terrene e fatte a mia misura: è un passaggio continuo che oggi lampeggia come semaforo d'attenzione per me, su di me, sul mondo, per ricavarne non il piacere, non il potere e non godere, ma unicamente il valore vitale.

La Pasqua mi passa non solo accanto, ma soprattutto dentro, per muovermi alla fede risorgente, per vedere nell'altro un passaggio della fede, per considerare il mondo come segno vivente dove tutto vi passa, vi è segno di Pasqua continua e progressiva.

La persona infarcita nella tavola imbandita alla moda epulonica non può distinguere nulla di questo: ogni mangiare per sè, ogni pietanza per gustarsela e ogni dono per goderselo sono il ritorno all'indietro, nella fossa mortale fissata dalla pietralità e dalla pesantezza del mondo.

Solo colui che vive con il senso del passaggio in sè e sugli altri di questo Mistero, solo colui che nel mondo sa relativizzare ogni cibo materiale e spirituale recandolo dal sepolcro del sè alla condivisione nell'oggi, saprà riconoscere in questo dono del passaggio Pasquale l'occasione propizia per la propria risurrezione.