Omelia (23-04-2006) |
don Luciano Sanvito |
L'ateo più credente del mondo Potremmo definire Tommaso: 'l'ateo più credente del mondo'. Modello del vero ateismo e della vera fede. Del vero ateismo, perché crede solo a ciò che vede: il segno. Della vera fede, perché nelle cose vuole vedere il meglio: il segno. Tommaso è anche per me indicazione a come procedere: - come 'ateo': la Pasqua non è da credere, se non ha dei segni; - come 'credente': per credere nella Pasqua, occorre credere non in essa in quanto tale, ma nei suoi segni. Ma Tommaso - e lo richiama anche a noi - esige che la vera fede parta proprio da dove parte l'ateismo: dalla croce umana: dalla morte: dall'annullamento. Egli non vuole solo dei segni, ma dei segni di sofferenza per credere alla vita: dei segni mortali per credere all'immortalità. - E' ateo, perché parte dal basso più concreto: la passione e la morte. - E' credente, perché esige la trasformazione di esse in segni. La fede pasquale, ci dice il Vangelo, parte proprio dalla constatazione, dalla situazione 'atea' positiva: cioè dalla esperienza umana: non c'è fede fuori di essa: ogni idea o parola o pensiero disincarnato, è meglio subito mandarlo 'a farsi benedire': non è autentico, perché non vivo. La fede pasquale, fondata sulla colonna 'atea' positiva umana, cioè sul concreto di fatto, sulla sofferenza e sulla morte come certezze di tutti, deve essere in sintonia con la parola del Vangelo della Pasqua: se c'è disaccordo, se c'è contrasto, significa che è fede solo di parole, non di vita: è fede mortale e non pasqualmente viva. Tommaso è ognuno di noi, chiamato ad essere, in questo tempo pasquale, autentico 'ateo' e sincero 'credente' della storia che il Vangelo percorre sulla strada dell'umanità in noi, unendo le due dimensioni come due 'credi' gemellari che sostengono il cammino Pasquale che in noi anche oggi si fa', e che l'umanità è chiamata in noi a contemplare e ad adorare: 'Mio Signore e Mio Dio'. |